sabato 30 giugno 2018

OGNI LASCIATA E' PERSA

Ogni lasciata è persa.
Non ci pensare troppo,
non soppesare pro e contro
tanto poi la vita va come deve andare.

Ogni lasciata è persa.
Quando intravedi l'opportunità coglila
è lì per te.
Quando ti capita una deviazione dal percorso che ti eri prefissato
esplorala:
la bellezza del viaggio sta nel viverlo.

Ogni lasciata è persa.
Quando finisci nel fango
scrollati, rialzati e ringrazia
perchè ogni rinascita ha inizio da una caduta.

Ogni lasciata è persa.
Hai paura?
E' naturale.
La tua mente ingigantisce ciò che esula dal suo controllo.
Segui il battito del tuo cuore e abbandona la paura.
Il coraggio di ascoltarsi 
è un seme che va coltivato.



venerdì 29 giugno 2018

PROCEDERE CON LEGGEREZZA

Il peso della vita qual è?
Giudizi, aspettative e controllo
zavorrano il sentire, 
annebbiano lo sguardo
e ci affogano nel mare emotivo delle nostre insicurezze.

Procedi con leggerezza,
a piccoli passi e senza sforzo,
ascoltandoti e vivendo il momento
senza appensantirlo del passato e del futuro.


Procedi con leggerezza
a piccoli passi e senza sforzo
imparando la tolleranza, la pazienza e la compassione
verso te stesso, prima di tutto.

Procedi con leggerezza
a piccoli passi e senza sforzo
assaporando l'esperienza del tuo viaggio
e facendone tesoro.







domenica 24 giugno 2018

SCRIVI PER TE STESSO

Scrivi per te stesso.
Scrivi tanto e fallo spesso.

Lascia fluire le parole senza filtri
segui le immagini
accogli l'impossibile.

Scrivi per te stesso.
Scrivi tanto e fallo spesso.

Scrivi perchè ti fa stare bene anche quando stai male,
scrivi per approfondire il sentire,
 per comprendere e lasciar andare.  

Scrivi per te stesso.
Scrivi tanto e fallo spesso.

E se un giorno un angelo cadrà dal cielo
e uno gnomo lo troverà
scrivi del loro incontro senza timore
 e fallo per te stesso.



Ad uso gratuito (CCO) - Pexels










giovedì 21 giugno 2018

CEDERE ALLE PROPRIE DEBOLEZZE NON SIGNIFICA ACCOGLIERLE

IO SONO FATTO COSI'.

Mi è capitato spesso di sentire questa frase e di farne uno spunto di meditazione. 
Ognuno di noi è unico e nella sua unicità racchiude infinita bellezza. 
Accettarsi è fondamentale per stare bene, ma presuppone una buona dose di consapevolezza. Accogliere le proprie debolezze non significa, infatti, identificarsi con esse e cedervi in modo incondizionato. Accogliere le proprie debolezze significa saperle riconoscere per non identificarsi con esse. 

Immaginiamo di cedere alla rabbia con facilità. Se ogni volta che vivo una situazione che risuona con questa mia tendenza ad accendermi come un cerino mi identifico con la rabbia, mi trasformerò senza neanche accorgermene in un drago sputafuoco pronto a incenerire ogni cosa. 
Immaginiamo ora di essere consapevoli di questa debolezza e di impararare a riconoscere i segnali che anticipano l'esplosione della rabbia: tensione, respiro superficiale, rigidità, calore. Immaginiamo di accettare il fatto che stiamo provando rabbia senza però identificarci con l'emozione e lasciarci travolgere da essa. 
Come? Mi sento teso? Sciolgo la tensione muovendo il corpo, anche solo rigirando tra le dita un oggetto, allungo il respiro e prendo tempo allontanandomi dalla situazione o, se non fosse possibile, riduco le parole e ricerco il silenzio. Già questi piccoli espedienti eviteranno che la rabbia superi il punto critico oltre il quale diverrà incontrollabile. 
Questo approccio mi permetterà di rimanere oggettivo senza sfociare in un delirio focoso.










domenica 17 giugno 2018

LE DIFFICOLTA'

Oggi mi hanno fatto presente che spesso ripeto una frase durante i miei dialoghi:

NON ESISTONO DIFFICOLTA' CHE NON SIAMO IN GRADO DI SUPERARE

E mi sono resa conto dell'imperfezione insita nei termini uilizzati. Quel "superare", in particolare.
Continuo a pensare che le difficoltà siano sempre commisurate alle nostre forze, ma non necessariamente debbano essere "superate", intendendo con questo verbo "risolte".
Vi sono difficoltà che non possiamo risolvere, ma che abbiamo la forza di accogliere. 
Vi sono difficoltà che possono condizionare pesantemente la nostra vita fintanto che cercheremo di fare finta che non esistano o le rifiuteremo. Vi sono difficoltà che fanno parte di noi, del nostro modo d'essere.
Potremo inseguire un ideale di perfezione e perderci nella sua forsennata ricerca, ma in questo modo passeremo la vita a indossare maschere e a rivestire ruoli che non faranno che appensantire la nostra quotidianità.  Oppure potremo accettare questo tipo di difficoltà e imparare a conviverci con serenità senza forzare i limiti insiti in noi. 
A determinare il nostro approccio sarà il peso del giudizio, del nostro giudizio. 
La non accettazione della propria unicità si esaspera nel confronto e si combatte con la corsa verso una perfezione illusoria che ci distanzi meno da ciò che ci circonda. 
Non ci sfiora nemmeno l'idea che quella distanza, dettata dall'unicità, abbia un significato più profondo e sia intimamente collegata a ciò che ci circonda attraverso fili invisibili che la nostra consapevolezza non ci permette di cogliere. 
Per questo dobbiamo provare a percorrere ogni via per arrivare alla comprensione di quale sia la migliore per noi e questo passaggio richede tempo e maturazione interiore.
L'accettazione di noi stessi non ci renderà immuni da attimi di tristezza, ma ci donerà la consapevolezza di essere liberi. Le cadute umorali del confronto, a cui la società ci ha abituati perdendo di vista la ricchezza dell'unicità, diverranno così nuvole di passaggio in un cielo terso.



Foto di Donatella Coda Zabetta

giovedì 14 giugno 2018

TAGLI E RITAGLI

I giorni dei tagli nascono dai ritagli del passato.
Ad un certo punto ti guardi indietro e ti senti pronta.
Pronta a trasformare ciò che eri in ciò che sei.
Pronta a lasciar andare i binari prefissati dell'abitudine.
Pronta a manifestare la tua profondità e i tuoi talenti.
Pronta a salpare il mare a vele spiegate.
Ti guardi allo specchio,
nei tuoi occhi rivedi la luce di quando eri bambina
e sai che nulla sarà più come prima.





domenica 10 giugno 2018

IN EQUILIBRIO TRA INTERIORITA' ED ESTERIORITA'

Cammino in equilibrio sulla pelle
che divide quella che sono da quella che è la mia manifestazione.
Osservo il mare in burrasca che agita le mie viscere
e vorrei tanto lasciarlo espandere incontrollato intorno a me.
Istintivamente prendo tempo.
Le onde alte e potenti della mia tempesta interiore
potrebbero lambire le coste e gli approdi con irruenza distruttiva.
Volgo lo sguardo alle terre lontane a cui non appartengo
e sento intimamente il bisogno di esplorarle.
Il mare senza la terra è infinito,
ma nell'infinito a volte ci si smarrisce
con la convinzione che non esista altro che acqua.
Devo camminare sulla terra per comprendere chi sono
ammirare le tonalità del cielo
e domare il fuoco che divampa in me.
Senza fretta mi ascolto,
accolgo il movimento interiore
e la circolarità della terra che mi circonda
attendendo con pazienza di essere pronta 
a roteare come un derviscio al suo interno.








lunedì 4 giugno 2018

FRAGILITA' E SOLITUDINE

Ieri ho letto la notizia della morte di Alessandra Appiano. Avrei voluto scrivere qualcosa, ma le parole non trovavano espressione. 
Avevo letto il suo libro "Amiche di salvataggio" diversi anni fa e mi era piaciuta moltissimo l'idea su cui era incentrato il volume: un salvagente al femminile.
Così ho ripensato a quel salvagente e alla fragilità e alla solitudine di tante donne che conosco. Io stessa sto vivendo un periodo di intensa fragilità, ma, da sempre, sento il bisogno di vivere i miei ribaltamenti interiori in solitudine perchè, in uno spazio solo mio e isolato dal mondo, mi è più facile centrarmi e recuperare le forze. 
Ho però realizzato che l'unione di solitudine e fragilità è per molte persone fonte di sofferenza incolmabile. 
Cosa accade, dunque, quando il salvagente stesso diventa fragile? Un cerchio di salvataggio composto di fragilità inevitabilmente si disgrega: manca la forza coesiva generata da quell'energia interiore individuale già carente. Quando lo specchio di un'amica ti rimanda la stessa tua debolezza, questa si amplifica divenendo insostenibile e ti induce ad allontanarti per autodifesa. 
L'assenza di un salvagente in un mare in tempesta potrebbe dar forma al pensiero di non essere in grado di sopravvivere, lasciando spazio alla depressione. 
A quel punto tutto perde di significato: la materialità delle cose per prima. Il corpo è sempre più stanco e il sostenere relazioni e impegni è una scalata continua che richiede energie che non si hanno.
Per necessità ci si autoesclude dal movimento della vita e ci si immobilizza in un baratro sempre più profondo di disperazione e isolamento.
A quel punto la soluzione migliore può apparire quella di porre fine a tanta sofferenza.
Una scelta velata dalle lenti scure della depressione e dall'incapacità a ritrovare la bellezza dentro di sè  e in ciò che ci circonda. Tutto appare buio e insignificante, vita stessa inclusa.
E nell'indifferenza di un mondo che corre ci si ferma.
A fermarsi sono in tanti, troppi. Le notizie scivolano via in fretta e non fanno più clamore. 
Siamo sempre più isolati e indifferenti. 
Siamo così anestetizzati nei confronti della sofferenza, del dolore e della vita che quando ci troviamo a confrontarci personalmente con queste tematiche non sappiamo più come gestirle e la soluzione migliore ci appare un'anestesia totale dalla quale non risvegliarci più.








domenica 3 giugno 2018

SCRIVERE STORIE

Un giorno ti svegli con un'immagine. 
Puoi ignorarla o puoi sprofondare in essa. 
Personalmente scelgo sempre la seconda opzione e come Alice nel paese delle meraviglie, mi immergo in quella visione e mi lascio condurre nel magico mondo dell'immaginale.
Un mondo inesplorato dalle mille risorse. 
E' meraviglioso lasciarsi trasportare dalle immagini senza cercare di direzionarle, comprenderle o cambiarle. 
L'immaginazione elargirà i suoi doni con generosità.
Scrivere storie è portare la magia nella propria vita: quella magia in grado di scardinare i binari prefissati del passato per aprire lo sguardo verso orizzonti sconosciuti e ricchi di possibilità.
Scrivere storie è scoprirsi poco per volta: è un tornare ad assaporare parti dimenticate di noi stessi per accoglierle e crescere aprendosi a nuove profondità inesplorate di noi stessi.
Scrivere storie è terapeutico, proprio perchè la magia sa come curare le ferite, lenire il dolore, offrire aiuto, trovare soluzioni, salvare dal pericolo. 
La magia dell'immaginale dove tutto è in movimento e nulla è impossibile.

Un grazie di cuore alla mia carissima amica Paola Neyroz e al suo Giocatore di Carte (http://www.ilgiocatoredicarte.it)   per avermi insegnato a scrivere storie.