martedì 30 settembre 2014

LA PAURA E' INCONSAPEVOLEZZA?

Estratto da "The Secret of Secrets", vol II , di Osho:

"Con la morte muore solo la personalità che tu sei, l'essenza non muore mai. Quando sei consapevole che in te esiste qualcosa di imperituro, qualcosa che non cambia mai, allora per la prima volta saprai che qualcosa in te è immortale.
Allora per la prima volta guardi la realtà senza paura. E a quel punto nulla potrà più oscurare o distorcere la tua chiarezza. La tua visione rimane comunque cristallina, qualsiasi cosa accada: qualcuno ti insulta, qualcuno è in collera con te, ma tu puoi vedere al di là ... provi una profonda compassione per l'altra persona, perché senza ragione sta bruciando in un fuoco che la consuma.
E tu l'avvolgi con la tua beatitudine, la tua pace e il tuo amore."



"Quando sei consapevole che in te esiste qualcosa di imperituro, qualcosa che non cambia mai, allora per la prima volta saprai che qualcosa in te è immortale." 
Quando riesci a focalizzare il tuo centro e il tuo equilibrio su quel qualcosa, guardi la realtà senza paura, perché le hai tolto il potere di destabilizzarti. 
E osservi il mondo e il suo scorrere con uno sguardo puro e distaccato. Questo non significa apatico o indifferente, ma consapevole. 
Consapevole che nulla muore, ma tutto si trasforma grazie all'esperienza. 
E proprio quell'esperienza che spesso sembra travolgere le persone è un dono per permetterne la maturazione. Maturazione molto faticosa e dolorosa nel suo dispiegarsi, ma quanto mai necessaria per raggiungere quella consapevolezza che è fonte  di beatitudine, pace ed amore.

lunedì 29 settembre 2014

LA DIROMPENZA DELL'EGO

Vi è mai capitato di trovarvi in compagnia di persone che si sentono al centro dell'universo manifestato?
Acquisite di colpo il dono dell'invisibilità, pur senza indossare il magico mantello di Harry Potter.
E se questo dono vi fa stare male, è importante divenire consapevoli che il centro dell'universo può essere occupato da una sola persona alla volta e occorre mettersi in fila.
Personalmente amo moltissimo questo dono: favorisce un'osservazione libera ed attenta. 
Un po' come sedersi in platea, un numero tra i numeri, per godersi il film con i suoi cambi di scena, le sue battaglie emotive e le trame nascoste ... 
Si impara tantissimo. Ed è una grande lezione di umiltà.
In fondo scegliere di calcare la scena continuamente è faticoso, si rimane sempre immersi nel ruolo che volta per volta si sceglie di ricoprire, perdendo  la gioia della semplicità e la naturalezza della spontaneità.
Si perde il contatto con il cuore e si accetta di pagare un prezzo molto alto affidando la bacchetta da direttore d'orchestra alla mente. 
Si diviene insensibili, freddi, rigidi e calcolatori ... e si rinuncia a vivere e ad amare.
Non dimentichiamo mai che l'attore protagonista di un film recita. E  lo sa fare anche molto bene.






sabato 27 settembre 2014

IL PESO DEL DOLORE

Non è possibile pesare il dolore, perché non esiste una scala graduata in grado di misurarlo.
La percezione del dolore è estremamente soggettiva, in quanto strettamente legata al vissuto individuale. Chi ha provato dolore sa di cosa parlo. Riconosce l'effetto dirompente del dolore, la lacerazione interiore che genera, il senso di impotenza che scatena ed il turbinio emotivo che lo caratterizza. Ricorda la chiusura che determina, l'apatia che fa emergere, la rabbia frustrante  dell'incapacità a reagire che ne consegue.
Per queste ragioni il dolore non ha peso e non deve essere giudicato, ma semplicemente rispettato.
Il dolore merita grande rispetto, sempre. 
Rispetto per chi lo prova, indipendentemente dalle motivazioni che possono averlo scatenato. Rispetto per una situazione che coinvolge l'individuo nella sua totalità e lo annega in un tunnel buio, in cui tutto è già così faticoso e difficile da indurlo a costruirsi una gabbia con cui difendere la propria immensa vulnerabilità.
Il dolore merita empatia, accoglienza, comprensione e compassione. 
Il dolore dovrebbe sempre stimolare in ognuno di noi una presa di coscienza profonda tesa a focalizzare la nostra attenzione sulla grande responsabilità di pensiero ed azione necessaria per  avvicinarsi ad esso con consapevolezza. 
Mai come oggi percepisco queste parole scritte a chiare lettere nel mio cuore.





mercoledì 24 settembre 2014

LA MORTE

Non di rado, quando viene a mancare una persona cara, il dolore è così lancinante da tenerci ancorati per lungo tempo. La gioia della relazione lascia il posto alla mancanza. Un vuoto lacerante, un buco nero in cui la Luce fatica ad entrare. Il mondo sembra improvvisamente fermarsi, l'indifferenza alla realtà cresce e il dolore blocca il dispiegarsi della vita. Si cerca un senso, un significato all'accaduto per riuscire ad accettarlo, ma la comprensione va oltre il limite della nostra umanità lasciandoci inesorabilmente affogare nello sconforto della mancanza.
In quei momenti, accettare la morte come passaggio è quasi impossibile per via del dolore provato. La fede è un grande aiuto, ma spesso si è arrabbiati con la vita e questo non permette di affidarsi al cuore. La mente non fa che acuire il dolore, focalizzando l'attenzione sul vuoto interiore e sul passato. Si smette a poco a poco di vivere. Si muore dentro, lentamente e senza accorgersene. E il tempo passa e ci si aggrappa alla speranza di un messaggio, di un profumo, di un segnale che colmi quel vuoto e lo renda meno doloroso, supplendo in qualche modo a quello che la fede non riesce a trasmetterci per via della nostra chiusura: una dimostrazione che la vita non finisce, ma semplicemente si trasforma per legge d'amore.
Ci vuole tempo per imparare ad accettare il vissuto, ci vuole pazienza per elaborare il dolore: tutto insieme è dirompente, lo si può lasciar andare solo a piccole dosi. Sofferenza, rabbia, senso di impotenza scatenano un turbinio emotivo difficile da gestire: creano un disequilibrio che deve trasformarsi in un equilibrio più consapevole, basato sull'accettazione che la morte fa parte della vita e vi è un progetto più grande di quello che riusciamo a cogliere nella nostra fisicità di uomini, a definire i tempi e i modi della sua comparsa.
Uscire dalla tempesta scatenata da un lutto è sempre un'esperienza faticosissima, proprio come ogni passaggio di maturazione volto a farci crescere. Quando ci si trova nel mezzo della tempesta, si vive la percezione che possa non finire mai, ma la natura ci insegna che nulla dura per sempre e che il sole è sempre presente sopra alle nuvole dei nostri pensieri di dolore. Il non riuscire a scorgerlo ci fa stare male, ci fa dubitare della sua esistenza e stimola il pensiero che si sia dimenticato di noi, che ce l'abbia con noi. Siamo arrabbiati e anche la rabbia deve a poco a poco sciogliersi come neve al sole per permettere al nostro cuore di riprendere a battere con la vita che si manifesta.
Ecco che il gesto di un amico, l'abbraccio di un familiare, una parola al momento giusto, un fiore o la coccola ad un animale compaiono a riscaldare il nostro cuore congelato dalla sofferenza e ci ricordano, con quel raggio di Luce, che il sole è sempre lì, a portata di mano, ad aspettare che noi si sia pronti ad accoglierlo.




martedì 23 settembre 2014

AUTUNNO





Oggi è il primo giorno di autunno. 
La Natura ci ricorda che tutto cambia e si trasforma. 
Accogliamo nel cuore questo insegnamento e diveniamone parte nel percorso verso la consapevolezza.
Che volontà e la responsabilità di pensiero e azione dirigano la nostra vita verso la rinascita.
Che l'interiorità diventi parte integrante del nostro essere qui ed ora.
Che il cambiamento sia crescita e non morte.
Perché nulla muore, ma tutto si trasforma per legge d'amore.


lunedì 22 settembre 2014

PERCHE' SCEGLIAMO DI SOFFRIRE?

Difficilmente quando si soffre, si ha la capacità di volgere l'energia all'interno e di smettere di giustificare la sofferenza come la naturale conseguenza della realtà che ci circonda. 
Infatti, il vederci come al centro degli eventi in modo attivo e auto determinante, in grado cioè di agire consapevolmente sulle circostanze così come su noi stessi, non appartiene quasi mai al nostro modo di pensare.  
Però, solo grazie a questa attitudine, espressione della nostra libertà di scelta, ci assumiamo attivamente la responsabilità dell'andamento della nostra vita. 
Corrispondiamo cioè al principio fondamentale della Natura: si raccoglie quello che si semina ogni giorno e si è seminato in passato. 
Siamo, infatti, il frutto di quello che pensiamo e delle conseguenti azioni attuate.
A fronte di questa conoscenza, da cosa deriva la sofferenza? 
Dalla nostra libera scelta di soffrire.
Soltanto i nostri pensieri pesanti (legati cioè unicamente alla frequenza vibrazionale della materia e non a quella spirituale : in parole semplici ... il mio benessere fisico e materiale innanzi a tutto, anche a spese degli altri) e le conseguenti azioni ad essi collegate, ci possono ostacolare.
Allo stesso modo ci può incatenare a doppia mandata la volontà a perseguire le mille aspettative e i desideri di una mente non al servizio del cuore.
A volte è bene fermarsi un attimo ad osservarsi, prima di scorgere con forsennata oculatezza la pagliuzza negli occhi di chi ci è vicino.





domenica 21 settembre 2014

QUANDO CI FACCIAMO I CASTELLI IN ARIA ...

Quante volte ci facciamo dei film inenarrabili sul futuro, sulle situazioni, sulle persone? 
La mente ama giudicare, interpretare, pontificare, programmare, controllare ... e il seguirne le divagazioni richiede un'enorme quantità di tempo!
E quante volte vediamo crollare miseramente le miriadi di castelli in aria che abbiamo edificato?
E quante volte non facciamo tesoro dell'esperienza e ripartiamo in quarta a costruire nuovi manieri?
Impariamo ad ascoltare il cuore e a portare la nostra energia all'interno, invece di disperderla inerpicandoci sui contorti sentieri della mente.
Impariamo a vivere il presente, il qui ed ora, con intensità e pienezza.
Questo ci è dato. La vita è adesso.

    Dipinto di Artemisia Loro Piana (per informazioni www.artepiubiella.it)

giovedì 18 settembre 2014

DIMMI COME PENSI E TI DIRO' CHI SEI

"Ogni pensiero dell'uomo, nello svilupparsi, passa nel mondo interiore e diventa un'entità attiva, associandosi, combinandosi, potremmo dire, con un elementale, cioè con una delle forze semi-intelligenti di quel Regno.
Esso sopravvive come un'intelligenza attiva, una creatura generata dalla mente, per un periodo più o meno lungo, in proporzione all'intensità originale dell'atto mentale che l'ha generato. Così, un pensiero buono si perpetua come una forza attiva e benefica; quello cattivo come un demone malefico e così l'uomo popola continuamente la sua corrente nello spazio con un mondo proprio, affollato dalla discendenza delle sue fantasie; desideri e passioni; una corrente che reagisce su ogni organismo sensitivo o nervoso con cui viene in contatto, in proporzione alla sua intensità dinamica.
Il buddista la chiama il suo "Skandha", l'indù le dà il nome di "Karma".
L'adepto sviluppa queste forme-pensiero consapevolmente; gli altri uomini le emettono inconsapevolmente."

Sinnet - Il Mondo Occulto - BIS Edizioni



Nel libro "IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI" dedico un intero capitolo alle forme pensiero, in quanto ritengo importantissimo che ognuno colga la responsabilità derivata dal proprio modo di pensare. 
La comprensione che  il pensiero stesso crea la nostra vibrazione, può facilitare l'intuizione che l'abbandonarsi a pensieri di odio, di rabbia o di invidia ... generi il nostro stesso malessere.
Noi siamo quello che pensiamo. E attiriamo situazioni e persone che vibrano in modo simile.
Questo spiega come mai chi ha la tendenza a pensare sempre in negativo veda spesso la sua vita andare a rotoli, mentre agli indefessi ottimisti vada spesso tutto a gonfie vele.
Chi per natura tende a focalizzare l'attenzione sugli aspetti positivi anche nelle situazioni più cupe,  ha già compreso come uscirne (trattenendo l'insegnamento legato all'esperienza e lasciando andare il dolore) a differenza di chi si crogiola nel ruolo di vittima in un rimuginante pianto di commiserazione.
Cambiare prospettiva a volte fa miracoli ;-)

mercoledì 17 settembre 2014

L'UOMO

Come nella natura esteriore le radici degli alberi affondano nel suolo 
e accolgono in sè tutte le forze del Sole, della Luna, delle stelle, dei pianeti, 
della pioggia e dell'aria e le conservano come in grandi serbatoi, 
così accade nell'uomo.
Tutte le forze impulsive celesti devono discendere
per risalire purificate dallo spirito mediante l'amore divino.
Niente sale al cielo che non sia disceso dal cielo.

Diario di un Rosacroce - Franz Hartmann



Mi piace questa immagine di Hartmann dell'uomo, con profonde radici in terra per potersi elevare, completandosi con radici in cielo. Spesso si pensa alla spiritualità dissociandola dalla materialità, mentre le due nature sono intimamente collegate e la piena realizzazione dell'uomo nasce dalla loro integrazione. 

martedì 16 settembre 2014

LA LIBERTA' DELL'ANIMA

L'anima parla al nostro cuore per mezzo dei sentimenti, 
che in esso prevalgono. 
Essa può essere paragonata ad una farfalla, 
ma le ali con cui essa si spinge nell'alto e nel profondo 
sono ancora impigliate nella nostra caparbietà.
Quando questa è soggiogata l'anima è libera.

Diario di un Rosacroce - Franz Hartmann



OSSERVA TE STESSO

Estratto da "Lettere di un Rosacroce" di Franz Hartmann:

"Osserva te stesso e potrai scorgere un mondo a cui manca la luce. Fai sorgere la luce al tuo interno, sbarazzati di tutto ciò che è inutile e riconoscerai quanto può essere elevata la dignità umana, la più alta di tutte le altre creature, che può padroneggiare su se stesso, la Natura e gli elementi.
Nell'uomo stesso sono contenute tutte le forze occulte; non gli manca più nulla quando ha ritrovato se stesso, poiché egli stesso è il tutto. Egli è come un singolo nel tutto, ma è pure uno col tutto, poiché l'intero non è diviso.
Anche l'uomo non si deve dividere, ma alleggerirsi, studiare il suo corpo, ricercare la sua anima, trovare in sè la luce, poiché la luce è vita, la vita è il tutto e il tutto è spirito.
Dove è spirito, là vi è Dio; dove è Dio, là vi è la verità e la verità è uno specchio in cui tutto può essere riconosciuto.
"Non cercarmi all'esterno!" - dice la verità - "Cercami nell'interno. Io sono la forza nel tuo interno, che può sollevarti."
Gli uomini che vivono all'esterno non vogliono riconoscere che sono in errore.
Ognuno vuole soltanto godere il frutto, che è cresciuto nel giardino di un altro, ma nulla produrre da sè.
Non stendere la mano alla falsa apparenza; solo la verità sia la vostra luce e in questa cercate di formarvi.



"Anche l'uomo non si deve dividere, ma alleggerirsi, studiare il suo corpo, ricercare la sua anima, trovare in sè la luce, poiché la luce è vita, la vita è il tutto e il tutto è spirito."
Questa riflessione è splendida. L'uomo non si deve dividere, ma accogliere la sua natura nella sua totalità di materia e spirito; studiare il suo corpo affinché l'ascolto sia di supporto ad un lavoro consapevole su se stessi filtrando il mentale; alleggerirsi, aumentando la sua frequenza vibrazionale, ponendo la mente al servizio del cuore; ricercare la sua anima attraverso un profondo passaggio di accettazione di sè; trovare in sé la luce riconoscendola nel suo cuore. 
La luce è vita e una vita vissuta con il cuore è semplicemente la manifestazione della nostra  natura spirituale in un corpo fisico. 

lunedì 15 settembre 2014

IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI A CUNEO


SABATO 20 SETTEMBRE 2014 alle ore 18,00

da AGAPE - corso Nizza 36 - Cuneo


PRESENTAZIONE del LIBRO con APERITIVO 

in compagnia dell'autrice Donatella Coda Zabetta : 


momenti di approfondimento e condivisione.


Il coraggio di ascoltarsi è un titolo azzeccato per un libro che, accompagnando il lettore nei vari passaggi verso la consapevolezza, mette in risalto il grandesforzo indispensabile ad affrontarli.
Nei primi capitoli l’autrice condivide la sua esperienza, focalizzando l’attenzione sulle situazioni più dolorose che l’hanno coinvolta, descrivendone accuratamente il susseguirsi di emozioni, reazioni e pensieri. Un percorso necessario a introdurre il lettore al grande lavoro svolto per giungere a una nuova prospettiva di osservazione, in grado di trasformare il vissuto in crescita personale grazie alla conoscenza sempre più profonda di se stessi.
E’ un libro in controtendenza che parte dal presupposto che nessuno sarà mai in grado di risolvere i problemi che noi stessi non siamo pronti a lasciar andare. Un libro che valorizza la comprensione come strumento per giungere a un’analisi oggettiva e più distaccata degli eventi, determinante per conseguire l’equilibrio interiore. Le emozioni, soprattutto se fuori controllo, sono fonte di grande sofferenza e instabilità: imparare a non lasciarsene travolgere è fondamentale per il proprio benessere e attraverso esercizi molto semplici, alla portata di tutti, il libro offre al lettore uno spunto per un percorso personale di autoanalisi. Temi come la paura, il dolore, l’egoismo e l’amore, il perdono, la malattia, le debolezze umane e la loro accettazione, vengono affrontati evidenziandone le dinamiche mentali e proponendo un processo trasformativo assolutamente individuale, basato sull’ascolto del corpo come specchio fedele al lavoro svolto.
Una parte del libro è dedicata ad argomenti più specificatamente legati alla spiritualità, come l’incarnazione, l’importanza del dualismo, la relazione tra spirito, coscienza, anima e corpo, il concetto di evoluzione e karma … nel tentativo di offrire una visione d’insieme che semplifichi la comprensione di un progetto più grande di cui l’uomo è allo stesso tempo creatura e creatore.

Siete cortesemente pregati di PRENOTARVI al
338 1928170 0 al 347 3621710. Grazie!

www.ildiamantearcobaleno.com
www.ilcoraggiodiascoltarsi.blogspot.it
https://www.facebook.com/centrosviluppoevolutivo

venerdì 12 settembre 2014

LA SPIRALE DELLA VITA

Mi piace immaginare la vita come un viaggio.
Un viaggio a tempo alla ricerca di se stessi.
Un viaggio in giro per il mondo a fare esperienza.
Ci sono luoghi che ci appartengono profondamente e dove ritorniamo spesso, altri che, visitati una volta, non rivedremo più.
Ci sono persone che ci accompagneranno a tratti, altre che ci saranno vicine per l'intero percorso.
Ci sono insegnamenti da imparare e prove da superare.
Biglietti da pagare per arrivare lontano.
Scarpe nuove da indossare per cambiare passo e adattarsi al cammino.
Ci sono momenti indimenticabili ed altri che si vorrebbe dimenticare al più presto.
Ci sono gioia e dolore, benessere e malattia: per imparare a conoscersi, a rispettarsi e ad amarsi. Per imparare a conoscere, a rispettare e ad amare gli altri. 
Per crescere e ricordare che il viaggio non finisce mai, ma si trasforma per legge di amore.
Per questo la vita è un viaggio da vivere con pienezza e intensità, fino a destinazione.
Con la consapevolezza che la stazione d'arrivo, non è che una presa di coscienza di quello che si è imparato per poter procedere oltre e prepararsi ad un nuovo viaggio.
Se osserviamo la vita come fine a se stessa, non si è mai pronti ad accettare la fine del viaggio.
Sembra sempre arrivare in momenti inopportuni, quando ci sono ancora molti luoghi da esplorare e esperienze da assaporare. 
Se doniamo alla vita il significato che le è proprio, riconoscendo la nostra natura spirituale, la fine del viaggio è semplicemente l'arrivo al centro della spirale.
Il momento in cui si è pronti a lasciar andare il bagaglio di esperienze vissute per volare leggeri nella Luce e fare ritorno a casa.








mercoledì 10 settembre 2014

UFFICIO COMPLICAZIONE COSE SEMPLICI

Ufficio complicazione cose semplici: Noi.
Dopo tanti anni di percorso la scoperta che mi ha affascinato maggiormente è stata quella di realizzare come tutto nell'universo segua la via della semplicità.
E l'ascolto del corpo è lo strumento più semplice a nostra disposizione per sciogliere i grovigli della nostra mente. 
Il corpo è diretto. Se siamo stanchi, così stanchi da aver esaurito le energie, il corpo ci ferma. Che ci piaccia o no. E quando la mente scalpita perché deve fare questo e quello, il corpo, esausto, manda in tilt il sistema per fermarlo. Semplicemente perché l'autodistruzione non è naturale.
Ma perché siamo così complicati? Perché abbiamo grande difficoltà ad accettare che al centro dell'universo non ci siamo solo noi, con le nostre esigenze, con le nostre aspettative, con le nostre emozioni, con le nostre debolezze e con le nostre paure. Ci piacerebbe controllare tutto e dirigere il gioco della vita affinché segua il corso che noi abbiamo PENSATO essere il migliore per noi (e attenzione,  quello che una mente non al servizio del cuore persegue è solo il soddisfacimento di esigenze materiali). Ovviamente ci scontriamo con la nostra stessa natura, che non è solamente materiale. La nostra essenza spirituale, rappresentata dal cuore, persegue un bene più grande per noi, incomprensibile se ci limitiamo ad un'osservazione puramente materiale. E quando non comprendiamo, siamo dei guerrieri incalliti, dimenticando che in tal modo non facciamo che complicarci la vita in quanto la guerra che portiamo avanti è giocata in casa.
L'esperienza, le legnate, il dolore ci renderanno sempre più determinati, fin quando non accetteremo di abbandonare il campo di battaglia per sfinimento. E un primo passo verso la semplicità avrà preso forma. Ci saremo arresi alla vita. E avremo assaporato un barlume di semplicità.
In fondo dipende tutto da noi: W la semplicità ;-)






domenica 7 settembre 2014

PAURA DI VIVERE?

E' naturale pensare alla paura di morire. La morte appartiene alla vita, ma non si è mai pronti ad accettare il suo arrivo. 
La preparazione alla morte è per gli orientali un vero e proprio passaggio di consapevolezza, a cui viene data grande importanza (consiglio un libro molto bello: "Il libro tibetano del vivere e del morire" di Sogyal Rinpoche, edito da Astrolabio Ubaldini). 
Noi occidentali ci pensiamo poco, ma rimaniamo spesso fortemente sconvolti dalla morte di chi amiamo. 
La morte è una trasformazione per legge d'amore. Nulla muore, ma tutto si trasforma: per amore. La vita stessa è una continua trasformazione. 
Eppure il cambiamento è qualcosa che ci destabilizza. 
La paura della morte non sottende allora una paura più profonda? 
La paura di vivere.
La vita è un viaggio fatto di esperienze per crescere, evolvere, conoscersi sempre più a fondo, imparare a rispettarsi e a rispettare, ad accettarsi e ad accettare, ad amarsi e ad amare.
Eppure quando il viaggio ci pone di fronte ad orizzonti inesplorati, viviamo intensamente la paura di quel passo nell'ignoto. Preferiamo la tranquillità e la stabilità degli schemi a cui siamo abituati. Preferiamo l'immobilità, la staticità della morte. Ma ne abbiamo paura senza renderci conto di come spesso ci crogioliamo in essa. Perché vivere ci spaventa. Cambiare ci spaventa. 
E spesso ci abbandoniamo alla nostra paura, fuggendo quello che ci spaventa veramente per rifugiarci in quello che pensiamo di temere. 
La vita è un'avventura meravigliosa. C'è tempo per la morte. Viviamo il presente con intensità, senza aspettative, accogliendo il nuovo e lasciando andare il passato. In fondo quello che è stato lo portiamo sempre con noi: come siamo oggi è grazie al vissuto di ieri. E come saremo domani è grazie al vissuto di oggi: le montagne di aspettative che la nostra mente scala non sono che una rinuncia a vivere il presente.





sabato 6 settembre 2014

L'ESPERIENZA INSEGNA

E' inutile. Non ci sono parole che tengano. Se non si prova sulla propria pelle, difficilmente faranno effetto le parole, anche quelle di coloro che ci vogliono bene.
"Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire" recita un vecchio proverbio. A ragion veduta.
La vita è un viaggio ricco di esperienze per crescere ed evolvere. Se togliamo la parte pratica cosa rimane? La mente con i suoi incredibili e infiniti film; una spirale di pensieri sempre più aggrovigliati e inconcludenti. Un generatore virtuale di confusione. 
Perché l'esperienza insegna? Perché attiva lo strumento migliore a filtrare la mente: il corpo. 
Il corpo assorbe, assimila, elabora tutto quello che viviamo e ce lo rimanda al mittente con forza se il nostro agire non rispetta il suo equilibrio. Noi tiriamo la corda e il corpo la lascia andare  mandandoci a schiantare indefessi contro il muro della nostra irresponsabilità. Noi ci rialziamo bollati e tritati con stupore. E quando ci ricolleghiamo con la nostra essenza (spesso ne è la naturale conseguenza) realizziamo quanto poco rispetto abbia diretto il nostro comportamento. Rispetto per noi stessi, per le nostre primarie esigenze di benessere ed armonia. 
E siamo liberi di scegliere: un nuovo tiro alla fune o un ribaltamento degli schemi?
Ad ognuno la risposta. ;-)


giovedì 4 settembre 2014

QUANDO LA MENTE SBARELLA

E' un vero pasticcio.  Vede quello che vuole vedere. Pensa quello che vuole pensare. E si permette anche di giudicarlo o di intervenire con la baldanza di una carrozza impazzita.
E il cuore osserva silente. A tratti triste e desolato e a tratti sconcertato da quel turbine di pensieri impazziti e svirgolati. Impotente di fronte a tanto rumore. 
E si chiude nel suo dolore di amore non compreso. Non accettato. Soppesato.
Quando la mente sbarella non ce n'è per nessuno.  
Pazienza. Tanta pazienza. 





PERCHE' E' DIFFICILE SVEGLIARSI CON IL SORRISO?

Ci avete mai pensato?
Solitamente poggiamo i piedi giù dal letto ed ecco il primo contatto con il nostro corpo: un leggero mal di testa, un fastidioso mal di schiena, una sonnolenza che fatica a svanire, una stanchezza atavica, rigidità muscolare ... ad ognuno il suo. Difficilmente siamo tonici e scattanti. 
Sottoponiamo il nostro corpo a dei veri e propri tour de force, dimenticandoci quanto sia importante rispettarne le esigenze per stare bene.
Un'occhiata fuori e il tempo avrà la capacità di rabbuiare l'umore ancor di più o alleggerirlo un pochettino.
A piedi piantati segue il passaggio successivo: collegare la testa (a volte capita che la mente sia così dannatamente attiva da farci saltare a piè pari il primo step! .... perché abbiamo un corpo?).
Ed ecco svolgersi davanti ai nostri occhi, a tempo di record, la lista di impegni della giornata: il sospiro è inevitabile a precedere la corsa verso la quotidianità. 
Se si trattasse solamente di correre sarebbe il male minore, ma spesso si tratta di una vera e propria gara ad ostacoli per sbarcare il lunario: il raduno dei pargoli per lo scarico a scuola, la ricerca del parcheggio selvaggio o il tentativo  di sopravvivenza in bus o treni superaffollati, l'aggiramento del collega pirahna, del capo nuvoloso o del cliente pedante, un pranzo rapido e indolore, impegni collaterali non evitabili, lo scontro negli uffici pubblici, i soliti discorsi sul tempo dal panettiere o a prendere un caffè (il dialogo dov'è finito?), il recupero truppa familiare e via dicendo. 
Si torna a casa e chi è fortunato ha un cane o un gatto a riportare quel senso di armonia che ci siamo persi per strada: ma siamo pronti ad accogliere le feste o le fusa con il sorriso?
Spesso siamo sfiniti. Non abbiamo proprio più voglia di niente e di nessuno. Mettiamo il pilota automatico e invece di una bella passeggiata nella natura a distendere i nervi, preferiamo dimenticare di averli davanti alla televisione o grazie ad attività che ci permettano di spegnere la mente.
Che fatica. E ce la siamo pure scelta. E ci siamo anche convinti di non poter fare diversamente per una serie infinita di motivazioni. 
E invece di seguire il tao, seguiamo il traffico. Sempre più arrabbiati e sempre più scarichi.
Bene, visto che rinunciare a seguire il traffico è difficile, oggi propongo la giornata a targhe alterne: rinunciamo a qualcosa e ricaviamo uno spazio per noi stessi. 
Anche un semplice quarto d'ora a non fare assolutamente niente. Seduti con le mani in mano ad ascoltare il corpo e a dedicargli un meritato riposo. Vedrete com'è difficile. La mente vi sottoporrà ad un vero bombardamento di stimoli compulsivi. 
Sopravvivere si può. Si è solo persa l'abitudine ad arrendersi alla vita. 
A percepirla come un dono invece che come una condanna. A vederne le sfumature invece degli angoli. 
Cambiamo prospettiva per imparare a svegliarci con il sorriso. 
E portare un po' di Luce in questo mondo senza bussola.
In fondo, si deve iniziare dalle piccole cose. 
Un semplice sorriso può fare la differenza.




martedì 2 settembre 2014

IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI AD ALESSANDRIA


VENERDI' 10 OTTOBRE 2014  alle ore 19,00

la LIBRERIA FISSORE UB!K
Piazza della Libertà 26
15121 Alessandria
(per informazioni : 0131 252768 o comunicazione@libreria fissore.it)


PRESENTA 



IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI
guardare alle cose cambiando prospettiva
Edizioni Mediterranee




 Aspetto con gioia chi è della zona 
per condividere insieme 
esperienze e riflessioni sul cammino verso la consapevolezza

Donatella Coda Zabetta