IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI
è stato ristampato
grazie a tutti voi preziosi lettori.
Scrivere "IL CORAGGIO" è stata una grande fatica
ed il frutto di un'importante crescita personale.
Presentare il libro in giro per l'Italia
e relazionarmi con il pubblico
è stata un'esperienza meravigliosa
dalla quale ho imparato moltissimo.
La consapevolezza di aver risuonato con tanti cuori
mi colma di gioia.
Una bellissima prefazione, scritta da Giancarlo Caselli,
arricchisce la nuova edizione.
A tutti coloro che hanno acquistato il libro precedentemente,
con estrema gratitudine.
"Si narra che il grande filosofo tedesco di area cattolica Max
Scheler venne sorpreso in una “casa di malaffare” in compagnia di una
prostituta e che quando si sentì dire “maestro, da Lei non ce lo saremmo mai
aspettato” lui rispose “i filosofi sono come i cartelli stradali, devono
indicare la via non percorrerla…”
Non so quanta verità ci sia nell’aneddoto che ho riportato ma
sono convinto che chiunque per poter, credibilmente, indicare una via debba
averla percorsa, magari con fatica e sofferenza.
La prima cosa che mi ha colpito quando ho conosciuto
Donatella Coda Zabetta è che la strada
lei l’ha percorsa tutta e, quindi, non parla per astrazione ma per conoscenza
e, in qualche modo, nel suo libro ho trovato assonanze con i Ricordi, sogni e riflessioni dove Jung,
mirabilmente, riesce a condurci all’interno del suo pensiero attraverso la sua
esperienza di vita.
Il coraggio di
ascoltarsi è un libro che può essere letto su piani diversi che convergono,
però, tutti su un medesimo punto: nella vita si può cambiare purché si sia
disponibili di essere parte e guida del cambiamento stesso.
L’assunto che troviamo alla base è che solo il “soggetto” può
essere artefice della propria trasformazione semplicemente (e faticosamente)
cambiando prospettiva (o “vertice” come avrebbe detto Bion) di osservazione e
per fare questo non servono necessariamente interventi esterni taumaturgici ma
la voglia di mettersi in gioco e di ascoltare le voci che sussurrano dentro di
noi.
Il primo piano di lettura che incontriamo è quello autobiografico: attraverso il libro
possiamo ripercorrere e condividere le tappe principali del percorso che ha
portato l’autrice a muoversi lungo il continuum estroversione/introversione
imparando l’importanza di dar più voce al mondo interno che non a quello
esterno ed a scoprire un nuovo senso nelle cose che la circondano assumendo
anche una scala di valori diversa da quella che l’aveva accompagnata nella
prima parte della vita (per inciso ricordo che anche Carl Gustav Jung sosteneva
che la vita è, in qualche modo, divisa a metà di cui la prima parte più
“mondana” e la seconda più “introspettiva”).
Il secondo piano di lettura lo definirei più metodologico in quanto, sempre
attraverso la sua esperienza (ma non solo), l’autrice affronta con ordine e
rigore numerosi temi e argomenti come la paura, il dolore, le debolezze e il
perdono che, se non correttamente gestiti, possono diventare tra le principali
fonti di malessere e disagio del nostro quotidiano (il tema del quotidiano non
va assolutamente sottovalutato banalizzandolo e relegandolo a parte
ineluttabile della nostra vita, basti pensare che uno dei primi trattati di
Sigmund Freud fu proprio La
psicopatologia della vita quotidiana).
Attraverso questa lettura metodologica si evince chiaramente
come il concetto dell’ascolto sia centrale per affrontare il tema del
cambiamento, d’altra parte non lo è forse in tutte le professioni terapeutiche?
Ma quanto spesso, nel quotidiano viene trascurato, portati come siamo a
concentrarci più sulle nostre idee e sulle nostre sensazioni che non su quanto
gli “altri” ci dicono? E tra questi altri, inserisco a pieno titolo il nostro
corpo che, troppo frequentemente, consideriamo quasi come un estraneo in quella
dicotomia mente corpo che ci accompagna.
Donatella Coda Zabetta accompagnandoci in questo meraviglioso
viaggio alla riscoperta di noi stessi ci insegna proprio l’importanza di
rappropriarci del nostro corpo, e di ascoltare i segnali che questo ci lancia,
come strumento principe per dare un senso alle nostre emozioni, alle nostre
paure (e non solo) e non farci travolgere da loro.
Il terzo piano di lettura è quello pratico dove incontriamo una serie di esercizi che ci permettono,
progressivamente e con semplicità, di sperimentare quanto abbiamo letto e ci
portano a interiorizzare il fatto che non solo questo percorso non è
impossibile ma, anzi, è praticabile e, pur con le sue difficoltà, fonte di
piacere e benessere.
Ovviamente la lettura di un libro resta sempre un momento
individuale di scambio tra chi ha scritto e chi legge e ciascuno coglie ciò che
è pronto e disponibile a cogliere in quel momento, ecco perché il mio
suggerimento è di leggere più volte il libro (anche a distanza di tempo) e ogni
volta scoprirete di trovarvi di fronte sempre a un’esperienza unica e
irripetibile.
Vi lascio con una suggestione: il grande psicanalista James
Hillman ha scritto, tra gli altri, un bellissimo libro, che si intitola Le storie che curano, dove esplora la nascita
della psicanalisi come cura delle parole e con le parole; anche questo libro è
una storia che cura, provate ad avvicinarvi ad esso lasciandovi avvolgere dal
testo e trasportare dalla corrente delle parole e vedrete che lentamente le
posizioni tra chi legge e chi scrive diventano più sfocate, siete arrivati ad
un quarto piano di lettura, quello magico,
dove il cambiamento comincia a scorrere dentro di voi non per scelta ma per
necessità e, se riuscirete ad abbandonare le vostre resistenze, vi renderete
veramente conto che le prospettive attraverso le quali osservare ciò che ci circonda
sono più di quante potessimo immaginare… così come quando recandoci al Prado e soffermandoci ad osservare il
dipinto Las Meninas di Velasquez in un primo momento siamo
consapevoli di essere gli spettatori che stanno guardando un quadro ma, poco
dopo, rapiti dall’intensità della scena ci rendiamo conto di essere nella
prospettiva in cui si trovava il pittore mentre lo dipingeva e ci
identifichiamo con lui, ma solo per un attimo perché veniamo immediatamente
travolti dalle emozioni e realizziamo di essere posizionati nel luogo in cui si
trovava il Re, soggetto assente della raffigurazione (cercate una riproduzione
e capirete, andate al museo a Madrid e proverete).
Grazie Donatella, grazie per il coraggio di ascoltarti che
hai avuto e grazie per averci regalato questo libro che, come scritto in
copertina, è “un libro per sempre”.
Giancarlo
Caselli
Psicologo
clinico
Presidente
“La Terza Via”
Centro
di Incontri e di Formazione Junghiana