lunedì 31 marzo 2014

VITA ORDINARIA E PERCORSO SPIRITUALE

Estratto da "Un cuore senza limiti" di Ravi Ravindra - edito da Psiche:

"A volte provo un forte desiderio di scappare dalla vita ordinaria con i suoi risentimenti, irritazioni e sprechi di energia. Non vorrei aver nulla a che fare con il mondo, il mio lavoro, la famiglia o i vicini. Ma mi rendo conto che la via per liberarsi dai grovigli dell'azione non è l'inazione. In ogni caso non posso fuggire dal superficiale evitando il coinvolgimento con la vita "ordinaria", perché ovunque vada mi porto dietro il mio solito e banale sè.
Si possono davvero evitare gli aggravi e le difficoltà della vita? O bisogna imparare ad essere in relazione con qualcosa di più elevato nel bel mezzo delle difficoltà? Ad ogni modo, come dice Krishna, non si evita la schiavitù dell'azione con l'inazione. Posso essere libero dal risentimento e dall'ansia solo imparando a rendere sacra l'azione. Esiste un'intima spirale del sapere, del fare e dell'essere, tre fili intrecciati insieme. Senza gli altri due uno di questi non ha significato. Se fossi davvero saggio, vale a dire se vedessi davvero cosa è bene per la mia anima, dovrei inviare fiori a quelli che mi rendono la vita così difficile, perché mi possono essere interiormente utili.
....
Il mondo è necessario, la resistenza è necessaria. Tutte le religioni vogliono che gli uomini vadano in Cielo, ed operano come se il mondo fosse uno sbaglio. La religione crede che la vita ordinaria sia illusoria; la scienza ritiene che il Cielo non sia reale. Noi che sentiamo di essere figli del Cielo e della Terra non possiamo essere parziali. La cosiddetta "caduta" dell'Umanità è necessaria. La cacciata di Adamo ed Eva dal Giardino dell'Eden è anche una spinta verso una missione. Poiché hanno compreso qualcosa vengono mandati fuori perché si mettano alla prova nel mondo.
....
Quando in serata andai a trovare Madame de Salzmann, la prima cosa che mi disse fu: "E' necessario sviluppare l'abilità di avere un'azione al livello ordinario".
....
Gli dissi che trovo coinvolgente ponderare e vivere con l'idea spesso sentita da Madame de Salzmann che: "L'uomo può servire la Terra divenendo un collegamento fra due livelli. Può ricevere energia da un livello superiore in modo da avere un'azione sul livello in basso, non una reazione."



A chi non è mai capitato di canticchiare almeno una volta nella vita quella famosa canzone di Finardi? 

                                                     EXTRATERRESTRE - Finardi

Quando le difficoltà sembrano sfinirci, la via di fuga ci sembra l'unica possibilità per stare meglio: ma non si potrà mai scappare da sé stessi e il cambiare casa, posto di lavoro, amicizie, partner ... non risolverà nulla se non ci applicheremo con umiltà e disciplina nell'accettazione delle nostre paure e debolezze, trasformando noi stessi.
Il mondo è necessario: dal confronto nasce l'azione consapevole. Il mondo ci offre la possibilità di conoscerci, la libertà di scegliere e di manifestarci nella nostra totalità.
Come un grande albero con profonde radici in Terra per potersi innalzare e ricordare le proprie radici in Cielo.




domenica 30 marzo 2014

IDENTIFICARE IL NEMICO INTERIORE

Oggi vi propongo un estratto dal libro "La Via del Tantra" di Lama Yesce (Chiara Luce Edizioni):

"Finché l'attaccamento all'io continuerà a proiettare la propria concreta e limitata visione della realtà, nella nostra mente non ci sarà spazio per sperimentare la genuina visione della totalità che tutti noi intimamente desideriamo. Perciò, per andare oltre le proiezioni e i falsi concetti, prima di tutto è necessario eliminare tutte le idee sbagliate che abbiamo su noi stessi.
.....
Questo è un punto che vale la pena di sottolineare: uno dei motivi più importanti per cui continuiamo a sperimentare le varie sofferenze dell'esistenza ciclica, cacciandoci ripetutamente in situazioni frustranti, una dopo l'altra, è l'incapacità di riconoscere da dove scaturiscono i problemi. Anche quando eliminiamo l'abituale errore di pensare che le difficoltà siano causate dall'esterno, spesso non riusciamo ancora a identificare correttamente il nemico interiore. Possiamo erroneamente concludere, per esempio, che la causa dell'insoddisfazione e della frustrazione sia il nostro persistere in un particolare atteggiamento intellettuale e che tutto quello che dobbiamo fare per cambiare la situazione sia adottare un approccio filosofico più elevato e più rispettabile. Ma un metodo così superficiale non scalfirà mai la radice delle nostre difficoltà.
....
Anche se un simile cambiamento può soddisfare le nostre voglie intellettuali, non risolve il fondamentale e organico problema dell'ego. Infatti, pur sentendoci orgogliosi del nostro nuovo livello di comprensione intellettuale, tutto quello che abbiamo fatto è stato passare da un tipo di superstizione ad un altro. Invece di indebolire il nostro attaccamento all'ego, gli abbiamo semplicemente fornito qualcos'altro a cui attaccarsi."


Nel brano di Lama Yesce è racchiusa una grande verità. 

Utilizzerò un esempio pratico per rendere meglio l'idea. 

"Sono in coda a fare la spesa. Una persona con poche cose, facendo finta di niente, si infila prima di me. Immediatamente mi salirà la rabbia. La mia mente mi soffocherà di pensieri: "Ma chi si crede di essere questo? Non sa chi sono io? Si crede per caso migliore di me? Devo farmi rispettare! Ho diritto al mio spazio personale e questo spazio era mio!" ... finché la rabbia salirà in gola e sfocerà in una marea di insulti verso colui che ha osato tanto. Poi mi ascolterò e mi sentirò bene. Non ho trattenuto la rabbia, l'ho lasciata andare. Il mio corpo è sereno e rilassato. Ho ristabilito i ranghi e recuperato la mia posizione. La mia mente mi coccolerà con il seguente pensiero: "Brava, ti sei fatta rispettare, tu sì che sai dare importanza ai veri valori della vita. Il rispetto per sè stessi innanzi a tutto!" ed io mi crogiolerò nel mio ego. Due urli e via, problema risolto."

Cambiamo prospettiva:

La situazione che mi sono trovata a vivere mi ha messo di fronte alla mia insicurezza, al mio senso di impotenza e per questa ragione mi ha fatto vivere molto male un'azione banale come un turno in coda non rispettato. La mia mente ha preso il sopravvento, travolgendomi con un turbinio di emozioni, prima tra tutte la rabbia. L'insicurezza è qualcosa che mi appartiene e che non voglio vedere, per cui trovo una giustificazione "nobile" al mio scatto d'ira: il rispetto verso me stessa. Nel ridimensionamento dell'altro mi sento forte e la mia percezione di impotenza può tornare a sonnecchiare beata. Due urli e ho ristabilito chi sono. 
Ego 4 - Consapevolezza 0

venerdì 28 marzo 2014

ACCOGLIENZA, ACCETTAZIONE E ... RISPETTO PER SE' STESSI

Il variegato mondo della relazione con l'altro ci pone spesso di fronte a situazioni faticose e difficili da gestire. Per quanto mi riguarda, cerco sempre di mantenere una grande apertura di cuore. Accogliere e accettare l'altro per quello che è, ritengo sia la più alta forma di rispetto. Questo non allinea tutte le relazioni sullo stesso piano, ma ci permette di viverle secondo le loro stesse potenzialità. Alcune ci offriranno dialoghi costruttivi, altre silenzi tesi all'ascolto, le migliori si trasformeranno in una condivisione di cuori. I tempi di maturazione individuali renderanno ogni relazione unica e, a suo modo, speciale per gli interlocutori. Anche quelle che, ad un primo acchito, sembreranno estremamente faticose. Non dimentichiamo mai che l'altro ci fa da specchio, ponendoci irrimediabilmente di fronte a ciò che di nostro non vorremmo vedere, e che tendiamo ad attirare le persone vibrazionalmente risonanti con noi. A volte sarà il nostro turno di imparare, altre volte saremo noi uno specchio trasparente per l'altro. 
Accoglienza ed accettazione non devono però sfociare in una relazione sbilanciata, che, alla resa dei conti, ci lascia sfiniti e con le pile scariche. E' importante porre dei limiti all'altro, quelli dettati da un "sano egoismo" che definisce il rispetto verso sé stessi. La consapevolezza saprà indicarci quando un allontanamento è la soluzione migliore. Spesso siamo turbati dai sensi di colpa che una tale decisione comporta o dall'incapacità a porre dei limiti dicendo dei sani "no", per via dell'educazione ricevuta o dei nostri schemi mentali. Ci troveremo immersi in questa dinamica fino al collo proprio per imparare a farlo. Probabilmente quando avremo toccato il fondo della nostra energia vitale, diremo quel sano "no" per sfinimento, realizzando nell'attimo stesso della sua manifestazione una sensazione di leggerezza e libertà. Saremo, quindi, pronti a proferirne altri in modo consapevole ;-).



giovedì 27 marzo 2014

L'ESPERIENZA COME BASE DELLA CONOSCENZA

Estratto da "Il mondo magico di Paracelso" di Franz Hartmann - edito da Meditterranee:

Dice anche (riferito a Paracelso): "La conoscenza a cui abbiamo diritto non è limitata nei confini della nostra ragione e non ci corre dietro, ma aspetta che andiamo a cercarla. Nessuno diviene padrone di un'esperienza pratica in casa sua, né troverà un insegnante dei segreti della Natura negli angoli della sua stanza. Dobbiamo cercare la conoscenza dove possiamo aspettarci di trovarla, e perché dovrebbe essere disprezzato l'uomo che ne va in cerca? Quelli che rimangono a casa possono vivere con maggiori agi e divenire più ricchi di coloro che vanno errando. Ma io non desidero vivere fra gli agi né voglio diventare ricco. La felicità è migliore della ricchezza, e felice è colui che va errando senza possedere nulla che non sia degno del suo interesse. Chi vuole studiare il libro della Natura deve camminare a piedi sulle sue pagine. I libri sono studiati guardando le lettere che contengono; la Natura è studiata esaminando i contenuti dei suoi tesori nascosti in ogni regione.  Ogni parte del mondo, rappresenta una pagina del libro della Natura, e tutte le pagine insieme formano il volume che contiene le sue grandi rivelazioni."




E' possibile una rilettura di queste stesse parole pensando all'uomo di oggi. 
Spesso tendiamo ad affidare il nostro benessere a chi sembra, ai nostri occhi, detenere la "conoscenza". Ci fidiamo molto poco del nostro sentire e della nostra esperienza. Partiamo dal presupposto che gli altri siano più preparati ed in gamba di noi, lasciandoci affascinare dall'immagine che ci offrono.
L'esperienza mi ha mostrato più volte la falsità di questo presupposto, facendomi prendere sonore legnate. Ed a poco a poco ho imparato ad affidarmi al mio sentire ed alla mia esperienza.
Non sempre è oro tutto ciò che luccica ed è assolutamente meglio sbagliare con le proprie forze che grazie ad altri (... per poi struggersi nel senso di colpa e affondare nel mare dell'emotività). 
L'esperienza è sempre fonte di insegnamento per chi ha l'umiltà di osservarla con consapevolezza e distacco. Non vi è scuola migliore dell'esperienza stessa.
Una conoscenza fine a se stessa è sterile: solo nel momento in cui la conoscenza si concretizza acquisisce valore; per questo l'esperienza diviene la base per una conoscenza a 360°, completa.
La Natura è uno specchio importante se sappiamo osservarla. La nostra stessa Natura lo è.
Impariamo a camminare a piedi nudi sulle sue pagine.

mercoledì 26 marzo 2014

SANTA PAZIENZA ... RESPIRIAMO!

E' inutile. Prima o poi ci si imbatte nella giornata storta. Quella dove ogni cosa diventa faticosa.
Noi dell'allegra brigata "W la consapevolezza" abbiamo, in questi momenti, una magnifica opportunità per verificare la nostra centratura.
Contrattempo numero 1 ... non importa, sarà un segnale ... respiro e lascio andare.
Contrattempo numero 2 ... oggi decisamente devo comprendere qualcosa ... respiro e lascio andare.
Contrattempo numero 3 ... a forza di respirare divento una mongolfiera ... il che non sarebbe male ... mi permetterebbe di osservare la situazione con ancora maggior distacco ... respiro e lascio andare.
Relazione numero 1 ... quanta rabbia ... non mi appartiene ... respiro e lascio andare.
Relazione numero 2 ... quanto stress e quanta frustrazione ... che fatica immane ... ma perché sono tutti così stravolti? ... respiro e lascio andare.
Relazione numero 3 ... ma come mai li attiro tutti io? ... c'è qualcosa che devo comprendere ... forse ...
semplicemente ... che posso permettermi di respirare e lasciar andare per stare bene ;-)



martedì 25 marzo 2014

PRESENTAZIONE DEL LIBRO "IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI" A BIELLA


     Venerdì 28 marzo ore 18 

presentazione del libro di
Donatella Coda Zabetta
IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI

Libreria Vittorio Giovannacci - via Italia, 14 13900 Biella (BI) 

lunedì 24 marzo 2014

L'INSEGNANTE, L'INSEGNAMENTO, L'INSEGNATO

Oggi dedico lo spazio del blog a condividere alcune frasi significative 
estratte dal volume di Idries Shah "I SUFI la tradizione spirituale del Sufismo" edito da Mediterranee:

"Quasi tutti gli esseri umani sono dotati di una certa fiducia in sé stessi che diventa un'abitudine di pensiero. Grazie ad un'assenza del tutto naturale di vero ragionamento, l'idea di accettare una guida si confonde con una mancanza di libertà. La maggior parte delle persone, in Oriente e anche in Occidente, non si rende conto che porsi nelle mani di un esperto non comporta alcuna perdita di importanza personale.
...
Il senso di libertà e il suo contrario tendono ad essere soggettive nella persona comune. Un sufi ricorda: "Il mio maestro mi liberò dalla prigionia in cui mi trovavo; la prigionia in cui credevo di essere libero, mentre in effetti stavo girando all'interno di uno schema."
...
Mentre alcune facoltà sufiche possono svilupparsi spontaneamente, la personalità sufica non può maturare in solitudine, perché Colui che cerca non sa esattamente che strada sta seguendo, in che ordine verranno le sue esperienze. All'inizio si trova alle prese con le proprie debolezze che lo influenzano e dalle quali un maestro lo "protegge".
...
"La scienza s'impara con le parole; l'arte con la pratica; il distacco con la compagnia."
...
La funzione del maestro è di aprire la mente di Colui che cerca, così che egli possa diventare aperto ad un riconoscimento del proprio destino. Per fare ciò l'uomo deve rendersi conto quanto del suo modo di pensare ordinario sia bloccato da pregiudizi. Fino a che questo punto non venga raggiunto, è impossibile la vera comprensione e il candidato è adatto soltanto per l'una o l'altra delle più consuete associazioni umane che lo educano a pensare lungo certe linee. 
"Apri la porta della tua mente al vagabondo della comprensione, perché tu sei povero e lui è ricco" (Rumi).


Dopo aver lavorato profondamente su di me, non posso che condividere queste parole. 
I miei Maestri non sono presenti nel piano della fisicità (sebbene abbia potuto contare su una persona di riferimento - un caro amico, un lama buddista - che mi insegnò a meditare e, a distanza, ha seguito il mio cammino in tutti questi anni), ma in un piano di consapevolezza superiore a cui accedo con la meditazione: senza i loro insegnamenti, la loro infinita pazienza e perseveranza e soprattutto senza il loro immenso amore non avrei mai raggiunto la comprensione e trovato la Via.

Quando ho copiato queste frasi, non pensavo a cosa avrei scritto successivamente: il cuore mi ha dettato le parole, colmo di quell'amore che si è trasformato in appartenenza e gioia di condivisione. 

Grazie Amati Maestri della Gerarchia Spirituale.

domenica 23 marzo 2014

ERRORE O ESPERIENZA?

Estratto da "Il Maestro disse" di Paramahansa Yogananda - edizioni Astrolabio:

"E' bello pensare che il Signore ci ama tutti in modo uguale",
disse un visitatore,
"ma sembra ingiusto che voglia bene a un peccatore quanto a un santo".
"Un diamante è forse meno prezioso quand'è ricoperto di fango?",
domandò il Maestro.
"Dio vede l'immutabile bellezza delle nostre anime. 
Egli sa che non siamo i nostri errori".



Tendiamo spesso ad identificarci con le nostre esperienze e quando le giudichiamo negative, diveniamo giudici spietati di noi stessi. 
La vita è fatta di esperienze di ogni tipo: di gioia e di dolore, in quanto proprio sperimentando impariamo a conoscerci e a definire meglio chi siamo veramente.
Se lasciamo alla nostra mente il comando della situazione, inevitabilmente le emozioni legate all'esperienza ci tratterranno e ci impediranno di trascenderla e proseguire il nostro cammino portando nel cuore solo l'insegnamento insito in essa.
Il cuore non giudica: ci insegna ad amarci per quello che siamo. Non ci identifica con i nostri errori.
Impariamo a mettere la mente al servizio del cuore e ad aprirci alla bellezza della nostra interiorità.

venerdì 21 marzo 2014

LA PRIMAVERA

Tratto da "Il Tao per un anno" di Deng Ming-Dao:

IL SOLE E LA LUNA DIVIDONO IL CIELO,
SBOCCIANO FRAGRANZE SUI RAMI DEL PERO:
LA TERRA SI RISVEGLIA CON UN SOSPIRO.
IL VIANDANTE GIOISCE SUL SENTIERO.



Al tempo dell'equinozio il giorno e la notte hanno la stessa durata. Questo giorno segna l'inizio della primavera, l'aumento della luce e il ritorno alla vita da parte della terra gelata.
Naturalmente, si tratta solo di una rappresentazione di un momento nel tempo, in quanto il tempo non conosce interruzioni e la natura segue il proprio corso come una semplice appendice del  progredire delle stagioni.
Non importa, per noi è vitale questo momento: ci ricorda che al gelo segue sempre il disgelo, che alla tristezza segue sempre la serenità, al dolore la gioia. 
Celebriamolo, dunque, per non dimenticarlo mai. Usciamo e godiamoci la giornata, gioiamo dell'arrivo della primavera, rallegriamoci della terra che si riscalda. 
Impariamo ad essere parte integrante della natura e a sintonizzarci con il suo respiro e la sua armonia. La vita è già abbastanza ricca di sofferenza a ricordarci la sua caducità. 
Immergiamoci nella bellezza e lasciamo che ammutolisca la mente che vorrebbe protestare. 
Dedichiamo questo giorno al nostro cuore e alla rinascita.

giovedì 20 marzo 2014

IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI - PRESENTAZIONI A TORTONA E AD ASTI

Carissimi amici,

Venerdì 21 Marzo 2014
alle ore 18,00
sarò a Tortona 
alla Libreria Namasté di Via Sarina, 31

e

Sabato 22 Marzo 2014
alle ore 17,00
sarò ad Asti
alla Libreria Parola di Passo di Via XX Settembre

a presentare il mio libro :


VI ASPETTO NUMEROSI PER VIVERE INSIEME 
LA GIOIA DI UNA CONDIVISIONE DI CUORE!

ARTICOLO TRATTO DA PIEMONTE OGGI

IL KARMA

Estratto da "Il Maestro disse" di Paramahansa Yogananda - edito da Astrolabio:

"Siate guidati da saggezza", disse il Maestro.
"Le azioni sbagliate del passato hanno lasciato dei semi nella vostra mente.
Se date fuoco a questi semi mediante la saggezza, essi si "arrostiscono" e perdono la loro efficacia.
Non potete conseguire l'emancipazione finché non avrete bruciato i semi delle azioni passate 
nei fuochi della saggezza e della meditazione.
Se volete distruggere gli effetti deleteri delle azioni passate, meditate.
Ciò che avete fatto, voi potete disfarlo.
Se non crescete spiritualmente malgrado le prove, 
dovrete ritentare sempre di nuovo.
Quando i vostri sforzi presenti
diventeranno più forti del vostro karma derivante dalle azioni passate.
allora sarete liberi."



Alla resa dei conti siamo dei grandi "rimuginatori". Passiamo gran parte del nostro tempo a pensare al passato, al dolore sofferto, ai soprusi subiti, agli sbagli fatti e perdiamo di vista il presente. 
Agendo in questo modo non facciamo che rinforzare il legame con quegli stessi eventi. 
Proviamo a cambiare prospettiva e a meditare sugli eventi, focalizzandoci solamente sull'insegnamento che ci hanno trasmesso e lasciando andare l'impatto emotivo ad essi collegato. 
Questo insegnamento è la parte di Luce dell'esperienza ed è l'unica che dobbiamo portare nel cuore per crescere ed evolvere. 
Il dolore legato all'esperienza rimane vitale fintanto che noi lo tratteniamo: lasciamolo andare; non possiamo cambiare il passato, ma è in nostro potere vivere un presente migliore. 
In libertà.

mercoledì 19 marzo 2014

IL CREDO DELL'AMORE

"Uno si recò alla porta dell'Amata e bussò.
Una voce rispose: "Chi è là?"
Egli rispose: "Sono io".
La voce disse: "Non c'è posto per Me e per Te:"
La porta restò chiusa.
Dopo un anno di solitudine e privazioni egli ritornò e bussò.
Un voce da dentro chiese: "Chi è là?"
L'uomo disse : "Sei Tu".
La porta si aprì per lui.

Jalaluddin Rumi



Il sentiero verso la consapevolezza 
non è un amore fine a sè stesso,
né un amore espressione delle potenzialità dell'essere umano.
E' un amore che ritrova nella totalità la propria manifestazione,
nell'appartenenza la propria realizzazione.

lunedì 17 marzo 2014

UOMO ORDINARIO E ILLUMINAZIONE

Estratto da "I SUFI" di Idries Shah (edito da Mediterranee):

"Chiunque raggiunga un certo stadio di semplice affinamento personale, pensa di poter trovare da sè la strada verso l'illuminazione. Questo viene negato dai Sufi perché si chiedono come possa una persona trovare qualcosa che non sa cosa sia. "Tutti sono diventati cercatori d'oro", afferma Rumi, "ma la persona ordinaria non lo conosce quando lo vede. Se non lo sai riconoscere unisciti ad un saggio."
L'uomo ordinario, pensando di essere sul sentiero dell'illuminazione, spesso ne vede solo un riflesso. La luce può riflettersi su un muro; il muro è colui che ospita la luce. "Non attaccarti al mattone del muro, ma cerca l'originale eterno."
"L'acqua ha bisogno di un intermediario, un recipiente fra lei e il fuoco, se deve essere scaldata correttamente."
Come deve iniziare il proprio compito e mettersi sul giusto sentiero Colui che cerca? In primo luogo non dovrebbe abbandonare il lavoro e vivere nel mondo. Non abbandonare il lavoro, istruisce Rumi: in realtà "il tesoro che tu cerchi viene da esso". Questa è una ragione per cui tutti i sufi devono avere una vocazione pratica. Il lavoro, però, non è solamente la fatica ordinaria o una creatività socialmente accettabile. Comprende il lavoro su se stessi, l'alchimia con la quale un uomo diventa perfetto. "La lana grazie alla presenza di un uomo che sa, diventa un tappeto. La terra diventa un palazzo. La presenza di un uomo spirituale crea  una simile trasformazione."
Il saggio è inizialmente la guida di colui che cerca. Appena possibile, questo maestro allontana il discepolo, che diventa a sua volta un saggio e continua allora il lavoro su sé stesso. I falsi maestri nel sufismo, così come altrove, non sono stati pochi. Così i sufi sono lasciati nella strana situazione che mentre il falso maestro può apparire genuino (perché si prende la briga di apparire quello che il discepolo vuole che lui sia), il vero sufi spesso è diverso dal sufi che colui che cerca - il quale non essendo allenato non sa discriminare - pensa debba essere."



Condivido profondamente queste parole. Siamo abituati a dare grande attenzione alle apparenze e ricerchiamo tendenzialmente la via del benessere immediato. L'esperienza del lavoro su sé stessi è molto faticosa, soprattutto all'inizio del percorso, perché porta ad affrontare passaggi obbligati come quello di accettare le proprie debolezze e di prendere consapevolezza delle proprie paure. 
Il "benessere" a cui si è abituati deriva dall'inconsapevolezza. 
Il rifiuto o la non accettazione di paure e debolezze che ci appartengono, non fa che congelare la situazione, dilazionando il momento del disgelo che irrimediabilmente dovrà avvenire affinché ci si possa realizzare nella propria totalità.

domenica 16 marzo 2014

CONOSCENZA E METODO

Tratto da "I Sufi" di Idries Shah - edito da Edizioni Mediterranee:

"Un altro mistico fermò Nasrudin nella strada e gli indicò il cielo. Voleva dire: "Esiste una sola verità, che ci copre tutti."
Nasrudin era allora accompagnato da un dotto che stava cercando il razionale del sufismo. Quest'ultimo disse fra sè: "Questa strana apparizione è un folle. Forse Nasrudin prenderà qualche precauzione contro di lui."
Infatti, ecco che il Mullah cercò nel suo zaino ed estrasse un rotolo di corda. Lo studioso pensò: "Eccellente, saremo in grado di afferrare e legare il pazzo se diventasse violento."
In realtà l'azione di Nasrudin significava: " L'ordinaria umanità cerca di raggiungere quel "cielo" con mezzi poco consoni quanto questa corda".
Il "pazzo" scoppiò a ridere e se ne andò. "Ben fatto", fece il dotto, "Ci avete salvato da lui".
Questa storia ha dato origine a un proverbio persiano: "Una domanda nel cielo, la risposta su una corda". Il proverbio, spesso esclamato dal clero non sufico o dagli intellettuali, viene spesso usato in un senso contrario a quello originale.
La conoscenza non si può raggiungere senza sforzi, questo è un fatto che viene generalmente accettato. Ma i metodi ridicoli che vengono usati per compiere questi sforzi, e l'assurdità degli stessi sforzi, in realtà sbarrano il cancello della comprensione per le persone che cercano di trasferire i sistemi di conoscenza di un campo a quello di un altro.



Chi è abituato a pensare per schemi tenta sempre di dare un senso anche a ciò che sembra non averne. Alla fine ottiene l'interpretazione sbagliata, pur ritenendosi soddisfatto del risultato raggiunto. Questo atteggiamento sbarra il cancello della comprensione. Il grande lavoro da affrontare, per noi occidentali così abituati a identificare la conoscenza attraverso lo studio, è proprio quello di rimettersi in discussione e con grande umiltà iniziare ad abbattere le barriere dei nostri schemi mentali. La conoscenza ridotta a teoria o a complessa elucubrazione mentale non sarà mai un valido strumento nel percorso verso la verità: sarà semplicemente una corda per salire in cielo.

giovedì 13 marzo 2014

LA CONOSCENZA

ESISTONO TRE FORME DI CULTURA:
 CULTURA MONDANA, LA MERA ACQUISIZIONE DI INFORMAZIONI;
CULTURA RELIGIOSA, SEGUIRE LE REGOLE;
CULTURA DI POCHI, AUTO-SVILUPPO DI SE' STESSI.

Maestro Hujwiri, Rivelazione del velato



Una conoscenza puramente teorica, non suffragata dall'esperienza, è incompleta e fine a se stessa. 
Si possono spendere fiumi di parole ad argomentare, ma le discussioni non portano certezze, né eliminano i dubbi, senza un riscontro esperienziale.
La pratica approfondisce la conoscenza, le dona concretezza: 
un percorso verso la consapevolezza non può basarsi esclusivamente sullo studio dei testi, 
ma deve poter contare sull'esperienza individuale per una graduale crescita  
verso la propria auto-realizzazione.



mercoledì 12 marzo 2014

IL GIARDINO DEL RE

Si era molto impegnato a seminare nel giardino del Re.
Non un solo seme germogliò e diede frutti.
Si era molto impegnato a seminare nel giardino del Re.



La vera libertà è smettere di guardare all'esterno.

IL BIMBO E LA CANDELA

Ho chiesto ad un bimbo che camminava con una candela:
"Da dove viene quella luce?".
Immediatamente l'ha spenta.
"Dimmi dove è andata ... allora ti dirò da dove veniva".

Hasan di Basra



L'intuito arriva dove la mente si ferma. 
La mente cerca risposte per inquadrare e controllare tutto, il cuore le ascolta per risuonare con loro. 
Con semplicità. 
Il cuore riconosce la verità grazie al benessere e all'armonia che trasmette. E la accetta. 
Con spontaneità.
Esistono risposte che fanno bene al cuore, anche se la mente non è in grado di comprenderle.

martedì 11 marzo 2014

IL MARE

Nel profondo del mare vi sono ricchezze incomparabili.
Ma se cerchi la sicurezza è a riva.

Saadi, Il Giardino delle Rose.



Desideriamo conoscere, ma con la lente dei nostri schemi mentali; desideriamo comprendere, ma  senza rinunciare al controllo. Desideriamo esplorare, ma affidandoci ai nostri 5 sensi. 
Lasciar andare la mente significa abbandonare quella riva sicura per immergersi nella ricchezza della propria interiorità. Ci vuole coraggio per ascoltarsi e guardare alle cose cambiando prospettiva.

lunedì 10 marzo 2014

IL FALSO MAESTRO

Tratto da "I Sufi" di Idries Shah, edito da Mediterranee:

"Il falso maestro darà una grande attenzione alle apparenze, e saprà come far credere a colui che cerca che egli è un grande uomo, che lo capisce e che ha grandi segreti da svelare. Il sufi ha sì dei segreti, ma deve farli sviluppare all'interno del discepolo. Il sufismo è qualcosa che accade ad una persona, non qualcosa che le viene dato. Il falso maestro si terrà attorno i suoi discepoli tutto il tempo, non dirà loro che viene dato un insegnamento che deve finire prima possibile, in modo da poter assaporare da soli il proprio sviluppo e proseguire come persone complete.
Rumi si rivolge allo scolastico, al teologo e al seguace dei falsi maestri: "Quando smetterai di adorare e amare la brocca? Quando comincerai a cercare l'acqua?".
La gente generalmente basa i propri giudizi sui fattori esterni. "Impara la differenza fra il colore del vino e il colore del bicchiere. "




domenica 9 marzo 2014

PRESUNZIONE

La prima definizione data da Treccani a questa parola è la seguente:

Argomentazione o congettura per cui da fatti noti o anche in parte immaginati si ricavano opinioni e induzioni più o meno sicure intorno a fatti ignorati.

                                                          Ne segue la successiva:

Fiducia eccessiva nelle proprie capacità, alta ed esagerata opinione di sé, con riferimento a un comportamento particolare e determinato o con riferimento a un atteggiamento abituale, a un difetto costante .

La presunzione sembra essere diventata la moda del momento. Ne è nato un mondo di giudici, spesso spietati. Si sale in cattedra e si spara a zero contro tutto e contro tutti.

                                           Cercasi umiltà e compassione disperatamente.





venerdì 7 marzo 2014

IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI - Presentazione alla Libreria Fenice di Torino

Presentazione del libro "IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI guardare alle cose cambiando prospettiva" di Donatella Coda Zabetta

Alla Libreria Fenice di Torino - Porta Palatina, 2 - giovedì 13 Marzo 2014 alle ore 18,30
Relatore : Emilio Martignoni, Maestro di Qi Gong Daoyin Yangsheng Gong, operatore tuina e studioso di Medicina Tradizionale Cinese.
Vi aspettiamo numerosi!


LA SCIMMIA E LA CILIEGIA

Dal Libro di Amu-Daria:

Una scimmia vide una ciliegia attraverso il vetro trasparente di una bottiglia e pensò di prenderla. Facendo passare la mano nel collo della bottiglia, chiuse il pugno sulla ciliegia. Ora scoprì di non poter più ritirare la mano. Il cacciatore che aveva sistemato la trappola, si fece avanti. La scimmia, non riuscendo a scappare perché intrappolata dalla bottiglia, venne catturata. "Per lo meno ho la ciliegia in pugno", pensò. In quel momento il cacciatore le diede un brusco colpo sul gomito. La mano della scimmia si aprì, e venne fuori dalla bottiglia. Ora il cacciatore aveva il frutto, la bottiglia e la scimmia.

Queste parole vengono attribuite a Fariduddin l'Erborista, un grande illuminato, autore ed organizzatore del sufismo.

Spesso anche noi nella nostra quotidianità siamo così concentrati su un obiettivo da perdere di vista l'insieme. Quando si cerca avidamente di trattenere qualcosa, inevitabilmente ci sfuggirà. L'amore è libertà, in tutte le sue forme.



giovedì 6 marzo 2014

INDIFFERENZA

In nessuna cosa siamo così tolleranti
come in ciò verso cui siamo indifferenti.

Giovanni Soriano, Maldetti. Pensieri in soluzione acida, 2007

Ci avete mai pensato? In una condizione di disinteresse, ogni cosa appare esattamente identica ad un'altra. Non vi è libertà in quanto non esiste scelta.
L'indifferenza si basa sulla nostra disumanizzazione, sull'assenza di sentimenti e di emozioni. Sul congelamento del nostro cuore e sul controllo della nostra mente. Restare indifferenti è faticoso. Trovarsi di fronte all'indifferenza è altrettanto faticoso.
Perché si sceglie di essere indifferenti? Per impotenza, forse. Quando si vive  la percezione di non avere scelta. Ci si congela, convincendosi di essere indifferenti alla situazione, per non soffrire.
O per paura. Paura di assumersi le proprie responsabilità di fronte ad una scelta. O per debolezza. Ma in questo caso torniamo all'impotenza.
Vale la pena scegliere di essere indifferenti, quando si ha la consapevolezza che il prezzo da pagare per esserlo è così alto?





mercoledì 5 marzo 2014

IN BUONA COMPAGNIA

Dopo avervi inondato di parole, oggi ho scelto un bel passo della Mandukya Upanishad, 
una delle più antiche scritture indiane. 
Non aggiungerò alcun commento, leggetelo con il cuore.

COME DUE UCCELLI APPOLLAIATI SULLO STESSO RAMO,
INTIMI COMPAGNI L'UN DELL'ALTRO,
L'EGO E IL SE' DIMORANO NELLO STESSO CORPO.
IL PRIMO UCCELLO MANGIA I FRUTTI DOLCI E AMARI DELLA VITA,
L'ALTRO INTANTO OSSERVA, SILENTE.



martedì 4 marzo 2014

GUARDARE ALLE COSE CAMBIANDO PROSPETTIVA

L'esperienza mi ha portato a comprendere che gran parte della sofferenza ce la creiamo noi stessi  attraverso il modo in cui guardiamo alle situazioni che ci coinvolgono.
Abbiamo, infatti, la tendenza a lasciarci trascinare dalle emozioni e a vivere gli eventi alla luce di una percezione filtrata dalle nostre paure e debolezze che ci induce a evidenziarne gli aspetti negativi.
Non esiste nulla di totalmente negativo o di assolutamente positivo: il dualismo è parte di noi in tutte le sue sfumature e non scompare mai completamente.
Per cui anche nelle situazioni che riteniamo buie e insostenibili, è presente una parte di Luce.
Perché non imparare allora a cambiare prospettiva e focalizzare la nostra attenzione su quella parte più luminosa?
Ovviamente non sarà facile finché ci lasceremo travolgere dal flusso emotivo e ne rimarremo in balia, però con un esercizio accessibile a tutti e molto semplice potremo imparare ad esserne meno coinvolti.
Con grande pazienza e disciplina proviamo a fare un fermo immagine tutte le volte che ci sentiamo confusi, depressi, affaticati, apatici e dedichiamoci qualche minuto: respiriamo cercando di rallentare il ritmo respiratorio e di espanderlo. Magari le prime volte non realizzeremo grandi cambiamenti, ma se procediamo con costanza ad applicare queste interruzioni per ossigenare la mente, il corpo e lo spirito, alla distanza ne coglieremo i frutti.
Sarà naturale poi, con il diminuire del coinvolgimento emotivo, vivere la quotidianità con maggiore distacco e riuscire, quindi, a percepire quella luce che di primo acchito ci sembra inesistente.
Impareremo, di conseguenza, ad assaporare la freschezza delle nuove esperienze, invece di averne timore ... ad accettare di stare bene, invece di trasformare un piccolo fastidio in qualcosa di estremamente vincolante ... ad enfatizzare sempre le possibilità positive, contrastando al tempo stesso le implicazioni negative ... a maturare la sensazione che tutto vada esattamente come deve andare e nulla si trovi per caso sul nostro cammino ... ad avere fiducia nelle nostre capacità e nella possibilità di scelta che da sempre ci appartiene per cambiare le cose che non ci fanno stare bene ...

Impareremo, con coraggio, ad ascoltarci per guardare alle cose cambiando prospettiva ;-)





lunedì 3 marzo 2014

VIVERE CON LEGGEREZZA

Spesso mi sono soffermata a pensare come mai la vita, a volte, sembri così faticosa. 
Ora che ho raggiunto  la leggerezza nella mia quotidianità, lo sto, a poco a poco, comprendendo.
Sicuramente le emozioni giocano un ruolo determinante nel rendere il vissuto "pesante": ogni evento è visto attraverso la lente emotiva delle nostre paure e debolezze e diviene, quindi, drammaticamente importante.
Un altro impedimento è rappresentato dagli attaccamenti: alle cose, alle persone, alle situazioni, alle abitudini, al ruolo che ci siamo scelti, alla maschera che indossiamo per sentirci a nostro agio... possono essere innumerevoli i motivi che limitano la nostra libertà di scelta e vincolano il nostro agire al perseguimento di qualcosa. 
Più sottile, ma non meno importante, la mancata accettazione di noi stessi che lega a doppia mandata il nostro benessere ad una serie infinita di aspettative.
Ecco che il nostro agire perde di spontaneità, tendiamo ad essere sempre molto controllati e rigidi nei confronti dei cambiamenti e nelle relazioni con gli altri: viviamo ogni situazione con grande soggettività e sofferenza.
Il divenirne consapevoli è un primo passaggio. 
Imparare ad ascoltarsi e conoscersi sarà il successivo.
La dimensione dell'interiorità ci aiuterà a comprendere cosa ci fa stare bene.
Saremo liberi di scegliere se perseguire il nostro benessere o se rimanere agganciati ai nostri schemi abituali.
Tutti abbiamo ali per volare, ma pochi hanno il coraggio di spiegarle per spiccare il volo.



sabato 1 marzo 2014

DEBOLEZZE

Oggi meditiamo sulle parole di San Paolo:

"Quando sono debole, è allora che sono forte"

Con una lettura superficiale potremmo maturare l'impressione che in queste parole sia insita una grande contraddizione. La nostra umanità ci pone di fronte inevitabilmente ad una serie di debolezze che ci appartengono tanto quanto le nostre qualità migliori. L'accettazione della parte di noi che meno ci piace è un passaggio molto faticoso: spesso scegliamo la via più facile e indolore ... quella che ci porta a far finta di non vederla. Questa attitudine non la rende meno nostra, ma genera sofferenza ogni volta che gli eventi della vita ci faranno incontrare persone che inconsapevolmente la specchieranno. Un'ottima opportunità per vedere più in profondità entro noi stessi, a condizione di essere disposti a lottare contro l'autocommiserazione. Tutta la forza che pretendiamo di possedere e il grande orgoglio che ci lega all'immagine o al ruolo che ci siamo scelti, non sono che manifestazioni delle nostre mal celate debolezze. 
Se avremo il coraggio di guardare alle nostre debolezze con umiltà, la nostra maschera cadrà e apparirà la vera forza che ci caratterizza.