giovedì 30 giugno 2016

UN BEL TACER NON FU MAI SCRITTO

Dopo alcuni giorni di assenza dai social a spostare legna e tagliare erba (che si tratti di disintossicazione?), il rientro nel web è stato movimentato da alcune notizie inquietanti: Arcangeli che rispondono a quesiti umani sui rapporti affettivi, perle di saggezza contaminate da luoghi comuni, indicazioni per guarire da mali incurabili e la solita invasione di spiritualità for business a vendere illusioni ...
Per un attimo ho pensato di tornare a spostare legna per esercitare, ulteriormente, nel lavoro fisico, la mia capacità di discernimento: sembra banale, ma accatastare legna senza venirne travolti è una vera opera di ingegneria.
Poi ho provato a seminare qualche dubbio ... 
A volte mi chiedo se il non prender posizione alcuna sia la via più saggia ...





lunedì 27 giugno 2016

GIUDICANDO A PRIORI COSA SI PERDE?

Quante volte ci capita di avvicinarci alle persone con delle aspettative? E quante volte inconsciamente tendiamo a verificarle con uno sguardo indagatore, domande e richieste specifiche?
Non ci avviciniamo all'altro accogliendolo, ma cercando di catalogarlo all'interno dei nostri schemi mentali ed educativi. E se le risposte che ne riceviamo non ci soddisfano ecco emergere una rabbia latente per aver sbagliato il tiro e perso tempo.
Non lasciamo spazio all'ascolto, ad un'osservazione disinteressata ed empatica. Assomigliamo ad un rapido sui binari che adocchia una stazione con una sbirciatina  superficiale  e "giudica" se valga la pena fermarsi sulla base di quelli che sono i suoi bisogni.
E di treni in corsa ce ne sono anche troppi, tutti puntati a grande velocità verso obiettivi da raggiungere, aspettative da soddisfare, desideri da esaudire.
Le stazioni sono sempre più rare e preziose. Non mi stupisce che a volte decidano di chiudere i battenti.




domenica 26 giugno 2016

L'ATTIMO IN CUI IL VUOTO TI APPARTIENE

E' un attimo.
Null'altro intorno.
Nessuna sicurezza, nessun luogo ove andare.
E' un attimo.
Il battito del cuore.



venerdì 24 giugno 2016

LA RESISTENZA AL CAMBIAMENTO

La resistenza al cambiamento genera sempre sofferenza e ce ne accorgiamo, soprattutto, quando dobbiamo lasciar andare qualcosa che è appartenuto alla nostra vita per lungo tempo. Che si tratti di un affetto, di una credenza, di un'abitudine, di un modo di pensare, di un senso di colpa o di una paura, ha poca importanza. Per tanto dolore che abbia creato il mantenerne la presenza vi è sempre un'inconscia resistenza ad arrendersi alla libertà. E la sofferenza della resistenza ci accompagna fintanto che non scegliamo di tirare i remi in barca ed ammainare le vele verso la libertà.
Ci vuole coraggio per scegliere di lasciar andare e grande fiducia nella vita per accogliere il presente con leggerezza.



mercoledì 22 giugno 2016

LA TERRA

Con l'arrivo dell'estate l'orto inizia a produrre le sue primizie. L'acqua che ha imbevuto la terra, l'ha resa rigogliosa più che mai e i raggi caldi del sole ne illuminano i colori.
Quella stessa acqua che ha caratterizzato le nostre giornate (rendendole a volte grigie) è stata accolta dalla terra come prezioso nutrimento. I semi sono stati trattenuti, la crescita ha subito un rallentamento, ma sono stati sufficienti pochi raggi di sole a promuoverne il risveglio. 
Il sole è stato accolto con grande gioia dalla terra: essa si è dipinta di verde brillante, il colore del cuore, per riceverne la luce e il calore.
Oggi mentre toglievo l'infinita distesa d'erba nell'orto, riflettevo sull'elemento terra, sulla sua versatilità, sulla sua capacità di accoglienza, di attesa, ma allo stesso tempo di azione: una presenza attiva e consapevole, se mi passate i termini. Sporcandomi le mani di terra ho percepito il calore della terra, la sua energia, il suo stare in apertura ed integrarsi con gli altri elementi pronta a darsi senza limiti al momento giusto. Ne ho ascoltato il silenzio, ma allo stesso tempo la vibrazione.
La natura è un'insegnante meravigliosa. 



martedì 21 giugno 2016

LA RADICE DEL DOLORE

Percepisco la radice del dolore,
profonda, oscura, insondabile e incontrollabile.
Non posso che accoglierne l'esistenza.
Non ha senso cercare di comprendere,
non porta nulla.
Ci sono situazioni che devono rimanere nell'ombra
per non aggiungere dolore al dolore:
le ferite hanno bisogno di tempo per cicatrizzare
e non sempre siamo in grado di curarle
senza trattenere al loro interno i germi infetti delle emozioni e dei sensi di colpa.
E così ogni tanto affiora nuovamente quel sapore amaro,
di rabbia irrisolta, che avvelena il presente.
Percepisco la radice del dolore,
la osservo, è parte di me;
la riconosco e la illumino di consapevolezza
per poter trasformare l'esperienza in crescita.
Oggi scelgo di camminare libera nella pace del cuore
so che l'amore ed il rispetto verso me stessa renderanno i miei passi leggeri.






lunedì 20 giugno 2016

IL GIOCO DEGLI OPPOSTI

Estratto da Psicoterapie orientali e occidentali di Alan W. Watts:

"Si tratta quindi di sentire la vita non come uno scontro tra un soggetto e un oggetto, 
ma come un campo polarizzato in cui la contesa degli opposti è diventata il gioco degli opposti.
....
La mia linea di confine esterna,
che non è solo la linea di confine  della mia pelle 
ma anche quella di ogni organo e di ogni cellula del mio corpo,
è anche la linea interna di confine del mondo.
I movimenti di questa linea sono i miei movimenti,
ma sono anche i movimenti del mondo,
della sua linea di confine interna."





Questa visione di Watts mi piace moltissimo. Lo spazio non è un contenitore, ma un costituente dell'universo materiale. La nostra apparente indipendenza è una convenzione sociale e la nostra libertà  si realizza quando prendiamo parte in modo consapevole al gioco cosmico e sociale, senza attaccamenti. 

sabato 18 giugno 2016

SOFFERENZA

Indagare l'origine della sofferenza è quanto mai importante. Ogni parte del nostro corpo rappresenta la relazione che abbiamo con noi stessi e con la vita. Quando percepiamo un disagio, il nostro corpo sta, quidi, evidenziando un disequilibrio. 
Personalmente faccio molta attenzione al momento dell'insorgenza del disagio tenendo conto che potrebbe esser maturato con diversi mesi di anticipo, magari per un'emozione trattenuta o  per una difficoltà od un cambiamento intervenuti nella quotidianità. Questa analisi mi induce ad osservare con maggior attenzione il vissuto e a focalizzare gli eventi che in qualche modo mi hanno destabilizzato, creando all'interno del mio corpo (fisico o sottile) dei blocchi.
In seguito cerco di comprendere come mai il disagio si sia manifestato in una parte precisa del mio corpo. Ogni organo o elemento del corpo ha una funzione precisa nella nostra vita (i piedi sono le nostre radici e ci donano stabilità, le gambe ci permettono di camminare e muoverci, le ginocchia di piegarci donandoci flessibilità, le mani ci servono ad afferrare e a lasciar andare, ad accarezzare e a manifestare la nostra forza fisica,  le braccia ci permettono di prendere in "mano" le situazioni, il collo ci aiuta con la sua rotazione a spaziare con lo sguardo in diverse direzioni ... e così via) e quando non riesco a manifestarla con totalità, ecco insorgere la malattia ad evidenziare il disagio che mi coinvolge.
Spesso si tende a soffocare il sintomo, senza approfondire la ragione dell'insorgenza dello stesso.
Questo atteggiamento, complice dei nostri ritmi accelerati, ci induce a trascurarci e a dilazionare semplicemente il momento in cui saremo obbligati a fermarci per un aggravamento della patologia per  farci i conti per forza.
Occorre prestare particolare attenzione ai disagi emotivi in quanto la mente occupa un posto rilevante nella nostra vita e sempre più spesso le patologie hanno origine da una disarmonia generata dalle emozioni. 



giovedì 16 giugno 2016

ARMONIA

Essere in armonia non è semplice. Essere in armonia con se stessi richiede un continuo lavoro di consapevolezza e approfondimento delle proprie dinamiche automatiche, dei propri disagi fisici, dei propri limiti. La relazione con l'altro è un continuo spunto di riflessione, come lo sono le situazioni in cui ci troviamo coinvolti. Tutto accade per il nostro sommo bene: per aiutare la nostra comprensione e la nostra crescita.
A volte ci guardiamo allo specchio smarriti, ci sentiamo persi di fronte a tante informazioni e ci coglie una grande tristezza. La sensibilità del corpo riconosce il disagio e lo manifesta, rendendoci ancora più vulnerabili di fronte alla vita. Sono i momenti dellì'osservazione e dell'attesa. Il corpo richiede la nostra attenzione, riposo e coccole. Quando le energie fisiche sono ristabilite può farsi strada la chiarezza.
In questo periodo così faticoso, carico di odio, rabbia e separazione, il mantenersi integri è un impegno attivo e costante. Ogni tanto si vacilla, ci si ritira e ci si ricentra, cresciuti.

Foto di Nandhu Kumar da Pexels

martedì 14 giugno 2016

IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI A BIELLA - Alla FATTORIA DELLE ROSE

La Fattoria delle Rose - Salussola
Vi invita
giovedì 16 giugno 2016 - ore 20,00
Ad una serata di riflessione sulle emozioni, 
il benessere e la consapevolezza 
in compagnia di Donatella Coda Zabetta,autrice del libro
Il coraggio di ascoltarsi


Le emozioni, soprattutto se fuori controllo, sono fonte di grande sofferenza e instabilità: imparare a non lasciarsene travolgere è fondamentale per il proprio benessere e attraverso il respiro, in modo molto semplice e alla portata di tutti, lo potrete sperimentare.
Temi come la paura, il dolore, l’egoismo e l’amore, il perdono, la malattia, le debolezze umane e la loro accettazione, verranno affrontati evidenziandone le dinamiche mentali e proponendo una prospettiva di osservazione più oggettiva.
Una piccola meditazione per imparare a rilassare il corpo ed aprire il cuore all'ascolto concluderà la serata.
Sarà l’autrice Donatella Coda Zabetta, ad accompagnarci e guidarci in questo in un viaggio dentro noi stessi, alla ricerca della consapevolezza e dell'accettazione.
Verrete accolti da un ricco e colorato buffet. Per partecipare è necessaria la prenotazione.
Il costo delle serata è di euro 15,00 per persona,comprensivo del buffet e delle bevande.
per info e prenotazioni contattare:
Fattoria delle Rose -Cascina Emilia, Vigellio, 13885 Salussola BI 0161 999955 - info@fattoriadellerose.com

MORALITA'

"Nessuno può essere morale -
può, cioè, armonizzare dei conflitti repressi -
se non riesce a trovare un equilibrio tra l'angelo e il diavolo in se stesso,
tra la rosa che sta in alto e il letame che sta in basso.
Le due forze, le due tendenze, dipendono l'una dall'altra;
il gioco dura solo finchè l'angelo sta per vincere, ma non vince,
e il diavolo sta per perdere, ma non perde.

venerdì 10 giugno 2016

IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI A SONDRIO

Sabato 11 giugno 2016
alle ore 17,00
alla LIBRERIA IL FARO
via Trieste 78
a Sondrio

Donatella & Emilio
vi aspettano
per condividere un movimento di cuore



giovedì 9 giugno 2016

MORIRE AGLI ATTACCAMENTI

"Se avete paura della morte, abbiate paura. Restate insieme alla paura e fatele prendere il sopravvento; ci saranno il terrore, i fantasmi, il dolore, la transitorietà, la dissoluzione, e tutte queste cose. Ma poi giungerà la sorpresa, fino allora impensabile: non si muore perchè non si è mai nati. Avevamo solo dimenticato chi siamo."



La morte è uno dei tabù più radicati nella mente dell'uomo moderno. E' temuta, dimenticata, ignorata fino al punto in cui la vita ci porta a confrontarci con essa. La consapevolezza della morte è aprirsi , al di là di ogni dubbio, alla presa di coscienza che l'"io" e le "cose"esistenti finiranno e per questo dobbiamo essere pronti a lasciarle andare. La capacità di lasciar andare - situazioni, abitudini, schemi, amicizie, relazioni, lavori, case ... - in un mondo in continuo cambiamento è fondamentale, ma noi preferiamo stare abbarbicati come cozze ai nostri scogli di riferimento, chiudendo gli occhi e illudendoci che nulla potrà mai cambiare. Il velo dell'illusione è l'esalazione fumosa di una mente prevaricante che lotta per mantenere inalterato il suo potere.  
Cito queste poche parole di Gurdjieff, quanto mai preziose:
"Il solo mezzo che abbiamo per salvare gli esseri del pianeta Terra sarebbe dotarli nuovamente di un organo (...) di proprietà tali che tutti questi sventurati durante il processo dell'esistenza possano essere consapevoli e coscienti in ogni momento dell'inevitabilità della loro morte e di quella di coloro sui quali si posano i loro occhi e la loro attenzione.
Solo questa coscienza e questa consapevolezza possono distruggere il senso dell'io che si è ormai cristallizzato in loro."

martedì 7 giugno 2016

C'ERA UNA VOLTA ....

C'era una volta, un piccolo paese, chiamato cervello. 
Vi convivevano pacificamente alcuni pensieri illuminati dal sole. Ma venne un tempo di oscurità che favorì il proliferare dei pensieri, che soffrivano di solitudine e mancanza. 
Il paese, gradatamente, si trasformò in una metropoli sovraffollata dai confini angusti. Nacquero le emozioni, le preoccupazioni, le aspettative, i desideri, i rimpianti e i sensi di colpa che si spintonavano l'un l'altro alla ricerca di un raggio di sole che prestasse loro attenzione. Nella loro frenetica attività, essi produssero una tale nube da formare una fitta coltre grigiastra che finì per rinchiudere il paesello in un scatola. I pensieri si fecero sempre più cupi e numerosi per paura di quel buio e di quel poco spazio a disposizione. 
Il sole si trasformò ben presto in un ricordo trattenuto da pochi pensieri illuminati e con il tempo fu dimenticato. 
Freddo, buio e solitudine scandivano le giornate e le notti, una uguale all'altra:  tristezza, ansia, angoscia, morte attanagliavano i pensieri in una feroce morsa. 
Un giorno però nacque un pensiero diverso da tutti gli altri: percepiva uno strano battito e tanto calore al suo interno. Non poteva negare la sua esperienza nè il fatto che lo facesse sentire bene nonostante il buio che lo circondava. A gran voce urlò a tutti la sua scoperta, ma diffidenza, paura e rabbia lo tennero a debita distanza. Quel solitario pensiero non si arrese e continuò a coltivare  con incrollabile fiducia e amore quel prezioso battito. E fu così che un giorno quel pensiero iniziò a brillare ritrovando nel cuore la luce del sole. 
Questo evento scosse il paese dal suo torpore: pochi pensieri, sensibili a quella scintilla, iniziarono a percepire al loro interno lo stesso battito, altri pensieri si avvicinarono incuriositi, mentre altri ne rimasero indifferenti o se ne allontanarono per paura. 
Altri pensieri ancora si trasformarono in giudici feroci e presero a incitare la folla affinchè fosse distrutto quel sovvertitore dell'ordine costituito che minava il loro potere.
Se altri pensieri non avessero iniziato a brillare a loro volta, il destino di quella piccola scintilla sarebbe stato segnato. La magia di quelle  poche luci diradò la fitta coltre dei pensieri grigi e i primi raggi di sole tornarono a scaldare il paese, facendo germogliare nuovamente la terra. Grandi piogge seguirono a innaffiarla e a ravvivarla e un grande arcobaleno si disegnò nell'aria a riportare gioia e colori tra i pensieri.
Da quel giorno l'esperienza non fu più dimenticata e questa storia viene tramandata regolarmente ad ogni pensiero appena nato.
Nel tempo accaddero nuovamente periodi di oscurità, ma  i colori di quel magico arcobaleno non smisero mai di ricordare ai pensieri il calore del sole e il suo battito.





CONOSCIAMO MEGLIO DONATELLA CODA ZABETTA - INTERVISTA DI ELENA TORRE PER "DA SAPERE"



Dopo oltre vent’anni come imprenditrice, Donatella Coda Zabetta ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla meditazione, alla natura, allo studio e alla ricerca interiore, dalla sua esperienza sono nati diversi libri editi dalle Edizioni Mediterranee. Gentile e disponibile ha accettato di raccontarci qualcosa in più di sè ed ecco cosa ci siamo dette…

Dopo oltre vent’anni di lavoro nel campo imprenditoriale cosa è maturato in lei per decidere di dedicarsi completamente alla natura e alla meditazione?
Un evento lavorativo inaspettato fece crollare quanto avevo costruito con passione in tanti anni in campo imprenditoriale e mi indusse ad un profondo bilancio di vita. Ero convinta di avere tutto quello che si potesse desiderare: realizzazione professionale, disponibilità finanziaria, famiglia, viaggi, amici, interessi, ma di punto in bianco percepii la schiavitù necessaria a potermi permettere tutto questo. Improvvisamente divenni consapevole del fatto che stavo cercando fuori di me qualcosa che potevo trovare solo interiormente: la libertà dell’essere. Quando il velo dell’illusione cade lascia il posto alla consapevolezza e l’esperienza maturata è pronta a guidare il passaggio trasformativo all’interno di se stessi.

Cosa rappresenta per lei il cambiamento? E perché molte persone lo temono?
Il cambiamento ha sempre rappresentato un punto di svolta importante per la mia crescita personale. La vita ci pone continuamente di fronte a delle scelte, ma solo quando siamo pronti ad affrontarle troviamo dentro di noi il coraggio e la fiducia di intraprendere un nuovo percorso senza conoscerlo. Io stessa ho provato paura di fronte al cambiamento: il lasciar andare qualcosa che si conosce bene e a cui si è abituati per aprirsi a qualcosa di sconosciuto non è semplice. Il coraggio non mi manca, ma non sempre ho saputo affidarmi alla vita con totalità rinunciando al controllo della situazione. Per questa ragione ho rimandato la scelta radicale di cambiare vita per ben tre volte prima di fare il famoso salto nel vuoto, come mi piace definirlo. Si è sempre molto cauti a buttarsi in qualcosa di nuovo e solitamente la paura ci porta a focalizzare l’attenzione su quello a cui stiamo rinunciando piuttosto che sulla ricchezza di ciò che si sta per scoprire. Questo atteggiamento ci condiziona, avvicinando molto l’idea del cambiamento a quella della morte, intesa come la fine di qualcosa che ci appartiene. Per questa ragione molte persone temono il cambiamento: le radici culturali e religiose giocano un ruolo importante in questo approccio mentale. Se imparassimo a vedere nel cambiamento semplicemente un passaggio determinante per la nostra crescita, lo affronteremmo con maggiore serenità, vivremmo meno incagliati nelle nostre abitudini e sentiremmo meno il bisogno di controllare la realtà per sentirci al sicuro.

Negli ultimi anni c’è stata una riscoperta della bellezza della natura una sorta di ritorno alla semplicità. Consapevolezza o moda?
C’è chi si è avvicinato alla bellezza della natura in modo consapevole e chi per moda, ma ritengo che, pur nell’inconsapevolezza, la spinta interiore a ricercare un ritorno alla semplicità sia presente in ognuno di noi. Viviamo in un mondo complicato e sempre di corsa, confuso e in continuo cambiamento: la natura è un’insegnante meravigliosa nell’aiutarci a ritrovare quell’armonia interiore fondamentale per stare bene e in salute. Essa ci riporta, con la semplicità della terra, a fare i conti con il nostro corpo e con i nostri bisogni fisiologici, svelando l’identificazione illusoria con tutta una serie di bisogni fittizi e portando alla luce un modo di vivere spesso diretto da automatismi e abitudini.

Lei è anche studiosa di culture antiche. Quanto la saggezza del passato parla ancora all’uomo di oggi e in che modo?
Ritengo la saggezza del passato un grande dono per l’uomo moderno spesso così complicato e confuso dal suo approccio troppo razionale. La cultura orientale, da questo punto di vista, ci apre ad una comprensione più ampia, più profonda ed elevata, basata sull’osservazione, sull’esperienza e sull’intuizione. La capacità di accogliere con semplicità anche l’invisibile e di ampliare la visione dell’uomo ad un approccio olistico rappresenta una via alla conoscenza che manca alla cultura occidentale. L’unione di prospettive differenti è sempre una grande ricchezza in quanto permette di integrare secoli di ricerca e di esperienze aprendo le porte a nuove intuizioni e scoperte.

Come è nato “Il ritmo del corpo” e quanto è importante essere in contatto con esso?
Dopo aver pubblicato “Il coraggio di ascoltarsi” nel 2014, entrai in contatto con tantissime persone ed ebbi occasione di approfondire ulteriormente il lavoro fatto con i gruppi di meditazione e di qi gong daoyin tenuti in associazione (www.ildiamantearcobaleno.com). Questa opportunità mi permise di comprendere ancor meglio quanto l’esperienza individuale fosse determinante nel percorso verso la consapevolezza e quanto il corpo rappresentasse l’alleato ideale per donare oggettività al sentire. Imparare a riallinearsi con il ritmo del proprio corpo significa riscoprire le proprie capacità di autoguarigione. La mancanza di equilibrio è fonte di innumerevoli disturbi, sia fisici che psichici: il percorso proposto ne “IL RITMO DEL CORPO ” è centrato su un ascolto consapevole del corpo che porti a svelarne gli automatismi e le compensazioni, le rigidità e i disequilibri. Attraverso un’azione corporea guidata dalla consapevolezza, è possibile recuperare quell’equilibrio interiore e quella chiarezza d’intento per stare bene con se stessi e con gli altri.

Intervista di: Elena Torre


lunedì 6 giugno 2016

UN VIAGGIO NEL LABIRINTO DELLA MENTE

Ho letto la scorsa settimana l'ultimo libro di Paolo Bianchi "L'intelligenza è un disturbo mentale" edito da Cairo. Ho divorato il libro, ma sono stati necessari alcuni giorni a interiorizzarlo. 

Il protagonista, Emilio Rivolta, è affetto da un disturbo dell'umore, è un bipolare di tipo due ed il volume si dispiega seguendone gli stati d'animo, le cure, i tentativi di guarigione falliti, i crolli e le risalite, le terapie e le sedute nei gruppi di autoaiuto. Parallelamente esso descrive l'impatto che questo ottovolante emozionale ha sulla realtà di Emilio, uomo e giornalista. I bisogni fisiologici e gli impegni della quotidianità si ergono come montagne invalicabili a determinare un collasso sempre più profondo nel buio labirinto dei pensieri e delle ossessioni. La solitudine è vissuta come una morsa stritolatrice per la mancanza di amicizie e di amore. 
Il buio dell'anima è tangibile e inquietante nella lettura del libro: ti travolge e ti trascina in vicoli ciechi senza speranza. Il dolore è atroce e la mente dirige il gioco creando barriere inespugnabili di cui il protagonista è inconsapevole. Non c'è spazio per il cuore, per la luce: tutto è dannatamente oscuro. L'ombra vela il visibile e offusca ogni possibilità di distacco e di oggettività.
Nel testo, mi hanno colpito due cose in particolare. 
La prima è la continua ricerca di terapie a sedare i sintomi di un disagio più profondo e l'incrollabile resa nell'adattarsi alle ricette del momento.
La seconda è la scelta del protagonista di accennare all'origine del disturbo in modo marginale e senza approfondirlo, non offrendo al lettore la possibilità di addentrarsi in quest'ombra labirintica con un filo di Arianna a riportarlo fuori. Emilio, scrittore, insiste sul fatto che la scrittura non sia terapeutica: in questa superficialità d'approccio credo risieda la motivazione. 
Quando si è nel dolore, a tutto si pensa meno che a calarsi ulteriormente negli oscuri meandri dell'anima: rifuggendo questa possibilità, ci si condanna ad una gestione del sintomo a vita.
Interessante la figura di un ragazzo del gruppo di autoaiuto di cui Emilio fa parte: viene tratteggiata la sua particolarità a rifiutare le terapie mediche in quanto considerate inefficaci, ma allo stesso tempo viene illuminata la sua voglia di non arrendersi e  il suo coraggio di fronte al problema.
Devo ammettere che mi ha trascinato nella sua lotta, donando al volume quella fiducia e quella speranza che tante pagine avevano sepolto.

Ritengo sia un libro importante perchè parla di depressione, di bipolarismo, di anoressia in modo diretto avvicinando il lettore alla drammaticità dei disturbi psichici.
Il collasso di una mente prevaricante, libera al punto da rendere l'uomo schiavo dei suoi pensieri, è un dolore difficilmente comprensibile da chi non l'ha provato o non ha avuto occasione di stare al fianco di qualcuno che ne soffrisse.



sabato 4 giugno 2016

"IN QUALCHE MODO"

Durante una presentazione, qualche settimana fa, un anziano signore venne a lamentarsi, molto infastidito dal fatto che a un certo punto della conferenza avevo detto "in qualche modo" e non avevo specificato quale fosse questo modo. Ammisi di non ricordarmi il contesto in cui avevo inserito "in qualche modo" e che avrei tentato di usare le parole con maggior consapevolezza in futuro, rendendo la sua critica uno spunto costruttivo.

Oggi mentre leggo il nuovo libro di Paolo Bianchi L'intelligenza è un disturno mentale (edito da Cairo) mi rimbalzano addosso le stesse parole udite quella sera sotto questa forma:

"Se una donna ha talento le perdono ogni crudeltà.  Se mentre mi parla continua a ripetere "in qualche modo", non riesco a passarci sopra. Qual è questo modo? In qualche modo tutti sono capaci di fare tutto. In qualche modo io potrei andare sulla luna, tu potresti diventare un santo o un eroe, in qualche modo potremmo rovinarci tutti. Ma dovete dirmi qual è questo modo.
Lei è davanti a me e dice "in qualche modo". Io penso, Non sei capace di spiegarti, non sai di cosa parli. 
Una donna di talento non lo dice mai."

Non poteva esserci spunto migliore per rifletterci ulteriormente. Qualsiasi tipo di ripetizione è fastidioso all'interno di una conversazione, ma "in qualche modo" ha il potere magico di innervosire parecchio, a quanto pare. Mi sono chiesta come mai. La magia di queste tre parole potrebbe essere nascosta nella loro indefinibilità: utilizzando "in qualche modo" non offro soluzioni, ma mi apro alle infinite possibilità della vita strettamente collegate all'unicità individuale. Il mio modo può discostarsi dal tuo, così come dal suo. Questa libertà può spaventare parecchio chi tende a controllare ogni aspetto della realtà con precisione, proprio per il suo disattendere un'aspettativa tesa a dare concretezza al "modo" in cui l'interlocutore intende muoversi.  Come dice Paolo: "In qualche modo tutti sono capaci di fare tutto ", "In qualche modo una soluzione si trova sempre", "In qualche modo ci riusciremo" e non è meraviglioso? 
A volte è proprio aprendosi alla vita senza schemi che il "modo" si dispiega ai nostri occhi mostrandoci la bellezza del sapersi meravigliare ancora.







giovedì 2 giugno 2016

CHIUDI GLI OCCHI E VOLA

Chiudi gli occhi e vola
oltre le nuvole
nel silenzio del cielo.
Lo spazio si espande
in un tempo che non esiste.
La serenità dell'essere 
ritrova nel volo
la sua libertà.



mercoledì 1 giugno 2016

PERCHE' MI AMMALO E COME VIVO LA MALATTIA?

"Sovente la malattia viene causata dalla mancanza di ritmo, nel pensiero,  nel sentimento, nel respiro, nell'azione e nella vita quotidiana. ....
La paura di contrarre una malattia è anche la causa della malattia. Vi sono delle persone che si meravigliano quando stanno poco bene, e tentano di scoprire cosa in loro non funziona. Ve ne sono altre  a cui piace autocommiserarsi o esser commiserati dagli altri: queste persone attraggono le malattie. C'è chi alimenta la malattia, quando si sente relativamente poco bene; desidera venir trattato come un paziente, o cedere alla pigrizia. Se così gli viene permesso di fare, la sua mente conserva più a lungo il malessere.
Vi sono molte altre cause di malattia tra cui la più incresciosa è l'impressione di avere "una malattia inguaribile." Questa sensazione è peggiore della malattia. In realtà, lo spirito di ogni individuo - sia sano che malato - è scevro da malattie o sofferenze e risana costantemente il corpo e la mente; se non fosse per la mente e per il corpo, che creano le malattie, una persona starebbe sempre bene. E' naturale essere sani e tutte le malattie, le afflizioni e i dolori sono contro natura."



Ho appena finito di leggere questo piccolo volume e non posso che consigliarne la lettura. Ne condivido molti contenuti, mentre altri mi hanno offerto la possibilità di riflettere più profondamente.
Nella sua semplicità è uno stimolo continuo ad approfondire, calibrando il sentire alla luce di nuove prospettive.