mercoledì 30 ottobre 2019

VIAGGIARE A RITROSO NEL TEMPO

Viaggiare a ritroso nel tempo
contemplando il presente.

Siamo il frutto maturo delle nostre scelte,
delle ferite subite e di quelle inferte.
Siamo la manifestazione della paura provata
e delle emozioni vissute.
Siamo un dedalo di vie intraprese,
sensi unici,
cadute.

Perchè questo non riusciamo a dimenticare.

La nostra quotidianità
è scandita
da schemi irrazionali e barriere
che hanno radici profonde.
Fili invisibili direzionano le nostre reazioni
rendendoci burattini di ciò che è stato.

Viaggiare a ritroso nel tempo
contemplando il presente.

Possiamo scegliere il presente.
Possiamo scegliere se avere i fili o no.
Avere i fili è più facile, ma saranno essi a definirci.
Non avere fili richiede impegno e responsabilità,
ma possiamo scegliere chi vogliamo essere.
Con leggerezza,
perchè tutto è un gioco.

Viaggiare a ritroso nel tempo
contemplando il presente. 





domenica 27 ottobre 2019

AI BAMBINI CRESCIUTI TROPPO IN FRETTA

- Ciao piccola, perchè tremi?
- Ho paura.
- Sento la tua paura.

- Ciao piccola perchè piangi?
- Sono triste.
- Sento la tua tristezza.

- Ciao piccola perchè te ne stai in disparte?
- Sono sola.
- Sento la tua solitudine.

- Posso avvicinarmi piccola?
  Silenzio.

- Piccola, la tua paura è la mia, così come il mio coraggio è il tuo. La tua fragilità è la mia, così come la mia forza è la tua. Lasciati andare tra le mie braccia senza paura. Le mie spalle sono adulte e capaci. Non posso cancellare la nostra ferita, ma posso guarirla. Non sei più sola. L'energia della Madre è dentro di noi.

"Hai mai visto la notte svanire? Ben poche persone si rendono conto delle cose che accadono ogni giorno. Hai mai visto arrivare la sera ... ci comportiamo come ciechi. In questo mondo meraviglioso, viviamo nei miseri stagni della nostra tristezza: ci è così familiare, che se anche qualcuno volesse tirarti fuori, ti opponi, ti ribelli. Non vuoi esserne tirato fuori.
Altrimenti tutt'intorno a te c'è così tanta gioia, devi solo rendertene conto e partecipare: partecipa alla notte che se ne va , alla sera che giunge, alle stelle e alle nuvole, fai di questa partecipazione il tuo stile di vita e l'intera esistenza diventa gioia ed estasi senza confine alcuno. Non avresti potuto sognare un universo migliore".
Osho: Satyam, Shivam, Sundram


Foto di David Besh da Pexels





lunedì 21 ottobre 2019

IL MOMENTO GIUSTO PER METTERSI IN GIOCO

Non esiste il momento giusto per mettersi in gioco.
Ogni momento è quello giusto se sappiamo trovare in noi un pizzico di follia unitamente al coraggio di ascoltarci. 
Le sfide e i cambiamenti si manifestano sempre con un tarlo interiore che ci pungola verso il movimento. A trattenerci  il freno a mano tirato della paura. Ecco che quel pizzico di follia gioca un ruolo determinante nell'assestarci la pedata necessaria a spiccare il volo dissipando all'istante i sensi di  inadeguatezza che insorgono di fronte a ciò che non si conosce.
Spesso riponiamo quel pizzico di follia in fondo alle nostre tasche per poterlo dimenticare tutelando l'apparente tranquillità dell'abitudine. Ma quando un tarlo si è innescato è difficile fermarlo, anche se può ruminare legno per anni prima che ce ne accorgiamo. I tarli, infatti, sono instancabili lavoratori molto prolifici, in grado di fare una quantità di fori inenarrabile nella nostra spessa corteccia di protezione. Poi un giorno piove e ci ritroviamo bagnati da capo a piedi e realizziamo che stiamo toccando il fondo della nostra sedentarietà. Ispezioniamo le tasche alla ricerca di quel pizzico di follia e le troviamo bucate. E ci sentiamo persi. Incapaci di stare e incapaci di muoverci: a questo punto ha inizio la  lotta all'interno di noi stessi. Il cuore spinge per la nostra realizzazione e la mente spara a manetta milioni di giustificazioni per mantenere lo status quo. 
E noi, come spettatori alla finale di Wimbledon, osserviamo attenti lo scambio tra le varie parti di noi stessi, incerti sul vincitore. Quando il coraggio ha il servizio per il match point, anche se un po' ci dispiace, tifiamo segretamente per la paura. La pigrizia, l'insicurezza e i sensi di colpa si alleano e urlano a squarciagola incitando la paura ad annullare il punto.
Il coraggio tira in alto la pallina pronto a colpirla e noi tratteniamo il fiato. 
Primo servizio: una bomba. Fuori. 
Acciderboli. 
Con le mani sudate osserviamo il secondo servizio. 
Ace. 
Mr. Pizzico di Follia dalla panchina corre trionfante in mezzo al campo e danza felice dinnanzi alla paura inebetita dagli eventi.
Sentiamo il terreno tremare sotto i nostri piedi. Coraggio e follia ci spingono da dietro oltre la paura. 
Il tarlo tarleggia con un party di dimensioni epocali, mentre avanziamo facendocela sotto. 
E' andata. Il momento giusto è arrivato e in un attimo si è concluso. 
Siamo in movimento.
Incerti, impauriti, paturnioni, forse. 
Ma in cammino ;-)




Ad uso gratuito (CCO) - Pexels

giovedì 17 ottobre 2019

LA SORGENTE

Vedo una sorgente di acqua pura.
Mi avvicino con le mani a coppa per bere.
Molta acqua andrà perduta
ma l'esperienza del suo sapore rimarrà per sempre nel mio cuore
così come le mani bagnate segneranno una via.
Lavo con l'acqua di fonte il volto:
gli occhi per vedere con chiarezza,
il naso per odorare con discernimento,
la bocca per parlare con consapevolezza,
le orecchie per ascoltare con apertura e umiltà.
Osservo le mie mani ancora umide di acqua di sorgente:
ora sanno come accogliere e lasciar andare.



Foto di Rifqi Ramadhan da Pexels



lunedì 7 ottobre 2019

ABBANDONARE I RUOLI

Oggi riflettevo sul fatto che tendiamo a identificarci con un ruolo così profondamente da dimenticare chi siamo al di là di esso.
Siamo talmente abituati a pensare a noi stessi come attori sul palcoscenico della vita che quando togliamo gli abiti di scena dei ruoli che abbiamo interpretato (in famiglia, sul lavoro, in compagnia degli amici, a scuola...) ci sentiamo nudi.
Solo quando un cambiamento inaspettato (un licenziamento, una separazione, una litigata...) rimette in discussione il ruolo che rivestiamo da tempo ci rendiamo conto di quanto ci fossimo identificati con esso e di colpo ci sentiamo svuotati. Ci eravamo talmente adagiati nella sicurezza e nella stabilità di quel ruolo che la sua scomparsa ci porta inevitabilmente a fare i conti con qualcosa di più profondo dell'idea che avevamo di noi stessi.
I cambiamenti si rivelano sempre un dono e non avvengono mai casualmente. Questo non significa che abdicheremo al cambiamento al primo colpo, ma saremo comunque obbligati a fare un primo passo nella sua direzione.
Ho lavorato in proprio nel tessile per tanti anni e per ben 3 volte la vita mi ha posto di fronte al bivio del cambiamento. Le prime due non ho avuto il coraggio di cambiare e ho ricostruito con indefessa volontà il mio castello di carte nel mondo del business.
Quando, dopo anni di fatiche, arrivavo a piazzare la bandiera in cima al mio meraviglioso maniero, pregustando il meritato riposo del guerriero, il destino mi faceva crollare tutto. Alla terza volta mi arresi. Dopo mesi di crisi interiore nacque "IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI" e l'Associazione "Centro per lo sviluppo evolutivo dell'uomo". Dopo qualche anno prese forma "IL RITMO DEL CORPO" e con la sua uscita crollò tutto il mondo che avevo costruito: il destino ci mise lo zampino e mi obbligò a continuare in solitaria. Chiusi l'Associazione e firmai un'altra volta la resa. Di nuovo mi trovai a fare i conti con la mia nudità: colsi l'occasione (con l'età si diviene meno testardi o forse solo leggermente più consapevoli) e scavai nei meandri della mia anima.
E tutto si ribaltò nuovamente. Edizioni Mediterranee avrebbe voluto scrivessi il seguito del "Coraggio di ascoltarsi", ma non ci riuscii. Un'urgenza interiore mi spinse a viva forza in un'altra direzione e prese forma un romanzo. 
Tutto da capo. Pubblicherò o non pubblicherò? Non è dato sapere.
Scrivere un romanzo non è come scrivere saggi, per cui potrebbe anche rivelarsi una clamorosa sconfitta. Di cui, evidentemente, non potevo fare a meno.
E nell'attesa di una risposta dalle case editrici, qualche giorno fa mi va in tilt il computer e mi ritrovo senza passato e con un futuro del tutto imprevedibile.
Solo il presente è reale e mi trova libera da zavorre e obiettivi. Qualcosa si è compiuto e qualcosa non è ancora iniziato.
E' l'alba. Ne assaporo i colori e l'intensità. E li ritrovo in me.
Percepisco un fuoco ardere nel mio cuore: è vivace, luminoso e allo stesso tempo rassicurante. Mi accoccolo dinnanzi ad esso  e in solitudine mi preparo alla rinascita. Qualunque essa sia. 
Sento una grande forza in espansione e so che la Luce illuminerà la via. Mi affido.


Pralungo - Torrente Oropa - Foto Donatella Coda Zabetta



mercoledì 2 ottobre 2019

RESISTERE AL CAMBIAMENTO

Ogni giornata inizia con un cambiamento: il risveglio. 

E se riflettiamo su questo particolare, possiamo osservarci proprio al momento del risveglio per conoscere meglio il nostro approccio in relazione al cambiamento.
C'è chi vive il risveglio con tonicità ed entusiasmo, chi non vorrebbe alzarsi mai e chi lo fa con enorme fatica. Poi c'è chi non ha chiuso occhio tutta la notte e darebbe qualsiasi cosa per addormentarsi seduta stante.
Ci sono periodi in cui abbiamo voglia di alzarci, altri in cui solo un tenace atto di volontà ci induce a farlo. Se ripensiamo ai nostri risvegli da questa prospettiva, gli stimoli di riflessione sono numerosi.

Oggi come mi sono svegliato?

Il cambiamento prende forma con il movimento: trasforma la stabilità dell'abitudine e dell'immobilità in qualcosa di nuovo e di sconosciuto.
Per questo il cambiamento spesso fa paura e opponiamo ad esso resistenza. Tendiamo a voler mantenere il più possibile intatta la situazione di cui abbiamo il controllo, anche se non ci soddisfa pienamente. Perdere il controllo ci destabilizza, ci richiede un centro interiore equilibrato e capace della flessibilità necessaria all'apertura verso qualcosa che non conosciamo. 
Quando il nostro centro è traslato su persone, oggetti o situazioni esterne, ecco che la loro mancanza ci manda in tilt. Ci sentiamo in balia degli eventi come una fragile barchetta in un mare in burrasca. Diveniamo ansiosi, tristi, irrequieti, arrabbiati, depressi. Abbiamo dimenticato come avere fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità. Siamo così dipendenti dal mondo esterno da apparire come burattini abbandonati, che in mancanza di qualcuno in grado di tirare i fili al posto nostro, giacciono inerti. 
Quando questo accade, abbiamo una meravigliosa opportunità a nostra disposizione: quella di rendercene conto. Abbiamo la possibilità di realizzare quanto fossimo legati ad un'immagine di noi stessi (di persona di successo, di moglie o  marito, di padre o madre, di figlio o  figlia...), tanto da perdere di vista la nostra identità. Come se il ruolo avesse il potere di definirci. 
Solo con il movimento possiamo manifestarci e conoscerci meglio. Con le nostre scelte, le nostre azioni, i nostri pensieri in relazione alla vita che si dispiega. 
Potremo cadere e rialzarci, affinare la mira, incontrare gioie e dolori, crescere e maturare. E magari un giorno, chissà, risvegliarci per davvero.



Ad uso gratuito (CCO) - Pexels