mercoledì 28 settembre 2016

LA LIBERTA'


"La libertà è un retorico miraggio, finchè è proiezione della dipendenza della coscienza dal sensibile, onde l'uomo si rappresenta la propria autonomia come affermazione di sè nel mondo dei sensi, o come velleità di potenza, o come lattiginoso universalismo mistico: forme diverse di una malattia che finisce sempre col pesare sui più deboli della collettività. 
L'alternativa in sostanza apre il varco alla scelta volitiva dell'autocoscienza: il mondo infero può divenire ambito di realizzazione del mondo supero, grazie allo svincolamento della coscienza dalle forme dell'apparire, che normalmente la condizionano oltre la loro necessaria funzione nella sfera del sensibile. L'apparire, infatti, non parla alla coscienza dell'Io, bensì alla brama, che può manovrare la coscienza in quanto coscienza riflessa."
....
"Le forze del passato si proiettano nell'avvenire come brama, condizionando l'uomo che non le conosce e tuttavia crede di agire indipendente da esse."


Scaligero è un autore molto difficile. Richiede tempo per una comprensione approfondita ed essa  si può realizzare solo se i passi fatti nel percorso la permettono. I suoi scritti sono prezioso scrigno di insegnamento e di riflessione. 
Mi piace questo estratto di Scaligero: lo trovo particolarmente significativo osservando quanto sia faticoso per l'uomo odierno non identificarsi con il mondo sensibile e perseguire al suo interno l'affermazione di sè. La ricerca di un riconoscimento nell'ambito sensibile fa parte della brama che manovra la coscienza in quanto coscienza riflessa e svia l'uomo dalla realizzazione interiore.

martedì 27 settembre 2016

WEBINAIR GRATUITO : DAL CORAGGIO DI ASCOLTARSI AL RITMO DEL CORPO

GIOVEDI' 6 OTTOBRE 2016 alle ORE 21,00
in collaborazione con NouritiMilano.com 
Centro Olistico Online

Cliccare sul link per iscriversi:



Un viaggio interiore fatto di scalini, di salite e di discese, di soste, di ostacoli e di completamenti, di porte da aprire e da chiudere, di dolore e di gioia, di paure e di coraggio, di disagi e di benessere.
Un viaggio meraviglioso, che pur sembrando scontato, come tutte le cose a portata di mano, non lo è mai.
Un viaggio nei pensieri e nella memoria, nei rigidi schemi della mente e del giudizio, nel variegato mondo delle emozioni, delle paure e delle debolezze, 
per imparare ad ascoltarsi, conoscersi, comprendersi ed accettarsi.
Un viaggio nel corpo, per sperimentarne le tensioni, le posture, i movimenti e gli automatismi, e maturare la consapevolezza necessaria a trasformarli.
Un viaggio nel cuore alla riscoperta di chi siamo per tornare ad amarsi con totalità e vivere ogni giorno con empatia e spontaneità, in armonia con la natura e con tutto ciò che ci circonda.
Un viaggio di esperienze individuali, di crescita e di condivisione, unico, ma allo stesso tempo parte di una rete di percorsi, dove ogni nodo è indissolubilmente collegato a tutti gli altri ed ogni elemento esiste in quanto in comunicazione con tutti gli altri.
Nel webinair vorrei condividere la mia avventura ed ascoltare le vostre, per guardare alle cose cambiando prospettiva e crescere insieme.
Da cuore a cuore.

domenica 25 settembre 2016

LA CONDIVISIONE

In questi giorni sto leggendo l'autobiografia di Lowen - Onorare il corpo - e mi sono soffermata a riflettere sul concetto di condivisione per comprendere meglio le difficoltà, di cui io stessa ho fatto esperienza, che si manifestano spesso  in questo passaggio di cuore. 
Lowen scrive: "Per gran parte della mia vita ho lavorato per rimettere il corpo al suo posto, in posizione centrale nella gerarchia della personalità, come fondamento del nostro essere e base della nostra sessualità. Perchè non avevo chiarito la mia posizione quando avevo creato l'approccio bioenergetico per la comprensione e il trattamento dei problemi emozionali? La risposta sta nella mia struttura di personalità, che è divisa a sua volta. La mia identificazione con il corpo è sempre stata a livello di sopravvivenza e di piacere, mentre quella con la mente era basata sul successo e sulla superiorità. Era solo a livello della mia capacità individuale che potevo dimostrare di essere bravo come gli altri, se non migliore."
In queste parole vi è un messaggio importante. Se non vi è chiarezza in noi difficilmente saremo in grado di trasmetterla ad altri. Inoltre, se non avremo elaborato in profondità le nostre debolezze, queste condizioneranno inevitabilmente le nostre parole e il nostro agire. Questo potrebbe dar adito al pensiero che non si è mai pronti a condividere e devo ammettere che questo pensiero è stato il mio primo blocco nella scelta della stesura del "Coraggio di ascoltarsi". Gli eventi hanno agevolato il mio mettermi in gioco permettendomi di elaborare la debolezza che mi tratteneva.  Le esperienze dolorose che hanno caratterizzato la mia scelta di condivisione, hanno altresì delineato i passaggi più importanti della mia crescita. Le persone che si sono avvicinate a me nel tempo sono sempre state uno specchio con cui condividere un tratto di percorso per imparare reciprocamente le une dalle altre: si trattava infatti delle persone con cui ero pronta a lavorare. Questa reciprocità si manifestava in entrambe le direzioni all'inizio della relazione, ma se la crescita non era condivisa portava inevitabilmente alla separazione dei percorsi per aprire nuove vie. Il mio ego subì in questi continui passaggi di condivisione e divisione un'importante limatura. Questo processo favorì la crescita della consapevolezza e con essa del discernimento. L'unicità e i tempi di maturazione individuale sono valori inalienabili della persona. Questa presa di coscienza deve dirigere pensieri, azioni e sentire. E spesso il silenzio è la miglior risposta.



martedì 20 settembre 2016

RIFLETTIAMO SUL POTERE

" Più potere abbiamo, più ci sembra di sentirci sicuri. Chi confida nel potere ha sempre l'impressione di non averne abbastanza per una sicurezza totale. E questo perchè la sicurezza totale non esiste. E il nostro potere sulla natura o sui nostri corpi è certamente limitato. 
....
La fiducia nel potere come garanzia di sicurezza è un'illusione che mira la vera fede nella vita e conduce inevitabilmente alla distruzione. A parte il fatto che non si riesce mai ad avere abbastanza potere, c'è anche la possibilità di perderlo. Al contrario della fede, il potere è una forza impersonale e non fa parte dell'essere di una persona. Può passare ad un'altra persona o ad un'altra nazione. Siccome il potere è concupito, chi lo possiede è oggetto di invidia. Se non altro, non può riposare tranquillo e sicuro, perchè sa che altri stanno eternamente tramando per toglierglielo di mano. Così il potere crea una strana contraddizione: mentre sembra fornire un certo grado di sicurezza esterna crea uno stato di insicurezza sia nell'interno dell'individuo, sia nei rapporti con gli altri."

Lowen - La depressione e il corpo



Bellissima riflessione di Lowen. In una realtà in cui molti ricercano il potere nella materialità si è perso di vista il potere interiore della libera scelta. 
La nostra attenzione puntata all'esterno ci distoglie dalla consapevolezza di sottostare a molte delle situazioni in cui siamo coinvolti per l'incapacità ad assumerci la responsabilità di una scelta al di là degli schemi dell'educazione e del giudizio. Abbiamo  così paura di perdere l'immagine che ci siamo costruiti da soffocare la nostra natura più profonda in favore di un potere illusiorio che ci faccia sentire vivi. 

domenica 18 settembre 2016

IO NON SONO UN'IMMAGINE

Non mi identifico con l'immobilità di uno scatto, di un ruolo, di un'idea.
Fluisco con la vita e mi espando con essa.
I miei occhi specchiano i mutamenti della mia anima,
 i pensieri, le parole e i movimenti seguono il sentire.
Vivo il presente cercando chiarezza nella consapevolezza,
 accogliendo ogni esperienza.
Vivo la trasformazione:
cammino, cado, mi rialzo, osservo, mi fermo, riparto, cresco
senza rimpianti e senza aspettative.
Vivo nel mondo,
ma ascolto il mio cuore.






sabato 17 settembre 2016

UN ATTO D'AMORE


Un atto d'amore è un'espressione di fede, forse la più sincera che si possa dare. Nell'atto d'amore, una persona apre il proprio cuore ad un'altra e al mondo. Tale azione, che riempie la persona di una gioia inesprimibile, la espone anche ad una ferita profonda. E' possibile, quindi, solo se la persona ha fede nell'umanità comune dell'uomo e nella comune natura di tutti gli esseri viventi. La persona che non ha fede non può amare e la persona che non può amare non ha fede.


Belle queste parole di Lowen, indipendentemente dal fatto che possano essere condivise o meno. Forse per maggior apertura si potrebbe sostituire alla parola fede il termine fiducia. 
In ogni azione quotidiana che scegliamo di portare avanti è insita la fiducia. Fiducia in noi stessi e negli altri, se ne sono coinvolti. E' questa stessa fiducia a generare la gioia che la possibilità di condividere noi stessi ci offre. 
L'atto d'amore si manifesta quando l'azione cessa di essere soggettiva e diviene oggettiva, parte cioè dal cuore e rispetta sia chi la opera sia chi la riceve o ne è toccato. 
Quando entra in gioco la ferita di cui parla Lowen? 
Quando l'atto d'amore non è compreso, valorizzato ed accolto. La persona che l'ha manifestato ne resta profondamente colpita e l'esperienza può aumentare o diminuire la sua fede. 
L'elaborazione e l'accettazione del vissuto è, a mio avviso, sempre fonte di grande crescita. Una crescita tesa a comprendere sempre più in profondità cosa significhi amare. 
Se il mio atto d'amore fosse totalmente disinteressato si manifesterebbe come un'espressione spontanea del cuore e non nutrirebbe alcun tipo di aspettativa.  
A ferirci è il tradimento delle nostre aspettative e, quindi, l'atteggiamento egoico sotteso alla condivisione.

venerdì 16 settembre 2016

INGENUITA'


L'ingenuità deriva da una negazione inconscia dei fatti della vita ed in particolare dei fatti della propria vita, delle proprie privazioni e delusioni. L'effetto della negazione è di lasciare l'indivisuo aperto a delusioni analoghe nella vita adulta. L'ingenuità non esclude che la persona mostri una certa astuzia nella vita. Infatti, le due cose vanno insieme, l'ingenuità in questi casi si rivela nei settori in cui opera la negazione, mentre l'astuzia si riscontra in altri settori della vita.
L'ingenuità non va confusa con l'innocenza. Una persona innocente manca dell'esperienza con cui giudicare atteggiamenti o azioni. L'innocente è esposto al disinganno, ma imparerà presto dalla sua delusione. L'individuo ingenuo ha avuto l'esperienza di essere stato ferito da una delusione, ma ne nega il significato. Inoltre l'ingenuo si espone alla delusione perchè non è in grado di riconoscerne la natura. L'ingenuità è una forma di autoinganno a cui è costretta a ricorrere una persona  che viene delusa e non può o non si azzarda a riconoscere la verità. In tale situazione si può essere costretti a stare al gioco perchè non si hanno alternative. Ma, se si sta al gioco si può finire col pensare che quel gioco sia la vita, che le regole del gioco siano le regole della vita e che il fatto di vincere o di perdere rappresenti il significato della propria esistenza."

Questo estratto di Lowen è particolarmente significativo, almeno per me. E credo sarà spunto di attenta riflessione anche per coloro che tendono a ripetere le stesse esperienze per evidenti fette di prosciutto davanti agli occhi. Quelle stesse fette che quando cadono ci lasciano attoniti di fronte all'evidenza.
Essendo io stessa un caso clinico evidente in quanto la mia fiducia incondizionata nelle potenzialità del prossimo sovrasta di gran lunga l'impatto generato dalle sue debolezze, ho attinto dalla spiegazione di Lowen un ottimo spunto su cui meditare. 
Ci sono ferite affettive così dolorose da indurci a negare il vissuto per sopravvivenza e portarci a fare delle regole del gioco infantile delle regole di vita. Questo negare l'esperienza mi ha fatto molto sorridere (sempre a parlare di consapevolezza e poi mi scivoli sulla buccia di banana e sulle fette di prosciutto!) e mi ha confermato la profondità delle parole di Lowen. 
Il mio stato post-svelamento vacilla, infatti, tra lo stupore "Non è possibile sia accaduto veramente!", la fustigazione "Sei proprio ingenua", l'incredulità "Ecco, si ricomincia da capo" e la rassegnata tristezza "Forse dovevo passarci in mezzo per forza". E proprio la rassegnata tristezza ha acceso nella mia testa una lampada da 6000 volt e sta illuminando la consapevolezza che questo gioco deve essere riposto per ricercare l'equilibrio, quello sostenuto dal discernimento. 

giovedì 15 settembre 2016

IL GRANDE ALBERO

Oggi voglio condividere una fiaba meravigliosa
(Paola l'ha scritta per il suo Maestro Baba Bedi XVI)
Paola Neyroz ha un sito http://www.ilgiocatoredicarte.it
il cui nome è tratto dal suo ultimo volume che è altrettanto meraviglioso.

Il Grande Albero

Questa è la mia storia. Un po' della mia storia.
Quella vissuta nella grande radura, radura in cui sono cresciuto, ai piedi del Grande Albero.

Questa è anche la sua storia. un po' della sua storia.
Quella parte accessibile a un fiore, un piccolo fiore quale io sono.
Un fiore della terra. Un fiore sbocciato accanto al Grande Albero.

Quando giunsi nella radura ero una pianticella vispa e determinata. Alcune foglie erano un po' schiacciate e le radici, a volte, si facevano sottili sottili, ma avevo voglia di vivere e incontrare il mondo.
Quando vidi il Grande Albero qualcosa si mosse nel mio piccolo cuore e le mie radici presero a impiantarsi nell'humus ricco e umido in cui il tronco entrava saldo e forte.
Fu bellissimo.
Trovai i minerali, trovai l'acqua e tutto in me si fece verde e chiaro. Tutto in me si fece ascolto, si fece attenzione, si fece gioia nel contatto con l'Albero.
La radura era affollatissima.
l'Albero era alto e maestoso, io riuscivo appena a intravedere i suoi rami più alti e sentivo mille uccelli che saltellavano fra di essi, vedevo i loro nidi tra le foglie. Essi cinguettavano in continuazione, svolazzandogli intorno, si riparavano tra quella fitta vegetazione, pronti poi a volare via nel mondo e a ritornare.
C'erano uccelli migratori che tornavano periodicamente, altri che si riposavano durante i loro lunghi spostamenti. C'era anche un aquila che veniva dalle vette coperte di neve. Talvolta l'ho udita, mentre annunciava il suo arrivo. La sua ombra copriva il sole e si posava sempre sulla cima dell'Albero.
Ma non c'erano solo uccelli! C'erano anche farfalle e insetti.
Le prime non volavano tra i rami alti, ma in quelli più vicini all'erba e molti insetti, invece, si muovevano sul tronco e ne conoscevano tutte le striature. Le formiche, poi, erano proprio sulla terra, intorno alle radici esterne. Esse si muovevano sulla corteccia, ne udivano il gemito quando il vento soffiava forte.
Esse non conoscevano le foglie, non ascoltavano il fluire in esse della linfa, tuttavia il Grande Albero era tutta la loro vita e quelle rugosità piene di profumo erano tutto ciò che interessava loro dell'Albero, tutto ciò che erano in grado di cogliere.
La corteccia era anche avvolta da un'edera e da qualche altro rampicante di cui non so il nome (non riuscivo a vederli, erano dall'altra parte del tronco). Essi strisciavano sull'albero e ne conoscevano la forza e la solidità, assorbivano il suo calore e ne seguivano il ritmo.

Il Grande Albero, tuttavia, non era solo questo. Le sue radici profonde attraversavano strati di terre, fino a raggiungere venature d'acqua limpida e fresca. Quell'acqua amava anch'essa l'Albero, ne amava l'intreccio sottile delle radici e il loro insisnuarsi continuo e sicuro. Amava la loro danza che l'attraversava e proseguiva per scendere più in basso, ancora più in profondità.

Già, la radura era affollatissima.
Altri fiori crescevano accanto all'Albero e erbe profumate e muschi vellutati. Altri animali venivano a brucare l'erba, altri si riposavano all'ombra dei rami.

Ma, perchè, perchè tutti amavano così tanto quell'Albero?
Ebbene dovete sapere che il Grande Albero cantava.
Cantava una melodia meravigliosa che tutti ascoltavano affascinati.
Il vento stesso quando lo attraversava, vibrava di un eco differente e questo suono dolce e forte si trasmetteva dalla linfa alle foglie, alla corteccia, ai rami, alle radici e tutto, tutto vibrava.
Vibravo anch'io, vibravo con tutto me stesso, mentre le mie foglie si aprivano alla luce e alla rugiada della vita, mentre tutto di me stesso entrava in sintonia.
E spesso, spesso, poi, l'albero mi guardava.
Io non so, non so come facesse a guardarmi, non so se quello sguardo che io vedevo era quello che vedevano gli uccelli o le altre piante o l'acqua nella terra.
Non so dire come, ma lui mi guardava. Vedeva in me.
E in quei momenti io mi risvegliavo, le mie radici si facevano più solide e si insinuavano in profondità, le mie foglie si aprivano, il mio cuore traboccava di gioia.
Ebbene sì, anche le piantine hanno un cuore e il mio cuore batteva, il mio cuore sentiva. Allora mi prendeva una gioia così grande che non potevo contenere e, un giorno, un bellissimo giorno di primavera, successe un miracolo.

Fiorii.
Io che mi conoscevo come pianta, ormai verde e sicura, mi conobbi come fiore. Vidi una corolla dorata aprirsi su uno stelo e sentii petali azzurri espandersi al sole. Sentii ancora lo sguardo del Grande Albero. Sentii la sua voce cantare nella terra e nell'aria. La sentii cantare dentro di me.

Fiorii. Come non avrei mai creduto possibile. Fiorii.

Fu un periodo intenso e meraviglioso.
La mia corolla seguiva il sole e la luna, ascoltava la pioggia che filtrava tra i grandi rami dell'Albero, osservava la radura e il mondo intorno.
Il mio cuore cantava e il Grande Albero continuava a diffondere nell'aria il suo profumo.

Fu un periodo meraviglioso ...


Baba Bedi 

martedì 13 settembre 2016

I PASSAGGI FISICI

Nel percorso verso la consapevolezza può capitare di dover affrontare passaggi che coinvolgono la fisicità in modo consistente, con stati di malattia o dolori. 
L'ho compreso dopo aver verificato che il mio lavoro di anni su certe dinamiche si risolveva completamente solo a seguito di un disagio fisico guarito. I sintomi comparivano improvvisamente verso la fine del passaggio, acuti e debilitanti, per risolversi in modo altrettanto veloce con la comprensione del messaggio ad essi legato. A volte è stato necessario un vero e proprio percorso nel dolore per venirne fuori, ma è sempre la risoluzione del disagio e il ritorno ad uno stato di benessere a decretare il completamento del passaggio (la frattura del polso sinistro dello scorso anno, ad esempio, con tutta la serie di complicazioni mediche ad essa collegate, mi ha svelato un mondo e ha aperto le porte ad un  lavoro introspettivo di grande profondità).
Il corpo specchia sempre con grande precisione la nostra interiorità e il suo dolore ne manifesta i nodi irrisolti o risolti "solo mentalmente".
A volte può capitare di essere convinti di aver elaborato a sufficienza una propria paura e debolezza, avendo lasciato andare il dolore o le dinamiche ad essa collegate, quando improvvisamente il corpo esplode con un segnale forte e chiaro a ribaltare il sentire. Passato lo shock iniziale del dover ricominciare da capo a lavorare sulla stessa dinamica, sarà proprio lo stato di armonia ritrovata a decretare  il completamento del passaggio.
Nel persistere della malattia sono insite le nostre resistenze, proprio quelle con cui dobbiamo fare i conti per andare oltre. Resistenze spesso associate ad attaccamenti e schemi mentali che fatichiamo a lasciar andare. E con il corpo le giustificazioni mentali non funzionano affatto. Possiamo raccontarcela finchè vogliamo, ma solo quando la nostra scelta avrà radici profonde, il corpo ritroverà la sua armonia.
Anche dal punto di vista energetico è comprensibile uno stato di sfinimento fisico temporaneo: per aumentare il proprio livello di consapevolezza è infatti necessario un apporto addizionale di energia che attinge a tutte le risorse individuali (incluse quelle fisiche) per manifestarsi. 
Il corpo è sempre un prezioso alleato nell'aiutarci a far chiarezza, in quanto punta i riflettori su fattori che magari non avevamo considerato per cambiare la nostra prospettiva di osservazione e, conseguentemente, il nostro livello di consapevolezza.





domenica 11 settembre 2016

L'ACCETTAZIONE DELLA PROPRIA UMANITA'

"Lo sforzo verso la perfezione riduce l'umanità di un individuo
e diviene autodistruttivo.
Può ottenere soltanto lo scopo di far apparire meno che perfetta un'altra persona."



La rigidità che scaturisce dallo sforzo verso la perfezione è una gabbia che soffoca il respiro della spontaneità, della flessibilità e dell'empatia, e rende l'uomo schiavo delle sue aspettative e di una visione a senso unico della realtà.
La libertà nasce dall'accettazione di se stessi e della propria umanità. 
L'accettazione nasce dall'accoglienza delle proprie debolezze, al di là della paura inconscia che esse scatenano di poter essere feriti più facilmente. Questo passaggio trasforma le debolezze in forza interiore, aprendo la comprensione in direzione dell'empatia e liberandola dall'approccio soggettivo determinato dall'ego e dalle sue aspettative. 
Impariamo a cambiare prospettiva, trovando il coraggio di ascoltarci per accogliere come un dono prezioso la nostra "imperfetta" e meravigliosa unicità. 

venerdì 9 settembre 2016

GRANDE ALBERO

Grande albero, 
quanta storia tra le tue foglie,
quante difficoltà superate, scolpite nel tuo tronco,
quanta forza nelle tue profonde radici.
L'osservarti mi è prezioso.
L'ascoltarti mi riempie.
L'ombra della tua folta chioma mi ristora.
In silenzio mi collego al cuore. 


Foto D. CODA ZABETTA

domenica 4 settembre 2016

RODI, UN MONDO DI RICORDI

Sono stata a Rodi ed è stata un'esperienza ricca di impressioni emotive molto forti determinate dal rivivere ricordi e simboli emersi in meditazione 5 anni fa.
Oggi desidero condividere proprio una di queste meditazioni perchè solo ora comprendo il profondo significato della riscoperta di identità sepolte. Come avrete letto nel blog precedente mi sono apprestata a fare questo viaggio per completare un passaggio nel mio percorso evolutivo ed è stato proprio lo shock emotivo a far emergere quella forza interiore necessaria al suo superamento.
La fisicità ne ha risentito per l'impiego della grande quantità di energia indispensabile al dispiegarsi del passaggio e attraverso i suoi segnali mi ha accompagnato nella comprensione della "morte" di una parte della personalità per una rinascita sempre più consapevole. 
Il libro che mi ha accompagnato in questo impegnativo percorso è "Frammenti di un insegnamento sconosciuto di Ouspensky. Un libro che avevo iniziato tempo fa, ma che non ero ancora pronta a comprendere, ragion per cui giaceva in biblioteca in attesa. Ora ne ho solo potuto intuire le grandi potenzialità, ma la sua lettura mi ha donato la chiarezza  necessaria a comprendere quello che stavo vivendo. 
Allego la meditazione di cui sopra che contiene parole preziose che evidenzio in rosso:

MEDITAZIONE del 18/09/2011

La riscoperta di identità sepolte nella memoria aiuta nel riconoscimento della forza interiore che ci appartiene e ci rende consapevoli delle nostre attitudini a perseguire un compito che, a prima vista, ci può apparire impossibile. La natura di Luce dell’origine attinge la sua forza dalla purezza d’intento dell’incarnazione e la nobilita attraverso l’azione consapevole. La mancanza di informazioni spesso ci rende vulnerabili, ma la fede ci è compagna fedele e strumento necessario di realizzazione al di là della conoscenza. La purezza risiede nel cuore, nella sua chiarezza e determinazione, non nella conoscenza. La conoscenza è insita nel cuore e si manifesta quando l’azione lo richiede. La semplicità è alla base della crescita, non l’articolata ricerca di segreti. Non ci sono segreti nel cuore. L’apertura è determinante nel permettere l’accesso alle vie del cuore. L’umiltà è necessaria.
Questo è dato sapere.


Foto di particolare del Museo Archeologico (Ospedale dei Cavalieri) di Rodi