Oggi ero particolarmente in crisi in merito ad un progetto che sto portando avanti. La percezione provata era quella di essere rinchiusa in una scatola senza via d'uscita.
Quando mi capita di trovarmi in situazioni simili mi metto in meditazione per aprirmi a nuove prospettive di osservazione.
Quando ci si sente chiusi in una scatola si tende, infatti, a focalizzarsi sulle pareti e sul soffitto della stessa acuendo il senso di impotenza provato.
In meditazione, al contrario, tutto è possibile e il punto di partenza è proprio quello di stare nel disagio.
Mi sono vista nella posizione del loto sulla base della mia scatola chiusa e l'ho osservata cercando di immaginare una via d'uscita al di là dei limiti della razionalità.
Subito ho immaginato di avere un taglierino e di agire sui quattro spigoli verticali. Non ho risolto nulla: a seguito di un'ulteriore azione tesa a creare un varco attraverso gli spigoli, il soffitto mi cadeva sulla testa.
Ho immaginato di tagliare due spigoli opposti, ma l'esito è stato lo stesso.
Perchè non tagliare il soffitto? Sbam, tutto intero sulla testa.
Al che ne ho tagliato metà e mi sono riparata dalla caduta della metà tagliata sotto a quella rimasta intatta. Poi ho appoggiato la metà tagliata a quella rimasta intatta per salire sopra la scatola e ho nuovamente utilizzato la parte tagliata per scendere dalla scatola dalla parte opposta.
Ce l'avevo fatta. Avevo la risposta che serviva ad uscire dall'impasse del mio progetto.
Ovviamente non starò a spiegarvi il significato recondito della meditazione, ma questo esercizio si è rivelato funzionale a disgregare il senso di impotenza provato.
A chi di voi non è mai capitato di sentirsi rinchiuso in una scatola?
Provate a fare una meditazione di questo tipo, accantonando il problema, per stare nel disagio.
Sono certa vi saranno vie d'uscita funzionali per ciascuno di voi. In fondo si tratta solo di una scatola.
Buon lavoro!
Foto Donatella Coda Zabetta