mercoledì 29 maggio 2019

IN UN MONDO QUADRATO

In un mondo quadrato i cerchi, le linee sinuose, i triangoli, i parallelogrammi e i poligoni 
non hanno vita facile. 
Non quadrano. 
Molto semplicemente. 
E se non quadri sei escluso. 
I lati devono essere tutti uguali e gli angoli devono essere di novanta gradi.  
Figuriamoci i cerchi che di angoli non ne hanno neppure uno! 
Sono i peggiori. 
Rotolano via che è una meraviglia. 
I triangoli poi con quel vertice supponente all'insù 
che cerca di far quadrare gli estremi
sono gli incompresi per eccellenza.
I parallelogrammi fanno del loro meglio per adeguarsi,
ma tira di qua e tira di là,
imperfetti rimangono.
Le linee sinuose 
scivolano e si intrufolano ovunque: 
sono dei veri catalizzatori di rabbia.
E i poligoni con le loro facce multiple
non sai mai dove metterli.
In un mondo quadrato i cerchi, le linee sinuose, i triangoli, i parallelogrammi e i poligoni
non hanno vita facile. 
Non quadrano.
E quando tutto deve quadrare
tutto deve essere uguale e conforme.
Non c'è spazio per unicità e accettazione.
In un mondo quadrato
la politica è "Il grande fratello" delle stelle.



Foto di Sindre Strøm da Pexels

mercoledì 22 maggio 2019

QUANDO SI ATTRAVERSA UN GRANDE DOLORE

Quando si attraversa un grande dolore
tutta la nostra energia viene convogliata nell'affrontarlo.
Per questo motivo formiamo naturalmente una barriera che ci difenda da ingerenze esterne.
Non abbiamo la forza di fare altro che chiuderci in noi stessi
e galleggiare nel fiume emotivo che ci travolge.
Questo passaggio richiede tempo, pazienza e tanta forza,
fino al giorno in cui ci svegliamo stanchi, ma con uno sguardo diverso,
meno adombrato dalla tempesta che abbiamo attraversato.
Ecco che siamo pronti a dare nuovamente una sbirciatina all'esterno.
Lo facciamo con cautela e con l'inconscia paura di soffrire ancora.
Così chiudiamo il nostro cuore  a doppia mandata in uno scrigno ben custodito.
Avanziamo a passettini e con circospezione
scrutando con la lente d'ingrandimento ogni cosa.
Ci portiamo dietro la barriera che ci siamo costruiti per proteggerci
e senza accorgecene non lasciamo entrare nè uscire nulla.
Siamo inscalfibili e rigidi,
ma, ahimè, anche aridi.
Rendersene conto è importante
per poter abbandonare un approccio alla vita non più funzionale.
Sopravvivere è fondamentale,
ma vivere è un'altra cosa.



Ad uso gratuito (CCO) - Pexels 

martedì 21 maggio 2019

APRIRSI AL MONDO

Sono uscita di casa e ho incontrato rabbia. 
L'ho vista avvicinarsi da lontano, con quel suo fare infuocato 
e ho avuto paura che quel fuoco incendiasse anche me. 
Ho svoltato l'angolo e mi sono trovata davanti tristezza 
e ho avuto paura che la sua nuvola di pensieri cupi avvolgesse la mia anima. 
Sono entrata in un bar e mi sono trovata davanti odio
e ho avuto paura che la sua lama tagliente portasse anche me ad impugnare la spada.
Ho scelto di recarmi ai giardini,
ma li ho trovati spogli di gioia e di amicizia;
anche i bambini facevano giochi di guerra e di esclusione.
Ho avuto paura di dimenticare la spontaneità.
Rientrando ho incontrato dolore, passeggiava a braccetto con invidia.
Ho avuto paura che il virus della loro disperazione mi contagiasse.
Quando ho richiuso la porta di casa 
mi sono sentita al sicuro
e ho compreso che chiudersi in se stessi era naturalmente più semplice
di fronte all'intensità di quelle emozioni.
Solo uno stato di presenza consapevole mi avrebbe permesso 
di camminare in equilibrio nel mondo
senza farmi travolgere dalla sua confusione.
Così ho pensato di mettere salde e forti radici
prima di avventurarmi al suo interno.
Quando sono uscita nuovamente non è stato facile 
e la tentazione di tornare a casa è stata grande.
Ho cercato amore e rispetto per le vie della città senza trovarli,
poi ho guardato nel mio cuore e vi ho trovato due piccoli semi.
Mi sono apparsi così fragili e indifesi 
che ho avuto paura di perderli viaggiando.
Così sono rimasta in stazione per un po'
indecisa se prendere il treno della vita:
sapevo bene che avrei incontrato odio, rabbia, dolore, invidia, tristezza, disperazione.
Fu a quel punto che scorsi il piccolo seme che era rimasto nascosto dagli altri due.
Un piccolo seme scintillante:
il seme della fiducia.



Foto di Gelgas Airlangga da Pexels








lunedì 20 maggio 2019

CI SONO MOMENTI E MOMENTI

Ci sono momenti e momenti. 
Ci sono i  momenti in cui senti il bisogno di stare solo, 
di chiuderti in te stesso per poterti ascoltare e comprendere nel silenzio della tua interiorità. 
Ci sono i momenti in cui hai voglia di leggerezza e di due risate senza impegno. 
Ci sono i momenti in cui il tuo corpo reclama attenzioni e ha la priorità. 
Ci sono i momenti in cui la famiglia non lascia spazio a nient'altro. 
Ci sono i momenti in cui il dolore è parte di te e non ci puoi fare nulla. 
Ci sono i momenti in cui il tempo con gli amici è prezioso.
Poi ci sono i momenti in cui ti senti pronto a condividere quello che hai imparato.
E io ci sono dentro.
Non so come si manifesterà la mia condivisione:
saranno gli eventi ad indicarmi la via. 
 In apertura di cuore, accolgo.


Foto di Rakicevic Nenad da Pexels




martedì 14 maggio 2019

LE ESPERIENZE SI ALTERNANO

Quando viviamo una bella esperienza vorremmo non finisse mai.
Quando viviamo un'esperienza dolorosa vorremmo finisse al più presto.
E la vita fa quello che vuole.
Esperienze belle e dolorose si alternano inseguendo un percorso segreto
la cui comprensione ci è preclusa.
A volte il significato di quanto viviamo ci si svela con il tempo,
altre volte no.
Noi ci arrabbiamo, ci disperiamo, ci ribelliamo o ci deprimiamo
di fronte alle svolte del destino
e sfoderiamo tutto il nostro campionario di resistenze al cambiamento.
Il rimetterci in discussione è faticoso,
fare i conti con l'instabilità anche,
crescere lo è ancor di più.
Eppure ogni esperienza ha un inizio e una fine
così che la vita sia una meravigliosa avventura 
tutta da sperimentare.


lunedì 6 maggio 2019

LA CALMA DEL CUORE

Abituati a correre, a pensare e a parlare troppo, ci siamo ritrovati con un'irrequietezza di fondo che non ci abbandona mai. Anche quando ci fermiamo o possiamo riposare.
Il corpo è teso e fatica a rilassarsi e la mente ci inonda di ogni sorta di  rimuginazioni.
Rallentare il respiro per ampliare uno spazio di apertura non è più naturale, ma ci richiede concentrazione. Una concentrazione a cui non siamo più adusi e che svapora velocemente annegata dal fiume di pensieri che la inonda. Anche il corpo ci rimanda a gran voce il suo disagio quando tentiamo di approfondire il respiro ed evidenzia lo stato di rigidità che lo immobilizza.
Percepiamo il battito del cuore quando siamo agitati o in apnea, ma abbiamo smesso di percepire il suo ritmo naturale.
Abbiamo dimenticato la calma del cuore e con essa abbiamo dimenticato la nostra individualità.


Foto di Hassan OUAJBIR da Pexels

giovedì 2 maggio 2019

INSEGUENDO IL SOGNO DI ESSERE SE STESSI

Capita a volte di fermarsi e di rendersi conto che ci si comporta in funzione dell'idea che si ha di se stessi. Un'idea maturata nel tempo a seguito dell'esperienza.
L'esperienza infantile ci ha indotto ad assomigliare ai modelli che ai nostri occhi di bambini  ci sembravano migliori e, allo stesso tempo, ad allontanarci da quelli che ci apparivano come deludenti.
L'esperienza adolescenziale ci ha buttato nella mischia confondendoci le idee nel tentativo di essere accettati dal gruppo.
In ambito lavorativo abbiamo imparato il compromesso e abbiamo fatto i conti con il controllo.
Insomma, può capitare che l'immagine che vogliamo trasmettere non ci appartenga, ma sia un patchwork di tessere che ci siamo cuciti addosso crescendo. E quando lo si realizza si inizia a percepire il peso della coperta di Linus che ci trasciniamo dietro.
E alla fatidica domanda: "Ma chi sono veramente?" ecco arrivare la crisi.
E' difficile depurare il sentimento dal filtro della razionalità. Se ci si focalizza su una scelta in particolare, ad esempio, ci si rende conto di quanto essa sia condizionata dalle nostre paure, dalle nostre fragilità e dalle nostre aspettative. Se potessimo decidere di pancia probabilmente andremmo da tutt'altra parte. E perchè non abbiamo il coraggio di seguire il sentire? 
Perchè siamo dei cagasotto diamantati. Amiamo la quiete dell'abitudine e guai a chi ci tocca la parvenza di stabilità che essa ci trasmette. 
Mettersi in gioco è faticoso. Essere se stessi lo è ancor di più.



Ad uso gratuito (CCO) - Pexels