lunedì 26 febbraio 2018

QUANDO NON SAI DOVE ANDARE, FERMATI

Quando non sai dove andare,
fermati.
Se ti fermi di fronte ai tuoi dubbi
puoi osservarli.
Se ti fermi in mezzo ai tuoi pensieri
puoi ascoltarli.
Se ti fermi insieme al tuo corpo
puoi percepirne tensioni e rigidità.
Stare fermo ti mette a disagio?
Vivi il disagio,
 sprofonda in esso.
Non si può esplodere di disagio,
ma si può divenirne consapevoli.
Se conosci il tuo disagio
sei libero di scegliere
se conviverci o lasciarlo andare.




Foto Donatella Coda Zabetta
Pralungo





mercoledì 21 febbraio 2018

SMETTI DI PENSARE E LASCIATI ANDARE

Smetti di pensare e lasciati andare. 
Smetti di preoccuparti e vivi.
Non limitarti a pensare di vivere.
Vivi con la disponibilità d'animo
all'ascolto e alla manifestazione.
Vivi con creatività.
Abbandonati, 
scorri,
segui il flusso.
Lascia che sia.
Con amore.





lunedì 19 febbraio 2018

CREA IL COPIA E INCOLLA

Oggi sono dissacrante e voglio puntare i riflettori sulla moda del creare il copia e incolla. 
A cosa mi riferisco? 
Al fatto che si legga un post interessante, se ne estraggano i contenuti personalizzandoli e, a seguire, si postino come parto personale. Esiste anche chi non cambia proprio nulla a parte la firma dell'autore e copia e incolla spudoratamente il tutto (casi clinici più gravi). 
Il passaggio esclude naturalmente ogni sorta di apprezzamento al post originario. 
Perchè è così difficile condividere un'idea che piace se non si è in grado di partorirla da soli?
Dov'è finita l'unicità individuale? 
Che senso ha acquisire visibilità come clone di qualcun altro?
Ho pensato spesso alle motivazioni del meccanismo "Crea il copia e incolla". 
Si tratta di onestà verso se stessi. Gli altri non sanno, ma io sì. 
Cosa spinge una persona a legarsi ad un'immagine illusoria di sè in modo così eclatante da metter su un piatto della bilancia la propria dignità personale? 
Cosa c'è sull'altro piatto della bilancia? 
L'insicurezza? 
La non accettazione di se stesso? 
Il senso di inadeguatezza? 
Le aspettative di visibilità?

Vorrei sapere cosa ne pensate voi.
Da buon scorpione, dò formalmente il via alle danze del "Crea il copia e incolla".









domenica 18 febbraio 2018

IL BISOGNO DI AFFERMAZIONE

Spesso cerchiamo di soddisfare il nostro bisogno di affermazione con un'azione precisa che si dispiega nella materialità (accettando un posto di lavoro più prestigioso, acquistando un immobile, inserendoci in un contesto politico...): cerchiamo in questo modo di dimostrare a noi stessi che esistiamo e che abbiamo un valore e  un posto ben preciso nel mondo.
Spesso accade allo stesso tempo che la realtà si dispieghi ai nostri occhi come una corsa ad ostacoli che affrontiamo imperterriti con la convinzione di poter soddisfare quel bisogno che sentiamo prudere imperiosamente dentro di noi.  Se fossimo oggettivi, molleremmo il tiro e accoglieremmo i dubbi emergenti di fronte agli ostacoli come segnali importanti ad indicarci che la via non è quella. Purtroppo in questa situazione abbiamo un atteggiamento altamente soggettivo essendo talmente offuscati dal bisogno di affermarci e di rivendicare il nostro potere e posto nel mondo, da perderci nelle sue ombre. Siamo certi che la soddisfazione materiale del bisogno sia fisiologicamente necessaria al nostro benessere.
Il protrarsi della nostra corsa ad ostacoli sarà, quindi, direttamente proporzionale alla nostra ostinazione e il momento della resa sarà dettato dall'esaurimento delle nostre energie.
La resa sarà come sempre fonte di risveglio. 
La comprensione che l'azione non è necessaria all'essere sarà il passaggio successivo.  
Il bisogno di affermazione è già soddisfatto nel momento stesso in cui io sono. 
Gli ostacoli incontrati nella materialità per soddisfare questo bisogno sono la manifestazione delle nostre resistenze ad accettare la libertà dell'essere. 
Il raggiungimento del nostro obiettivo materiale risolve, infatti, solo temporanemante il bisogno del nostro ego e un nuovo bisogno prenderà vita nel breve termine coinvolgendoci in un'eterna corsa ad ostacoli che abbiamo l'ardire di chiamare vita.
Il bisogno sotteso all'ego ha radici ben più profonde ed è soddisfatto dalla consapevolezza che nulla deve essere raggiunto perchè già è.
Oggi forse mi sono ingarbugliata: portate pazienza e che sia un buon giorno nella comprensione di  se stessi.






venerdì 16 febbraio 2018

GIRO GIRO TONDO

Vi è mai capitato di avere l'impressione di girare in tondo e veder scorrere i giorni con la sensazione di non esservi mai mossi? 
In realtà ci si muove parecchio, recitando e osservando film mentali a manetta. A volte, ci si rende pure conto di essere finiti in un loop cerebrale, ma non si ha la forza di uscirne. 
Questo accade perchè l'attenzione è sempre diretta orizzontalmente, come se fossimo all'interno della corteccia del nostro albero e ne seguissimo ossessivamente gli anelli, perdendo di vista radici e rami. 
Quando si inizia a vorticare in tondo si perde la cognizione di spazio e tempo, immersi come si è nella maratona circolare: e più si tondeggia e più si scava il tunnel dove a poco a poco ci si ritrova confinati. Fermarsi e realizzare quanto accade è sempre molto faticoso per il senso di frustrazione e smarrimento che ne deriva, ma non bisogna arrendersi alle emozioni. Un'azione consapevole tesa ad aumentare il livello vibrazionale, per riportare i piedi ben piantati a terra e sollevare lo sguardo verso il cielo, è lo stretto passaggio alla fine del tunnel. La mente farà il possibile per non perdere potere e gli anelli del fusto del nostro albero ci sembreranno calamite molto attraenti: come ogni miraggio che si rispetti non faranno che spostare la nostra attenzione ad oltranza, supportando l'illusione che sia possibile arrivare da qualche parte.
Ma come si finisce in un loop cerebrale? Perchè si fissa il focus orizzontalmente in modo ossessivo?
Perchè si è arrivati ad un punto di svolta del percorso e la paura è tanta.
Paura di ascoltare, osservare, sentire le radici bruciare nel fuoco del ricordo e, allo stesso tempo, paura di guardare il cielo e realizzare che la libertà è alla nostra portata.
Con la paura che ci schiaccia verticalmente finiamo, quindi, per allargarci in una serie infinita di anelli concentrici finchè ci accorgiamo di essere diventati delle frittelle noiose e autoinstallanti. Disgregare lo schema significa fare i conti con la paura e, per questa ragione, il giro tondo si trasforma in un' alternativa molto più desiderabile.
Ad un certo punto, però, ci si rende conto che non si può fuggire per sempre e l'illusione del fare si incenerisce senza pietà ai nostri piedi. 
Oh, le radici! Coperte di cenere. Ma ci sono ancora là sotto? Ebbene sì, sotto i cumuli delle nostre illusioni continuano a portare infinita pazienza e a tenerci in vita, osservando, con grande compassione, la frenesia con la quale circoliamo imperterriti. 
Ogni passaggio ha bisogno di un proprio tempo di maturazione per permetterci di vedere l'ombra e trasformarne l'energia in cambiamento.
Per chi gira, per chi si è fermato, per chi sta osservando le radici, per chi ha volto lo sguardo al cielo...
che la fiducia sia con voi! Buongiorno!










domenica 11 febbraio 2018

LA VIA OLTRE LA SIEPE

Ecco la siepe. 
Mi sembra alta e  tanto imponente da togliermi ogni tipo di visuale. 
La osservo sfilare lungo le due direzioni innanzi a me. 
Se mi focalizzo su di essa tutto mi appare fermo. 
Tornare indietro non mi va. 
Avanzare non è possibile.
Mi sdraio accanto ad essa
con lo sguardo volto al cielo.
Un cielo limpido e terso che mi parla:
"Fiducia amica mia,
abbi fiducia.
La via oltre la siepe
si dispiegherà ai tuoi occhi
quando sarai pronta.
Assapora l'attesa
e riposa 
così che il cammino
ti trovi in forze.
Ogni tempo è prezioso."






giovedì 8 febbraio 2018

DA UNA PALUDE PUO' NASCERE UNA STORIA?

Ebbene sì. Da una palude può nascere una storia e, soprattutto, a lieto fine. 
La storia di un pesciolino in una palude.
Un pesciolino magico? No un pesciolino come tanti ce ne sono,
ma con il coraggio di ascoltarsi.

Da troppo tempo il pesciolino vorticava in un gorgo oscuro, incapace di uscirne. Quel lungo girovagare aveva quasi convinto il pesciolino che quello che viveva fosse il mondo intero.
Il girare in tondo lo aveva confuso, la mancanza di aria aveva annebbiato il suo sguardo. Ogni movimento sembrava riportarlo sempre al punto di partenza: sforzarsi era inutile.
Fu nel momento di quella comprensione che il pesciolino rallentò. Nuotava per respirare, per piacere, ma senza cercare di raggiungere alcunchè. Se quello era il suo mondo, tanto valeva accoglierlo con leggerezza.
Nel nuoto il pesciolino si rilassò e l’oscurità che lo avvolgeva, gli apparve meno opprimente. Essa faceva parte di lui, in fondo. Questa percezione ne stimolò altre. L’ombra era densa, ma questa densità rendeva il nuoto leggero. L’ombra era silenziosa e questo silenzio rendeva il nuoto rilassante. L’ombra era casa e questo rendeva il nuoto sicuro. L’ombra era buio e questo rendeva il nuoto pieno di possibilità.
Proprio mentre il pesciolino assaporava le sensazioni di questa nuova prospettiva, un luccichio attirò la sua attenzione. Incuriosito il pesciolino gli si avvicinò: sembrava un foro, piccolissimo e luminoso. Il pesciolino era molto più grande ed esplorarlo ulteriormente, infilandosi dentro di esso, era impossibile.
Il pesciolino restò perplesso in attesa, poi decise di usare il buio per coprire e rimpicciolire la sua sagoma tanto quanto la dimensione del foro. In un attimo il pesciolino si immerse nella luce, forte del buio che lo proteggeva e fu subito azzurro. Le acque trasparenti e calde di un mare infinito accolsero il pesciolino che riempì le branchie, stirò le pinne e con un colpo di coda ben assestato si avviò ad esplorare quel nuovo mondo.






martedì 6 febbraio 2018

COLMARE IL VUOTO INTERIORE

Immaginate una palude ingoia tutto e immaginate di buttarvi dentro qualsiasi cosa e di vederla scomparire al suo interno. Immaginate quella palude dentro di voi: una palude che ha origini antiche risalenti all'infanzia o anche prima. Immaginate la formazione di quella palude, generata dalla mancanza di un regolare deflusso delle acque. Immaginate di acquisire consapevolezza di questa stagnazione di acqua ed emozioni dentro di voi. Ed ora fate mente locale e osservate i tanti tentativi compiuti negli anni per cercare di riempirla: relazioni sbilanciate, atteggiamenti di vittimismo, ricerca di attenzioni, visibilità ed amore; ogni azione volta a creare movimento nella stagnazione è risultato inutile. Le paludi non si riempiono: si bonificano realizzando una rete di canali che raccolgono e convogliano altrove le acque e impedendo l'afflusso di acque esterne. 
Se vogliamo bonificare la nostra palude interiore dobbiamo, innanzi tutto, risolvere la stagnazione delle emozioni e dei pensieri accumulati durante la sua formazione ed imparare a lasciar andare il passato: è evidente che noi non possiamo cambiarlo, ma è altrettanto evidente che non può cambiarlo tutto ciò che risuona con esso e che attiriamo dall'esterno.
Il fossilizzarci sulle mancanze che abbiamo vissuto nella speranza di riuscire a colmarle nel presente è un autosabotaggio a tutti gli effetti: la nostra palude diverrà sempre più insalubre.
Per bonificare la palude ci toccherà lasciar andare la rabbia, il senso di impotenza vissuto, i sensi di colpa e i pensieri di vendetta; l'accettazione passa per forza di cose dal perdonare se stessi ritrovando l'amore che noi stessi ci siamo negati.
A quel punto, il terreno paludoso di una volta è pronto per essere coltivato dando fiori e frutti.