L'attenzione è un processo cognitivo molto importante. Ci permette di vedere, di filtrare le informazioni, di rimanere centrati e focalizzare le nostre risorse senza disperderle. L'attenzione ci rende coscienti di noi stessi e del nostro stare nel mondo. Eppure siamo carenti in attenzione.
E la prima evidenza di questa nostra mancanza è la presunzione di poter elaborare la mole di informazioni che ci circonda senza fare i conti con i limiti del nostro sistema cognitivo.
Leggendo Yuval Noah Harari "21 lezioni per il XXI secolo", volume di cui consiglio la lettura, una frase (pag. 33) mi ha particolarmente colpito per la sua attualità:
"Il panico è una forma di arroganza. Deriva dall'atteggiamento compiaciuto di chi sa con esattezza
dove sta andando il mondo - verso il basso. Un atteggiamento perplesso è più umile,
ed è inoltre potenzialmente capace di una visione più lucida.
Se siete tentati dal correre giù in strada gridando
"L'Apocalisse è vicina!"
provate a ripetere a voi stessi:
"No, non si tratta di questo. La verità è che non capisco cosa stia accadendo nel mondo".
Siamo immersi nella confusione dei nostri stessi pensieri e la nostra soglia attentiva è talmente alta da risultare irraggiungibile. Non riusciamo più a concentrarci, a mantenere motivazione e disciplina, a vedere con chiarezza ciò che vogliamo, ad ascoltarci al di là della tempesta emotiva che ci fagocita. Se proviamo a stare fermi ci irrigidiamo, se ci muoviamo ci sentiamo esausti. Non prestiamo più attenzione all'altro in quanto non siamo più in grado di prestarne a noi stessi. Le parole rimbalzano nella nostra testa come in un flipper impazzito ed escono dalla nostra bocca a fiotti incontrollati, mentre altrettanti provenienti dall'esterno ne entrano nelle nostre orecchie.
Forse è arrivato il momento di ammettere con grande umiltà che non capiamo cosa stia accadendo nel mondo. E prendere consapevolezza che l'unica cosa attualmente in nostro potere è quella di prestare attenzione al nostro mondo interiore. Non sarà facile smettere di essere una scheggia impazzita tra le tante, ma lo dobbiamo a noi stessi. Torniamo ad ascoltarci, a centrarci e a scegliere consapevolmente. Recuperiamo coerenza e oggettività.
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