sabato 31 dicembre 2016

CHE IL 2017 PORTI ...

A tutti quelli che continuano a camminare nonostante le difficoltà 
e a tutti quelli che si sono persi per strada,
a tutti quelli che hanno scelto di cambiare se stessi 
e a tutti quelli che vogliono cambiare gli altri
a tutti quelli che pensano quello che fanno e dicono quello che pensano
e a tutti gli altri
a tutti quelli che amano 
e a tutti quelli che pensano di amare
 a tutti quelli che si accontentano di quello che hanno 
e a tutti quelli che niente è mai abbastanza
 a tutti quelli che vivono il presente 
a tutti quelli che ripetono il passato o programmano il futuro
a tutti quelli che la trasformazione è crescita 
e a tutti quelli che preferiscono l'immobilità
a tutti quelli che hanno il coraggio di cambiare
e a tutti quelli che hanno paura a farlo
a tutti quelli che sanno vedere
a tutti quelli che vedono solo se stessi
 a tutti quelli che sono capaci di tornare bambini  
e a tutti quelli che sono troppo seri per farlo 
a tutti quelli che amano gli animali 
e a tutti quelli che non sanno cosa si perdono
a tutti quelli che stanno bene nella natura 
e a tutti quelli che senza centri commerciali non respirano
a tutti quelli che alla tristezza segue la gioia 
e a tutti quelli che è solo e sempre buio
a tutti quelli che sanno scegliere 
e a tutti quelli che non sanno più farlo
a tutti quelli che volano con la fantasia  
e a tutti quelli che uno più uno può solo far due
a tutti quelli che hanno il coraggio di ascoltarsi e di guardare alle cose cambiando prospettiva
 a tutti quelli che ci stanno provando o ci proveranno
e a tutti quelli che non hanno la forza per farlo

che il 2017

porti terra ove mettere radici,
 acqua per dissetarsi,
fuoco per scaldarsi,
 aria per respirare,
e tanta Luce nel cuore!

Donatella





giovedì 29 dicembre 2016

LA GRATITUDINE


Talvolta certi doni sono a tal punto vincolanti e sgraditi, che Jacques Lacan è stato indotto a parlare di un sacro dovere all'ingratitudine.
Non è sempre alle persone che vi hanno dato qualcosa che bisognerebbe "rendere", qualche volta si può restituire ad altri: se qualcuno è stato "gentile" con voi, voi potete essere gentili con gli altri - i meno forti, i più piccoli o i più indifesi. In questo modo, "renderete" comunque il bene che vi è stato fatto, ma non per forza agli stessi donatori.
E' difficile spiegare il sistema che regola lo scambio dei doni; molte volte esso è totalmente inconscio e non viene percepito. Talvolta, invece, è volontario, manipolatorio, ma ... questa è un'altra storia.


Con il Natale appena trascorso quasi tutti ci siamo trovati nella condizione di dover ricambiare doni, inviti e gentilezze. In queste occasioni, non sempre gratitudine e gentilezza nascono spontaneamente dal cuore: a volte vengono dirette dalla mente e vissute come un dovere.
Mi è piaciuta molto questa riflessione di Lacan che sfocia nel "sacro dovere all'ingratituidine" che restituisce alla gratitudine una dimensione di libertà. Questo non significa sentirsi liberi di ricevere solamente, ma essere liberi di donare con il cuore. 

lunedì 26 dicembre 2016

LA GENEROSITA'

Di fronte all'egoismo e all'avidità spesso si provano emozioni molto intense ed è difficile non farsene travolgere e mantenere apertura di cuore.
La generosità è il miglior rimedio che conosca. Generosità come dono libero da aspettative. Generosità scaturita dal proprio sentire: smetto di guardare fuori e mi focalizzo su di me.
Non ha importanza il comportamento dell'altro, ma il mio.
Come scelgo di essere?
Ho il coraggio e la forza di aprire il mio cuore liberamente? 
Ho lo stato di presenza indispensabile a essere nel cuore al di là delle situazioni?
Imparare a essere generosa è stato uno dei primi insegnamenti che ho ricevuto dai Maestri.
All'inizio ho faticato molto in quanto la pratica mi metteva fortemente a disagio, ma non smisi mai di seguirla con dedizione e costanza e questo mi aiutò a sviscerare le mie debolezze.
La pazienza e il tempo della generosità mi hanno fatto crescere e maturare.
Oggi conosco la gioia della generosità.









giovedì 22 dicembre 2016

OLTRE LE EMOZIONI

Osservo e mi ascolto.
Le situazioni mi pongono di fronte alla mia vulnerabilità.
Accolgo la tristezza, ma non mi identifico con essa.
Accolgo la rabbia, ma non mi identifico con essa.
Accolgo l'altro, ma non mi identifico con lui.
Lo osservo e lo ascolto: lo vedo.
Torno al mio cuore e vado oltre.
Oltre le emozioni.


Ad uso gratuito - Pexels

lunedì 19 dicembre 2016

IL NATALE

Il Natale di quando eravamo bambini aveva un sapore magico. Si assaporava l'atmosfera natalizia già settimane prima: ci si comportava bene, ci si impegnava maggiormente a scuola, ci si lavava i denti e si andava a letto dopo il carosello senza fare storie. Si faceva l'albero o il presepe, a scuola si preparavano i bigliettini d'auguri e con i compagni si fantasticava su regali, Babbo Natale e vacanze scolastiche.
La nascita di Gesù era il centro di tutta quella gioia. Se ne parlava a casa, a scuola, con gli amici e la messa era l'occasione per festeggiare l'evento tutti insieme.
Si spediva la letterina a Babbo Natale chiedendo due o tre regali a lungo sospirati e si gioiva come non mai alle 6 del mattino nell'aprire i pacchi e trovarne anche solo uno: che fosse lo skate board, i lego, il trenino elettrico o la Barbie (l'unica esistente) aveva poca importanza, si era felici comunque.
Poi si mangiava in famiglia, ma non si vedeva l'ora di potersela svignare e giocare. Al pomeriggio i nonni ti portavano al cinema e alla sera, esausti, ma felici si andava a letto.
Se osservo il Natale di oggi con lo stesso sguardo, mi appare ricco di immagini, ma povero di contenuti. L'ho visto cambiare nel tempo e diventare sempre più consumistico con la crescita dei miei pargoli. La lista dei regali ha raggiunto dimensioni epiche, Babbo Natale, sopravvissuto per anni fino alle medie, non regge più neanche il tempo dell'asilo, e la simbologia legata alla nascita di Gesù è sfumata nel martellamento mediatico teso a pubblicizzare l'ultimo pandoro con farcitura ipergalattica o i giochi e i gadgets più trendy del momento.
Si corre prima di Natale, si corre il giorno di Natale e si corrono i giorni successivi al Natale.
Si corre a far presenza un po' ovunque (pranzi, cenoni, vacanze sulla neve o al mare...) e ci si dimentica di essere presenti a se stessi.
Centometristi delle feste, l'apnea non fa bene alla salute. Respirate.






LA PRIMA NEVE

Cadono fitti i primi fiocchi di neve.
Il cielo si anima di bianche farfalle
e una candida coltre avvolge la terra.
Mi piace la neve:
con la sua leggerezza
fa danzare l'inverno.



sabato 17 dicembre 2016

AMARE LA VITA

Di fronte alla morte di chi si ama si realizza il proprio amore per la vita.

Perdere una persona amata è accogliere, allo stesso tempo, la morte di una parte di noi. La vita sembra sospendere la sua energia e l'immobilità del dolore ci avvolge con la sua gelida stretta. Solo l'amore per la vita può scuoterci dal limbo in cui il lutto ci sprofonda. 
Quando questo non avviene? Quando la vita sembra non aver più alcuno stimolo per dispiegarsi.

Quando il nodo del dolore è più forte dell'amore per la vita. 

Quando la vita non è più un dono, ma diviene una condanna, trasformandosi in sopravvivenza.
Il dolore non lascia spazio ad altro. Il gelo dell'immobilità ottunde i sensi e blocca il movimento.

Di fronte alla morte di chi si ama si realizza il proprio amore per la vita.




venerdì 16 dicembre 2016

L'ALBERO DI NATALE

"... ogni pianta che voglia giungere a dare i suoi frutti dev'essere ben conficcata nel suolo,
cosicchè quando il suo tronco cresce la terra intera si allunga verso il sole."

Leggendo questa frase di Watts non ho potuto fare a meno di osservare i tanti "alberi illuminati" che rendono festoso il Natale e pensare al significato più profondo celato in questa ricorrenza.
Le luci, che ritmicamente si accendono e si spengono sui rami illuminati, specchiano l'alternanza nelle nostre vite di  consapevolezza e inconsapevolezza,  gioia e dolore,  veglia e sonno.
Il filo elettrico che collega le luci è la nostra energia in movimento in un flusso continuo a seguire il dispiegarsi del tempo.
L'albero è la nostra essenza: per dare frutti deve essere ben radicato al suolo e appartenere allo stesso tempo a terra e cielo. 



domenica 11 dicembre 2016

LO PSICOPATICO


Lo psicopatico ha fama di essere un manipolatore e tutte le sue manipolazioni e manovre hanno lo scopo di farlo apparire speciale agli occhi degli altri. Tutti coloro che manipolano gli altri hanno questa intenzione e tutti coloro che hanno l'immagine segreta di essere speciali sono dei manipolatori.
Fare promesse che non si possono mantenere equivale a manipolare. Oggi la politica è piena di tali individui ma anche il campo della terapia (e della spiritualità, aggiungerei io!) non è privo di tali elementi psicopatici. Gli approcci che vi promettono di salvarvi, di soddisfarvi, di farvi realizzare, sono delle manipolazioni che hanno il fine di far considerare il loro promotore come un individuo speciale che ha tutte le risposte, che conosce il modo, che può dirvi o mostrarvi come fare. E le persone cadono in queste promesse perchè sono smarrite e disperate; ma diventano preda di questa gente anche perchè nel loro intimo si considerano anch'esse speciali. Non importa se altri hanno raccolto solo fallimenti: si rifiutano di vederli. Credono che per loro sarà diverso perchè sono speciali.


Oggi ho scelto di essere profondamente provocatoria. In effetti, questo estratto di Lowen esprime chiaramente una delle mode più trendy dei nostri giorni: la manipolazione a 360° attuata senza esclusione di colpi in ambito relazionale. Manipolazione pericolosissima soprattutto quando si manifesta nella relazione d'aiuto. 
La riflessione di Lowen è un invito all'autoanalisi e all'onestà ...  quanto meno con se stessi.
Chi di noi può candidamente affermare di non aver mai desiderato di sentirsi speciale?
Chi di noi può chiaramente affermare di aver sempre mantenuto le promesse fatte?
Chi di noi può, senza ombra di dubbio, affermare di non aver mai manipolato gli altri, seppur inconsciamente?
Viviamo dunque in un mondo di psicopatici? Si salvi chi può e speriamo non vinca il migliore ;-)


www.ildiamantearcobaleno.com

lunedì 5 dicembre 2016

QUANDO NON SI CONOSCE

Quando non si conosce
ci si affida.
E se fosse peggio?
La mente urla straziata il suo grido.
E se fosse meglio?
Sospira paziente il cuore. 
E se fosse semplicemente una nuova avventura?
Sussurra la voce del vento
portando via con sè le foglie autunnali.
Il freddo dell'inverno è alle porte.
Momenti di riflessione e introspezione 
troveranno spazio in ognuno di noi
perchè la primavera, si sa,
non è solo una stagione.







venerdì 2 dicembre 2016

IL RIDIMENSIONAMENTO DELLE RESPONSABILITA'

Capita spesso di farsi carico, inconsciamente, di responsabilità che competono ad altri. Lo si fa con l'intento di aiutare le persone a cui si vuole bene, per sentirsi importanti o accettati, per visibilità, per potere, per orgoglio, per paura ... le motivazioni sono molteplici e sottendono sempre una nostra debolezza irrisolta.
Non voglio soffermarmi sulle ragioni di tale atteggiamento, ma sulle conseguenze che esso determina  alla distanza su di noi. A questo proposito suggerisco un'immagine per semplificare la comprensione.
Osservando un cavallo al galoppo, in riva al mare o in una prateria, non possiamo che assaporarne la libertà, la leggerezza e la spontaneità. 
Immaginate ora nello stesso paesaggio, il cavallo imbrigliato a trainare un carretto stracarico. 
Quali sensazioni vi rimanda? 
Il suo passo sarà rallentato, la sua libertà sarà vincolata dal carretto e la percezione di apertura e leggerezza generata dal galoppo a briglia sciolta sarà sostituita dalla fatica del traino. 
Ora pensate a voi stessi, focalizzando l'attenzione sul corpo. 
Vi sentire leggeri o pesanti? Liberi o vincolati? Stanchi o pieni di energia? 
La vostra vita vi rimanda la bellezza di un paesaggio da scoprire o vi sembra una prigione confinata negli angusti limiti degli impegni e delle responsabilità?
Sento già in sottofondo i primi borbottii post lettura: "Eh già, non puoi sottrarti alle responsabilità!".
Certo che no. Anzi, in un periodo in cui nessuno vuole più assumersi le proprie responsabilità è oltremodo fondamentale! Però vi è una differenza sostanziale tra una responsabilità personale e una responsabilità che non ci appartiene.
Ogni nostra scelta determina un'assunzione di responsabilità. Quando operiamo scelte consapevoli la responsabilità che ne consegue sarà la naturale manifestazione della nostra decisione e non ci peserà affatto: galopperemo liberi verso la nostra realizzazione.
Al contrario, quando le nostre scelte sono inconsapevoli (non fondate sul sentire, ma su aspettative, desideri, debolezze, paure...) o quando subiamo le scelte di altri passivamente (delegando le nostre responsabilità per comodità o per paura) avremo caricato per bene il carretto che ci portiamo dietro. Ci sentiremo stanchi, insoddisfatti, frustrati e per dar sfogo al disagio ci trasformeremo nelle vittime sacrificali del lamento ad oltranza, dimenticando che a confinarci nella situazione in cui ci troviamo, siamo stati solo noi. Con la nostra "NON SCELTA" abbiamo "SCELTO" di non assumerci alcuna responsabilità personale preferendo percorrere la via del carretto, sentendoci "liberi" di aprire le porte ad una litania infinita di critiche e di giudizi. Perchè i cavalli al galoppo, si sa, infastidiscono assai.


martedì 29 novembre 2016

IL SENTIRE

Avete mai riflettuto sul fatto che possiamo sentire solo attraverso il nostro corpo? Sentiamo l'ambiente che ci circonda e gli altri attraverso le percezioni che il nostro corpo ci rimanda. Naturalmente più siamo in contatto con il nostro corpo, più la nostra consapevolezza è sviluppata.
A questo punto la domanda sorge spontanea: siamo in contatto con il nostro corpo?
Siamo consapevoli dell'espressione del nostro viso, delle nostre spalle, della nostra schiena e delle nostre gambe? 
Sono certa che leggendo queste parole vi siete soffermati ad ascoltarvi e avrete percepito le tensioni che vi caratterizzano. Il volto, ad esempio, è spesso molto teso e solo un'azione consapevole può rilassarne i muscoli. Mascella e mandibola sono serrate e lo potete verificare con il movimento: abbandonate la mimica abituale aprendo leggermente i denti e appoggiando la lingua sul palato: vi renderete conto della rigidità dei muscoli del volto. Se provate, a distanza di pochi minuti dal rilassamento, a verificare l'espressione del vostro viso, vi accorgerete che è nuovamente contratta.
Siamo talmente abituati ad indossare delle maschere per non lasciar trasparire ciò che proviamo che poco per volta ci siamo identificati con esse.
Siamo dei cultori del "fai buon viso a cattivo gioco" perchè in tal modo siamo convinti di controllare le situazioni ed essere forti. Essere uno dei tanti fantocci del museo delle cere anno 2016 teatro in movimento non ci tange. Meglio incerarsi per bene piuttosto che dover fare i conti con il sentire. 
Se provo tristezza, posso mica piangere! Se provo rabbia, posso mica mordere! Se provo gioia (ahimè, c'è anche lei...) posso mica ridere! 
Ecco allora la sfilata di di occhi spiritati e persi, mascelle serrate e sorrisi forzati a far da corollario alle affermazioni sul tempo, alle domande di cortesia e alle risposte farlocche.
Ci siamo persi per strada noi stessi e ci stupiamo della realtà che ci circonda.
Gente strana noi umani congelati : ci lamentiamo dell'effetto serra e del surriscaldamento del pianeta e ci comportiamo da ghiaccioli incerati. Una delle tante contraddizioni dei nostri tempi.
Se la temperatura dovesse aumentare troppo (e di rabbia trattenuta e latente ce n'è a sufficienza per scatenare incendi incontrollabili in ogni dove!) e scioglierci, vorrà dire che contribuiremo personalmente all'incremento del livello degli oceani con le pozzanghere fangose di ciò che resta di noi!









giovedì 24 novembre 2016

VENTO D'AUTUNNO

Il vento asciuga le lacrime del cielo
accarezzando la terra.
Gli alberi ondeggiano leggeri
donando le loro foglie.
E' il momento del lasciar andare 
per restituire alla terra il suo nutrimento.
I colori dell'autunno
invitano al raccoglimento e all'introspezione.
Il fuoco scoppiettante nel camino
 accompagna la trasformazione.


venerdì 18 novembre 2016

GLI ALTRI DA NOI

Il nostro sguardo non riesce a cogliere tutto ciò che ci circonda 
anche nell'ambito ristretto di un ambiente.
Perchè tutto ciò che ci circonda è al di fuori della portata di un nostro sguardo.
 Uno sguardo consapevole riconosce, con umiltà, la sua limitatezza 
e ne trae insegnamento.
Il nostro sguardo non riesce a cogliere le sfumature del nostro sentire
nella loro totalità. 
Perchè l'essenza di chi siamo è al di fuori della portata di un nostro sguardo.
Uno sguardo consapevole riconosce, con umiltà, la sua limitatezza 
e ne trae insegnamento.
Quanto vale per noi, vale per gli altri.






venerdì 11 novembre 2016

NON APRITE QUELLA PORTA !

Lunedì 14 Novembre 2016 ci sarà un meraviglioso plenilunio. Una luna che non si manifestava così luminosa e vicina alla terra da ben 68 anni. 
La luna rappresenta il nostro inconscio, cioè la parte di noi che resta in ombra e racchiude al suo interno i traumi, le ferite irrisolte e le emozioni represse che ci portiamo dietro inconsapevolmente. 
L'ombra non ha luce propria, ma deve essere illuminata per svelare i suoi contenuti. 
La luna rappresenta, quindi, simbolicamente la ricettività del femminile, come il sole rappresenta simbolicamente l'attività del maschile; l'integrazione di queste due energie è la base della realizzazione umana. 
Sole e luna potranno, infatti, manifestare la loro essenza solo esercitando la loro funzione integrata e strettamente vincolata all'altro da sè.
Allo stesso modo la nostra realizzazione personale potrà manifestarsi solo permettendo alle nostre energie interiori (quella maschile e quella femminile) di funzionare cooperando tra loro: passaggio che  richiede una partecipazione attiva e consapevole da parte nostra. 
Maschile e femminile all'interno di noi devono necessariamente integrarsi per aprire la porta ad uno stato di presenza e benessere.
Cosa accade quando questo non avviene? La non accettazione che ci caratterizza o potenzierà il nostro lato ombra oscurando il sole o renderà il sole così potente da rendere l'ombra invisibile, lasciandoci in balia delle nostre emozioni fuori controllo.
Un inconscio liberato senza essere stato adeguatamente trasformato è molto più pericoloso di qualsiasi azione inconsapevole e superficiale. (America docet)
Per questo la luna con la sua ciclicità ci ha rimandato un messaggio preciso: bisogna essere pronti ad aprire le porte dell'inconscio e nulla avviene per caso.
L'amore ha molte forme di manifestazione ed anche ciò che non comprendiamo e contestiamo con veemenza dal basso della limitatezza della nostra visione, ha sempre un significato più profondo.
La luna così vicina alla terra ci indica come l'inconscio individuale e collettivo stia, in questo momento storico, sfiorando pericolosamente la nostra coscienza. 
La realtà ci rimanda continuamente segnali ESTREMI tesi a evidenziare quanti passi siano ancora necessari prima del raggiungimento dell'equilibrio e dell'armonia.
Se all'interno di noi stessi, sole e luna litigano per il potere, non potremo che manifestare all'esterno la nostra guerra interiore. 
La ricerca dell'armonia interiore è un processo lungo e faticoso, ma così deve essere, per insegnarci umiltà, ascolto ed empatia, strumenti preziosi per vivere in pace con noi stessi e con gli altri.
E per una migliore comprensione di quanto sopra sembra sia inevitabile vivere esperienze di grande dolore per rinascere.



mercoledì 9 novembre 2016

LA COSCIENZA PATRIARCALE

Estratto da "La psicologia del femminile" di Erich Neumann:

"Mentre la coscienza patriarcale è per natura rapida e oltrepassa i lunghi processi di mutamento e di evoluzione della Natura con l'arbitrio del calcolo sperimentale, la coscienza matriarcale è legata al tempo di crescita della luna. La sua illuminazione e il suo sapere luminoso sono legati, come la luna, al flusso del tempo e della periodicità. Per questa coscienza il tempo deve essere maturo e con esso, come il seme, deve maturare la conoscenza.
Nel rito e nel culto, dover attendere e attesa sono identici al girare intorno, al circondare. Così, nella splendida favola della strega dei fratelli Grimm, come in molte altre favole, la donna deve attendere finchè non sia di nuovo luna piena. Fino a quel momento essa deve girare tacendo attorno al lago, oppure deve filare fino a riempire completamente il fuso. Solo quando il tempo è "compiuto" emerge la conoscenza come illuminazione."


Gli eventi confermano che una sintesi tra maschile e femminile non è ancora matura. Di fronte ad essi rendiamo il tempo dell'attesa proficuo e filiamo la tela della nostra consapevolezza. Possiamo solo lavorare su noi stessi ed accogliere le ombre che ci appartengono affinchè nel tempo la luna possa far emergere  dal nostro inconscio pace ed armonia a manifestare quella sintesi all'interno dell'uomo ad oggi così lontana.

lunedì 7 novembre 2016

NON SI PUO' CONTINUARE A VERSARE TE' IN UNA TAZZA STRACOLMA

Non si può continuare a versare tè in una tazza stracolma perchè in essa non è rimasto alcuno spazio  e  non può che strabordare.
Allo stesso modo non si può continuare a far finta di nulla perchè ad un certo punto non vi è più energia a permetterlo e ci si ammala.
Nel mondo del compromesso, del non detto, dei problemi non affrontati - perchè magari scompaiono da soli - , c'è sempre qualcuno che fa deflagrare il sistema.
Qualcuno che probabilmente non ha più energia per far finta di nulla e inizia a osservare e a vedere il mondo del "va tutto bene, basta non guardare" in cui è immerso.
Perchè si può far finta che vada tutto bene molto a lungo se si sotterra la testa e lo sguardo per non vedere (situazione già trattata nel blog intanto-me-scivola-tutto-addosso ).
Il vedere richiede moltissima energia in quanto ci pone di fronte ad una presa di coscienza e alla responsabilità personale ad essa collegata. Il vedere non accetta il congelamento come soluzione: può portare sia ad un'azione sia ad una non azione ma in entrambi i casi dettata dalla consapevolezza in ragione del movimento energetico interiore che l'osservazione porta con sè. 
E cosa succede quando chi vede agisce? Solitamente viene considerato un ribelle impazzito e si instaura la coalizione di "coloro che non vogliono vedere" a far fronte duro per metterlo a tacere. Soluzione considerata la meno dispendiosa, sempre energeticamente parlando.
E se il ribelle non si placa, entra in gioco la tattica un po' meno dispendiosa, seppur sempre a risparmio energetico: espulsione della mina vagante dal sistema per il quieto "sopravvivere" dello stesso.
Gente strana noi umani.



venerdì 4 novembre 2016

GLI INSEGNAMENTI E LE TECNICHE PER DIVENIRE CONSAPEVOLI


"... l'attuale asceta tradizionale, ligio alle tecniche del passato, in sostanza vuole un punto immobile su cui fissarsi, su cui sostare, per avere la sensazione di estraniarsi al tempo. Ma vi rimane col suo insistere  meccanicamente su un tema: vuole evitare lo sforzo di essere di attimo in attimo vivo, di attimo in attimo nuovo, fuori del tempo, ossia puntualmente perenne. La fissità sovrasensibile dell'asceta antico era invece giustificata dal fatto che in un punto l'uomo interiore si ricongiungeva con l'Universale, e dalla sua immobilità conseguita sino alla tangenza intemporale, derivava che l'universale strutturalmente operante in lui fluisse realmente nella sua interiorità.
La tangenza intemporale dell'uomo di questo tempo è possibile per virtù di un rapporto diverso: l'immobilità è una conquista di chi riesce ad afferrare il fluire superiore della Luce, di cui l'incessante corso del pensare, da pensiero e pensiero, è una proiezione inferiore, o una degradazione. Fissarsi in un punto, è bloccare la dynamis della Luce, cadere nell'automatismo inerte del corpo, che può indubbiamente giungere a dare le sue sensazioni estranormali, la sua medianica fenomenologia, allo stesso modo che la droga introduce in un mondo di spettri dello Spirituale."


"Oscurità ardente" di Nicholas Roerich

Prezioso, ma non di così semplice comprensione questo estratto di Scaligero. Tenterò di semplificarlo, in quanto specchia una mia percezione. Ogni tempo ha avuto grandi pensatori ed iniziati che hanno aperto portali importanti per gli uomini a cui gli insegnamenti erano diretti. Insegnamenti non compresi dalla moltitudine delle persone e spesso osteggiati dalle stesse, ma preziosi per coloro che erano pronti a farne tesoro, cioè i discepoli a diretto contatto con l'energia del Maestro che fungeva da catalizzatore. I discepoli che erano in grado di fare esperienza dell'insegnamento e attraverso la propria pratica trasformarlo e trasmetterlo a loro volta si distinguevano e divenivano Maestri a loro volta. Al contrario, i discepoli che assorbivano passivamente e mentalmente l'insegnamento grazie alla presenza del Maestro, con la scomparsa dello stesso, avrebbero passato quanto appreso in modo alquanto deficitario in quanto il loro stesso mentale avrebbe filtrato l'insegnamento depauperandolo della sua profondità. La figura del Maestro è stata funzionale per secoli e le mille variazioni sul tema degli insegnamenti originali non sono che il frutto mentale di coloro che, non sapendo creare un proprio percorso, "hanno pensato" come proporne uno già in essere in chiave moderna.
Attualmente assistiamo ad una grande confusione nello Spirituale proprio per questo motivo: l'immobilità di cui scrive Scaligero, le mille vie della mente espresse in infinite tecniche dai nomi altisonanti e l'automatismo dei nostri corpi inerti non possono che introdurci in un mondo di spettri in cui perdersi è un attimo.
Allo stesso tempo, alcuni liberi pensatori (Eckart Tolle ad esempio) hanno intuito l'importanza del tornare al presente, all'ascolto e lo rimandano con fermezza come via verso la consapevolezza. L'uomo è cambiato e il modus operandi deve cambiare con lui. Ovviamente "lo sforzo di essere di attimo in attimo vivo, di attimo in attimo nuovo, fuori del tempo, ossia puntualmente perenne" è una fatica immane perchè presuppone la capacità di percepire il corpo e allo stesso tempo non essere schiavi della mente. 
Il percorso non è mai in discesa perchè le nostre resistenze sono tante e tenaci e la convinzione che  una tecnica trasmessa o qualcuno al di fuori di noi sia in grado di scioglierle è la più grande illusione dei nostri tempi confusi.

mercoledì 2 novembre 2016

I LUOGHI DEL CUORE

Ci sono luoghi in cui il cuore è più vicino al cielo,
in cui è semplice essere grati alla vita
e gioire delle piccole cose.
Sono i luoghi
 la cui bellezza naturale è un dono
e stimola lo sguardo a spaziare oltre l'orizzonte.
Sono i luoghi in cui ti senti a casa.






lunedì 31 ottobre 2016

TERRA DI MONTEFELTRO: TRA CIELO E TERRA

Sono stata a San Leo. Luogo sacro per la sua intensità. Mi sono avvicinata a questo luogo con umiltà, osservandone il paesaggio, ascoltando le sensazioni che mi rimandava e riscoprendo i personaggi che ne hanno segnato la storia, primo fra questi Cagliostro.
Difficile esprimere l'immediatezza interiore di quel rimando: affido questo compito ad un poeta, Fabio Zombari, che ho avuto il dono di leggere camminando nella storia della rocca di San Leo.

TERRA DEL MONTEFELTRO: 
la rabbia dei demoni l'ha sconvolta,
la pace dei santi santificata.
I potenti vi hanno elevato castelli,
gli umili l'han lavorata.
Così pace e guerra s'alternano tra cielo e terra.
Ma come la calma sarebbe piatta senza quella bufera,
la potenza sarebbe sterile senza quel lavoro.
Il poeta che di sera dalle cime di San Marino o di San Leo,
contempla quei calanchi, 
partecipa della tempesta e dello sguardo che l'ha pietrificata;
nè sa dove cominci il paradiso, dove l'inferno.
In lui, nella sua stessa anima, dove s'incontrano.
Così il poeta fissa sgomento in quel tumulto l'anima propria.
E sente d'esser tutt'uno con la sua terra.

Fabio Zombari
23/10/1955




venerdì 28 ottobre 2016

TRASFORMARE IL DOLORE IN PIACERE

Più volte nella vita può capitare di provare dolore quando, chi vive con noi la stessa situazione, al contrario, prova piacere. Se permettiamo alla mente di verbalizzare il sentire, creiamo una barriera che ci impedisce di entrare in contatto con la realtà oggettiva e ci vincola in qualche modo a fissare nella memoria non solo il nostro dolore, ma l'altrui piacere ad esso congiunto. Se questo accade, nell'ambito mentale, inevitabilmente, si origina un blocco che ci porta a restare incagliati nella parte che abbiamo recitato.
E' molto faticoso, dinanzi allo stesso evento, accogliere il proprio dolore di fronte alla gioia dell'altro o il contrario, in particolar modo quando vi è reciproco affetto: la mente non può contemplarlo. E come agisce la mente di rimando, non potendo esprimere alcun tipo di emozione?  Va in loop e genera il senso di colpa. Senso di colpa che interverrà a mantenere strenuamente la posizione occupata nel momento in cui si è verificato l'evento. Proviamo a pensare alle implicazioni di una tale reazione. Se non riesco a disidentificarmi dalla mia situazione di dolore congiunta al piacere altrui, potrò vivere tutta la vita pensando di non meritarmi il piacere e mi sentiro' costretto a soffrire e a sacrificarmi per far felici coloro a cui voglio bene. Al contrario se non riesco a disidentificarmi dalla mia situazione di piacere vissuto in concomitanza al dolore altrui, potrò vivere tutta la vita pensando di non meritarmelo e potrei anche rinunciare al piacere con la convinzione che in tal modo eviterei la sofferenza dell'altro. In questi casi,  sia il piacere che il dolore non sono mai vissuti con pienezza, ma solamente a livello mentale. Cosa significa concretamente questa affermazione? Che il mio corpo non parteciperà al sentire e sarà teso, rigido e contratto, cioè in blocco. Il mio dolore non si manifesterà con le lacrime, ma con il congelamento, così come il piacere non apporterà un'ondata di energia e leggerezza, ma mi zavorrerà a terra.
So bene che quando mi arrivano queste intuizioni, parto per la tangente ed è difficile comprendermi, ma qualche esempio pratico sarà di grande aiuto.
Una violenza sessuale su minore, la fine non condivisa di una relazione d'amore, una separazione dei genitori per i figli ... ogni evento che in qualche modo ci porrà di fronte al dolore e al piacere contemporaneamente.
Molto semplicemente pensiamo all'alimentazione, che rappresenta per il corpo una fonte di piacere: quando assaporiamo un cibo di origine animale e riflettiamo sul dolore vissuto dall'animale per permetterci di gustarlo, difficilmente saremo in grado di mangiarlo nuovamente. Il dolore dell'animale e il nostro piacere non potranno convivere senza creare una situazione di blocco mentale che si manifesterà con una scelta alimentare mirata ad evitare certi cibi.
Per questo è veramente importante imparare a non verbalizzare e lasciar che le cose siano presenti, al di là del linguaggio. 
Il dolore e il piacere sono intimamente collegati e nel nostro vissuto si alterneranno spesso se permetteremo al movimento della vita di dispiegarsi. 
Abbandoniamo la presunzione di essere onnipotenti, pensando di poter con le nostre scelte alleviare il dolore o favorire il piacere altrui. Il riuscire a trasformare il proprio dolore senza rimanervi incagliati o l'agire in direzione del piacere con semplicità e naturalezza richiede già il lavoro di una vita intera.
Recuperiamo con umiltà la responsabilità del nostro corpo, del nostro pensiero, delle nostre azioni e del nostro sentire. Ascoltiamoci, osserviamoci, amiamoci ed impariamo ad accogliere dolore e piacere indistintamente per vivere con pienezza noi stessi.






martedì 25 ottobre 2016

NON SONO UN POLITICO


"Non sono un politico, non sono mai stato un politico: per temperamento, per costituzione interiore, per vocazione, non potrei esserlo. Se dovessi definire me stesso mediante un opposto, potrei dire che sono il contrario di quel che è un uomo politico. Perciò ho sempre ammirato coloro che sono capaci di donarsi alla politica, di esaurire se stessi come politici: sono persuaso che essi assumono su di sè la parte più grave del peso umano, compiendo un sacrificio che divora la loro esistenza, insieme con la loro stessa vanità e la relativa sete di vita. Strada facendo, salvo rare eccezioni, per essi l'apparire finisce sempre con l'identificarsi con l'essere.
Peraltro sono convinto (....) che l'èra della politica è finita e che ha inizio, facendosi faticosamente strada attraverso la scorza degli impulsi politici esauriti, l'èra sociale, o l'èra dell'impulso morale. Sono convinto che la politica è la sopravvivenza di un autentico "oscurantismo" mentale, che impedisce di prendere contatto con il contenuto obiettivo dei problemi umani:  impedisce per via di precostituita assunzione ideologica, di ravvisare nei problemi situazioni che non esigono interpretazione secondo colore politico o teorie di partito, ma soluzioni logiche, tecniche, essenzialmente morali."


Mi piace questa riflessione di Scaligero e potrei aver scritto io stessa la prima frase. 
E qui mi fermo: il mio corpo regge male la dialettica della politica, le sue contraddizioni e incoerenze. Ho ritenuto però importante stimolare una riflessione su questo argomento.


venerdì 21 ottobre 2016

TRISTEZZA E GIOIA

Tristezza e gioia 
riempiono le mie lacrime.
Il lasciar andare porta con sè un dono,
una presa di coscienza,
una responsabilità.
Ogni dolore
è  un'apertura.
Tristezza e gioia 
riempiono le mie lacrime
colmando il cuore di gratitudine.



lunedì 17 ottobre 2016

L'ESERCIZIO DELLA GRATITUDINE


Il riesaminare la storia della propria vita e il rendersi conto di quanto si deve agli altri per ciò che si vale ora, il rievocare determinati esseri da cui si è ricevuto aiuto morale o pratico, il ristabilire mediante il ricordo il rapporto di riconoscenza con coloro che sono all'origine di mutamenti decisivi della nostra vita: significa ristabilire una condizione di verità dell'anima, che si era necessariamente deteriorata. Significa connettere l'anima con le proprie forze originarie: cioè congiungersi con il contenuto benefico del karma, e sollecitarne la continuità.
Il sentimento della gratitudine reca virtù terapeutica, perchè risveglia mediante il ricordo le forze estrasoggettive dell'anima: che sono le forze di profondità dell'Io, normalmente operanti tramite il karma. L'esercizio della gratitudine, come meditazione, libera l'anima dai vincoli sottili della malvagità, in quanto realizza la connessione con l'elemento di perennità delle altrui anime: in realtà il Divino cerca il Divino da anima ad anima.
Scoprire il celato elemento dell'ingratitudine verso chi ci ha aiutati o illuminati, significa aprire il varco alla più intima potenza di Luce.


Preziosa riflessione di Scaligero. Quando viviamo situazioni di grande dolore, centriamo, per forza di necessità, l'attenzione  sulle nostre emozioni e sulla nostra sofferenza ed abbiamo difficoltà a non attribuire all'esterno la causa del nostro disagio. E' necessario un profondo passaggio verso l'autocoscienza per aprire il grandangolo della nostra visuale a permettere un cambio di prospettiva.
L'esperienza mi ha portato spesso a subire situazioni che mi hanno poi indotto a ribaltare la mia vita. Passato il periodo iniziale di smarrimento e sofferenza, non posso che essere grata alle persone che le hanno generate in quanto il loro agire ha fermato un percorso che non mi permetteva di crescere ulteriormente. Ritengo l'esercizio della gratitudine un dono di inestimabile valore. Innanzi tutto esso acuisce la nostra capacità empatica, facendoci comprendere quanto l'accaduto fosse inevitabile sia per noi che per l'altro per poter procedere ed evolvere. Esso ci permette, inoltre, di mediare il flusso di emozioni distruttive scatenate dal dolore con il loro lato costruttivo, per ritrovare armonia ed equilibrio. E per ultimo, ma non meno importante,  l'esercizio della gratitudine ci libera dal vincolo del passato  determinato dal trattenere emozioni quali il rancore, la rabbia, l'odio.
Ogni giorno è un buon giorno  per essere grati. 

sabato 15 ottobre 2016

SUPERIORE ED INFERIORE, MIGLIORE E PEGGIORE, LE ETICHETTE DEL GIUDIZIO


In verità ciò che è realmente superiore non ha bisogno di sopraffare ciò che è inferiore, in quanto questo è il suo stesso essere spirituale ad un altro livello: deve sostenerlo ed organizzarlo, per realizzare in esso la propria continuità spitituale. Ciò che è inferiore ha bisogno di evolvere, onde ha bisogno di ciò che è superiore: per realizzarlo in sè, ascendendo ad esso, secondo un impulso libero, che può apparire autoritario rispetto a ciò che, al livello inferiore, vuol trattenervelo e di conseguenza gli fa impedimento. Il pericolo è che appaia elemento di liberazione ciò che appartiene a tale livello e perciò a questo presume ridurre quanto gli è superiore.  Ciò che è superiore, in ciascuno, è lo Spirituale, unificante tutti. Lo Spirituale che ordina e guida, non fa questo per sopraffare, bensì per realizzare la superiore natura in ciascuno. Le diversità di gradi della evoluzione umana, le differenze che realmente esistono, non hanno altro senso.



Ho apprezzato moltissimo questa riflessione di Scaligero. Da sempre sento nel cuore il bisogno di eliminare le cattedre dell'ego dal mio percorso: in quanto di questo si tratta. Il cuore unisce, l'ego divide e ricava la sua forza dal potere nella materialità. Che questo potere si manifesti attraverso la conoscenza, la ricchezza, la visibilità .... non ha importanza: è sempre un potere diretto dalla mente e teso a distinguersi dagli altri, a elevarsi al di sopra degli altri. E il fine giustifica i mezzi, consapevoli o inconsapevoli che siano. Ritengo la manipolazione del dolore e delle debolezze dell'altro un atto di una violenza inaudita, una mancanza di rispetto verso la vita stessa. La superficialità e la mancata empatia con cui ci si avvicina all'altro non fanno altro che specchiare quanto sia superficiale la conoscenza di se stessi. In un mondo di isole, mi piacerebbe si iniziasse a parlare di arcipelago.


venerdì 14 ottobre 2016

LA VIA SPIRITUALE


Il culto interiore della Verità, l'indipendenza dall'"opinione pubblica", dalle propagande, dal "sentito dire", la ricerca della realtà dietro la parvenza, la continua lotta contro lo Spirito della Menzogna, la volontà di conoscere il contenuto non evidente delle situazioni e ciò che si cela dietro le generali calunnie o esaltazioni umane, costituiscono la disciplina della Verità, che libera dal Male: disciplina che viene assunta come un dovere di fondamento da chi segue la via spirituale. E' una simile disciplina che, esigendo il continuo sacrificio delle simpatie e antipatie personali, porta l'intimo dell'anima alla relazione vera con gli altri: relazione sostanzialmente possibile grazie a una confidenza di fondo con il Divino, da cui si vede scaturire in ciascun essere la reale forza: la forza della guarigione spirituale. Si sa di essere a contatto con la Forza che può tutto e da cui può fluire la Verità, o la Rivelazione, su tutto.
Chi osservi, può facilmente scoprire come una tale disciplina sia in definitiva una forma rigorosa di conoscenza: anzitutto di conoscenza di sè. La reale autoconoscenza non è apprendimento intellettuale, bensì azione: non è di tipo dialettico nè analitico-psichico, bensì operativo, nel senso che non si fonda su rappresentazioni della vita interiore, anche se muove da queste: la sua forza consiste nel superare la sfera del rappresentare, per afferrarne l'elemento dinamico, sino ad avere la percezione di questo.



L'indipendenza  dall'"opinione pubblica" e la libertà di pensiero nascono da una visione oggettiva che si fonda sulla capacità di comprendere il punto di vista altrui e non sul giudizio. La capacità di comprendere, giustificare, tollerare e perdonare nasce sempre da un profondo lavoro interiore teso a riconoscere ed accogliere le proprie debolezze e le proprie paure. Proprio questo processo, estremamente faticoso nel suo dispiegarsi, apre le porte all'empatia e si slega dall'atteggiamento giudicante dell'ego, tanto in voga al momento. Si brilla alimentando continuamente la propria fiamma interiore e mai creando il buio intorno.

giovedì 13 ottobre 2016

INTANTO A ME SCIVOLA TUTTO ADDOSSO ...

Chi crede ancora a questa frase? Quante volte ci siamo trovati in presenza di persone che restano impassibili di fronte a eventi che a noi avrebbero sgangherato i bioritmi? E quante volte ci siamo chiesti "Ma come diavolo fanno?" provando empaticamente a vestire i loro panni? 
Avete presente quel silenzio assenso che precede il "va sempre tutto bene e che problema c'è?" e che  a noi, poveri mortali vittime del sentire, ha generato pippe a raffica inducendoci a rimetterci in discussione più e più volte?
Oggi vi passo la formuletta magica. Queste persone hanno firmato un piano d'accumulo integrato decennale. Lo scivolamento addosso, infatti, non avviene all'esterno come una bella lavata di pioggia, ma all'interno. 
Il piano d'accumulo si dispiega gradatamente fino a riempire ogni spazio e orifizio del corpo, alzando la pressione a cui è sottoposto l'organismo e generando alla distanza molteplici disagi. 
Ricordate i famosi ghiaccioli di cui parlo spesso? Gli iceberg totali? 
Bene, sappiate che vi è una falla nel loro sistema: si tratta del fuoco che si trova all'interno del loro igloo. Quello stesso fuoco che, se bene amministrato, elargisce energia vitale equilibrata giorno per giorno. 
Il piano d'accumulo decennale non tiene conto di questa variabile e continua a gettare legna su quel fuoco, giorno dopo giorno. Sciogliere un iceberg non è opera semplice, per cui quel fuoco, reso sempre più vivace, non potrà che bruciare l'ossigeno a disposizione rendendo l'ambiente interno tossico. 
Le possibilità a questo punto sono due: il fuoco si spegne o ha la forza di creare un'implosione.
A quel punto si salvi chi può.





martedì 11 ottobre 2016

QUANDO LA QUOTIDIANITA' CI METTE ALLA PROVA

Quando la quotidianità ci mette alla prova lo fa sul serio. Questo significa che i messaggi che ci invierà saranno forti e chiari e gli eventi che ci destabilizzeranno si disporranno in serie continua, uno dietro l'altro. Questo è un grande aiuto, perchè ci permette di cogliere risvolti e collegamenti che un singolo evento difficilmente ci rimanda con tanta chiarezza.
Faccio un esempio pratico. Immaginate una serie di eventi che vi ricollegano al passato: ad esempio l'incontro di amicizie di gioventù che in qualche modo vi riportano indietro nel tempo. Quali percezioni stimolano in voi? Come vi approcciate alla situazione? 
Provate a osservarvi in modo oggettivo, come se guardaste il film della vostra vita: lo scorrere delle immagini vi porta fino al momento presente dell'incontro.
Molto probabilmente vi ritroverete cambiati e tenderete a rapportarvi all'altro in modo differente rispetto al passato oppure vi scorgerete molto simili ad allora oppure ancora, nonostante il vostro cambiamento, avrete difficoltà a rapportarvi in modo differente dal passato per l'incapacità a scardinare le dinamiche abituali che hanno contraddistinto la relazione. In quest'ultimo caso, se osserverete con attenzione la prosecuzione del film vi scorgerete molto arrabbiati. Si tratta di  una grande lezione di consapevolezza e, se ne farete tesoro, sarete pronti a trasformare la rabbia in intento, accogliendo e riconoscendo la vostra debolezza di fronte al passato. La vita vi donerà sicuramente un'altra occasione di mettervi alla prova per lavorare con consapevolezza su questa debolezza e trasformarla disgregando gli schemi abituali. Un esempio? L'abilità a  proferire dei salvifici no, quando il passato è stato contraddistinto da un silenzio assenso passivo teso a tenere sotto controllo la propria immagine. Per questo ci vuole coraggio ... il coraggio di ascoltarsi ;-)

PS: un piccolo appunto per chi si scorge molto simile al passato: la domanda a cui trovare risposta è "Cosa mi fa tanta paura da non accogliere alcun tipo di cambiamento? Cosa mi rende così rigido e resistente al dispiegarsi della vita? ". In questo caso il movimento consapevole del corpo potrebbe essere di grande aiuto, così come lavorare con l'elemento acqua ... nuotare, ad esempio. Un consiglio letterario? Il ritmo del corpo ;-)






venerdì 7 ottobre 2016

PODCAST DELLA PRESENTAZIONE DEL "CORAGGIO DI ASCOLTARSI" A HI FIVE RADIO

 Patrick Edera e Patrizia Claps
hanno dato vita ad una meravigliosa trasmissione di Hi Five Radio,

KEEP in TOUCH

con l'intento di approfondire la conoscenza olistica
attraverso le tematiche spirituali di questo tempo.

Nella trasmissione del 4 ottobre 2016
sono stata invitata a presentare
IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI
con un'intervista telefonica.

Questo è il link per poterla ascoltare:


La trasmissione prosegue con il Dott. Pietro Concerto
e il suo interessante intervento.


WEBINAIR CON NOURITI NUTRIMENTO PER L'ANIMA



Per chi fosse interessato ad ascoltare la chiacchierata 

"DAL CORAGGIO DI ASCOLTARSI AL RITMO DEL CORPO"

tra  Francesca  di Nouriti Nutrimento per l'Anima e me:




E' stata una piacevolissima serata di condivisione tra amiche
che pur nella sua semplicità,
ha toccato temi importanti relativi al percorso verso la consapevolezza
 e all'ascolto e alla conoscenza di se stessi e del proprio corpo.


Commenti o o domande o richieste di approfondimento
saranno spunto per nuovi blog.

Grazie di cuore a chi vorrà dedicare del tempo all'ascolto.

Donatella




mercoledì 5 ottobre 2016

IL MALE


"Non esiste male fuori dall'uomo: il male è il sottrarsi di lui alla responsabilità della propria volontà: il fare del logos un nome, o un sentimento, o una mistica, o una rappresentazione. Il Logos, rappresentato o sentito o nominato, non può essere il Logos, perchè concepito come entità esteriore da un essere privo di Logos, dall'ego: che vuole mantenersi quale è, e tuttavia sentire il Logos, accoglierne la vastità, a patto di adattarla a sè, secondo l'istanza subconscia del doppio ahrimanico."


Molto profonda questa riflessione di Scaligero. Mi ha richiamato alla mente una citazione di Lao Tsu, espressa magnificamente da Augusto Shantena Sabbadini nella prefazione de IL RITMO DEL CORPO, che riporto parzialmente:

"La più famosa formulazione di questa avversione dei daoisti nei confronti della conoscenza discorsiva è il primo verso del Daodejing (Tao Te Ching), il primo testo fondamentale del daoismo:
il Dao che può essere detto non è l’eterno Dao.[1]
Il significato primario del termine dao è ‘via, strada, cammino’; di qui si estende a indicare ‘via da seguire, principio guida, norma, dottrina’; e di qui ancora a indicare ‘discorso, dire, parlare, insegnare’. Una prima lettura di questo primo verso del Daodejing perciò potrebbe essere “ogni via che può essere indicata non è una via eterna (o costante)”, oppure “ogni norma che può essere enunciata non una norma eterna (o costante)”.
In questo senso il verso enuncia una intrinseca limitazione del linguaggio: la sua incapacità di catturare l’essenza ultima delle cose, la natura ultima della realtà. La verità, non appena essa viene formulata in parole, organizzata in un discorso, già non è più verità. La via è indescrivibile, non si lascia codificare mediante prescrizioni, non è catturabile mediante un codice di comportamento (come cercavano invece di fare i confuciani, i discepoli di Confucio). La stessa consapevolezza dei limiti del linguaggio è caratteristica del pensiero postmoderno. Negli anni ’30 il matematico Korzybski ci ha ricordato che il linguaggio fornisce solo mappe della realtà e che “la mappa non è il territorio”.
Ma se la consapevolezza dei limiti del linguaggio accomuna gli antichi maestri daoisti e i pensatori postmoderni, le implicazioni che essi ne traggono sono assai diverse. Mentre l’incapacità del linguaggio di comprendere la realtà ultima induce i pensatori postmoderni ad abbandonare l’idea di una realtà ultima, privilegiando la dimensione della realtà come discorso, per i daoisti accade l’opposto: la sola cosa che li interessa è la realtà indicibile, il Dao che non può essere detto, la dimensione esperienziale della conoscenza. Per questo inventano un nuovo senso per la parola dao, capovolgendone la connotazione: il senso che nelle lingue occidentali distinguiamo con l’iniziale maiuscola, il Dao che è l’indicibile essenza ultima della realtà, il non manifesto che sottostà a ogni manifestazione.
Se il Dao non può essere detto in parole, esso è tuttavia in un certo senso quanto di più immediato ci sia dato vivere: è il movimento del tutto, lo spontaneo fluire della realtà di cui facciamo esperienza essenzialmente attraverso il corpo.
I daoisti portano quindi un’estrema attenzione alla conoscenza esperienziale il cui veicolo è il corpo. Per questo, paradossalmente, questi partigiani della spontaneità, questi nemici del metodo, elaborano una grande varietà di tecniche corporee, che abbracciano la meditazione, le arti marziali e la cura della salute. E il paradosso è solo apparente: come un fiume che scorre dentro il suo alveo, la perfetta spontaneità richiede una forma per essere vissuta."


[1] Lao Tzu, Tao Te Ching. Una guida all'interpretazione del libro fondamentale del taoismo, traduzione e cura di Augusto Shantena Sabbadini, URRA, Milano, 2009