martedì 30 dicembre 2014

A TUTTI QUELLI CHE IL 2015 SARA' UN ANNO SPECIALE!

A tutti quelli che sono in cammino 
e a tutti quelli che si sono persi per strada,
a tutti quelli che credono in qualcosa 
e a tutti quelli che hanno smesso di sperare,
a tutti quelli che hanno un sogno nel cassetto 
e a tutti quelli che sopravvivere è già un sogno,
a tutti quelli che hanno scelto di cambiare se stessi 
e a tutti quelli che brontolano e basta
a tutti quelli che fanno e dicono quello che pensano 
e a tutti quelli che la coerenza è utopia
a tutti quelli che sanno amare con il cuore 
e a tutti quelli che programmano l'amore
tutti quelli che accettano gli altri 
e a tutti quelli che se non ti giudico non mi sento migliore
a tutti quelli che si amano e si sentono speciali 
e a tutti quelli che non si piacciono
 a tutti quelli che si accontentano di quello che hanno 
e a tutti quelli che niente è mai abbastanza
 a tutti quelli che sanno vivere il presente 
a tutti quelli che vogliono controllare il tempo
a tutti quelli che il movimento è vita 
e a tutti quelli che il cambiamento è paura
a tutti quelli che sanno vivere al di là degli schemi 
e a tutti quelli che sono inquadratissimi, sempre
a tutti quelli che credono nel valore della condivisione 
a tutti quelli che l'egoismo innanzi tutto
 a tutti quelli che sono capaci di giocare come bambini  
e a tutti quelli che sono troppo seri per farlo 
a tutti quelli che amano gli animali 
e a tutti quelli che non sanno cosa si perdono
a tutti quelli che stanno bene nella natura 
e a tutti quelli che senza centri commerciali non respirano
a tutti quelli che alla tristezza segue la gioia 
e a tutti quelli che è solo e sempre buio
a tutti quelli che sanno scegliere 
e a tutti quelli che non sanno più farlo
 a tutti quelli che il rispetto è importante 
e a tutti quelli che io vengo prima di tutto
a tutti quelli che volano con la fantasia  
e a tutti quelli che uno più uno può solo far due
e
a tutti quelli che hanno il coraggio di ascoltarsi e di guardare alle cose cambiando prospettiva
 a tutti quelli che ci stanno provando 
o ci proveranno
ed anche a tutti quelli che non hanno la forza per farlo

a tutti, nessuno escluso

il 2015 porti
GIOIA,  AMORE, SERENITA', ARMONIA
E TANTISSIMA LUCE
A ILLUMINARE I CUORI!



POSSESSIVITA' E LIBERTA'

Estratto da "Paura di Vivere" di Alexander Lowen:

"La possessività non solo riduce l'essere, ma limita la libertà: le cose che possediamo, ci possiedono. Siamo posseduti dalle cose che possediamo nel senso che dobbiamo pensare ad esse e prendercene cura. Non siamo liberi di andarcene e di lasciarle, perché per molti di noi rappresentano l'identità, la sicurezza e anche la salute. Non esiteremmo a considerare matta una persona che butta via un patrimonio solo per essere libera. Pensiamo che non si possa essere liberi senza ricchezza, quindi passiamo la nostra vita a cercare di fare fortuna, e troppo tardi scopriamo di aver sacrificato la nostra libertà. Non ci rendiamo conto che la libertà vale più della ricchezza, poiché senza libertà non si può essere."


Un cavallo al galoppo esprime magnificamente l'idea di libertà. Un cavallo che traina una carrozza con fatica, mi rimanda naturalmente all'uomo con il suo pesante bagaglio di "sicurezze materiali" e allo sforzo necessario per trascinarselo dietro! 
Nel mio libro "Il coraggio di ascoltarsi" dedico il primo capitolo a raccontare le difficoltà incontrate nello sconvolgere la mia vita e scegliere, dopo quasi 25 anni da manager, di mollare tutto per dedicarmi al percorso spirituale che da sempre perseguivo in modo parallelo. 
Quando in questi giorni ho letto le parole di Lowen è stato come tornare a quel momento. Ho dovuto disgregare molti schemi mentali e tirar fuori tanta forza e coraggio per attuare una scelta così "razionalmente" alternativa. E' stata la lotta per il controllo della mente. Questo processo ha richiesto mesi di meditazione con continui alti e bassi: attimi di scoramento alternati a momenti di grande gioia. La pazienza e il cuore sono stati strumenti preziosi.
Quando la percezione di assenza di libertà si fa strada nel sentire profondo è difficile ripercorrere il cammino di sempre, in quanto il bagaglio al seguito diviene pesantissimo. 
Viaggiare senza bagaglio è il prezzo della libertà, ma è un vero e proprio salto nel vuoto senza paracadute (come mi piaceva definirlo). 
Ci vuole coraggio. Il coraggio di ascoltarsi.

lunedì 29 dicembre 2014

LA CONSAPEVOLEZZA DEL CAMBIAMENTO

Estratto da "Come diventare un Buddha in cinque settimane" di Giulio Cesare Giacobbe:

"Diventa cosciente della precarietà dell'esistenza e quindi della precarietà della presenza nella tua vita delle persone oggetto del tuo possesso affettivo.
Esse non sono eterne.
Esse non possono esserci sempre. 
Esse non possono esserci nemmeno per tutta la tua vita.
Quindi non puoi pretendere la loro presenza.
Come abbiamo visto pretendere la presenza di qualcuno non significa amarlo.
In realtà significa voler essere amati da lui.
Dietro questo falso amore infatti c'è un bisogno e quindi una pretesa.
Ma il bisogno non è piacere, è sofferenza, in quanto a perenne rischio di non essere appagato.
La filosofia del buddha è il piacere, non la sofferenza: è proprio contro la sofferenza che egli conduce la sua battaglia.
Per questo, egli predica l'amore.
Perché l'amore è gioia, è piacere.
Amare è godere dell'esistenza dell'altro, indipendentemente dalla sua presenza.
Non è forse così l'amore per Dio?
Non ti chiedo di abbandonare le persone che ami.
Ti chiedo soltanto di diventare libero o libera di goderti le persone che ami quando ci sono e di goderti qualcos'altro quando non ci sono.
Di diventar libero o libera da pretese nei loro confronti e capace di goderti la tua disponibilità per loro.
Perché essere disponibili, darsi, è un piacere."



Oggi ho scelto un estratto molto stimolante per riflettere su noi stessi.
Alzi la mano chi si sente veramente libero!

sabato 27 dicembre 2014

PERCHE' TROVIAMO SEMPRE UN MOTIVO PER SOFFRIRE?

Estratto da "Come diventare un Buddha in cinque settimane" di Giulio Cesare Giacobbe:

"Da quando l'essere umano ha iniziato l'evoluzione psichica che ha fatto del pensiero la sua principale attività percettiva, il suo Io, cioè l'immagine che l'essere umano ha di se stesso, ha travalicato i limiti naturali del suo corpo.
Il nostro Io si è esteso ai nostri processi materiali, alla nostra consistenza  economica, ai nostri legami affettivi (quindi ad altri esseri viventi), ai nostri ruoli sociali, ai nostri stati psichici, ai nostri protocolli comportamentali, alle immagini stereotipate della nostra cultura.
In altri termini, a dei simboli concettuali.
Così noi oggi non ci identifichiamo soltanto con il nostro corpo, ma anche con la nostra casa, la nostra automobile, il nostro televisore, il nostro conto in banca, i nostri parenti, i nostri amici, la nostra professione, il nostro prestigio, il nostro ruolo sociale.
Questa è, secondo la psicologia buddhista, la radice della nevrosi e quindi della sofferenza umana.
Essa costituisce un processo nevrotico perché costituisce un processo di allontanamento dalla realtà, cioè dalla naturale coincidenza dell'Io con il corpo.
Nella nevrosi l'Io si identifica con una serie sempre più numerosa e complessa di simboli mentali costruiti sulla base di valori sociali o culturali, ma non naturali.
La sofferenza deriva evidentemente da una dilatazione dello stato di vulnerabilità dell'Io,  che aumenta con l'aumentare del numero degli oggetti con cui egli si identifica."



Interessante prospettiva quella di Giacobbe.
Osho stesso parla della sofferenza generata dall'identificazione con emozioni come la rabbia, ad esempio. 
Nel   IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI e  nel nuovo volume IL RITMO DEL CORPO utilizzo il lavoro sul corpo per elaborare paure e debolezze, disgregare schemi mentali e abitudini e raggiungere la consapevolezza. L'ascolto della fisicità e il contatto con il corpo ci riportano immediatamente ad una dimensione più oggettiva e non filtrata dalla mente.
La centralità del corpo diviene quindi una chiave di volta importante per stare bene con se stessi.
Ovviamente quando il corpo si dilata, identificandosi con una miriade di simboli e relazioni, perdiamo la possibilità di un contatto diretto con esso e sprofondiamo nella confusione e nella sofferenza.
Ritornare al corpo significa abbandonare gli attaccamenti: per molti risulta quasi impossibile accettare anche solo l'idea di potersi bastare senza possedere nulla o nessuno.
Piuttosto che mollare la presa, si preferisce affondare con la nave stracolma di "tesori" nell'irrinunciabile ruolo del Capitano.

mercoledì 24 dicembre 2014

AUGURI DI CUORE

Che sia un Natale sereno
foriero di gioia, pace, amore
e tantissima Luce 
a riscaldare il cuore!



VIVA LA LUCE CHE E' NELLA NATURA

INTENTO DELLA GIORNATA

Osservare la Luce intorno a noi.
Se guardiamo alla natura con gli occhi del cuore
ne  cogliamo l'innata bellezza.
Che sia un semplice albero o una foresta,
una montagna o il mare,
una collina o un laghetto
un prato verde o ricoperto di neve ...
ogni cosa trasmette vitalità e movimento.
Tutto è Luce 
dentro e intorno a noi :
 la natura e gli animali ce lo ricordano continuamente
con la loro semplice spontaneità.
Noi uomini ci siamo un po' persi, strada facendo.
Possiamo incontrare 
la luminosità di chi ha riconosciuto la propria essenza
o Luci più pallide, velate dal dolore, dai pensieri e dalle preoccupazioni.
Ogni Luce è unica e speciale a suo modo.
Tutte queste Luci
possono rendere la Terra un luogo meraviglioso e splendente.
Oggi apriamo il cuore, 
risuoniamo con la Luce intorno a noi,
 permettiamo alla nostra stessa Luce di brillare 
cullata dall'amore che la circonda.
Lasciamo da parte i rancori, le invidie, le gelosie, 
la tristezza e la rabbia che ci avvelenano la vita,
e scegliamo di aprirci alla Luce del cuore
per guardare alla bellezza
innanzi tutto.





martedì 23 dicembre 2014

VIVA LA LUCE CHE E' NEGLI ANIMALI

INTENTO DELLA GIORNATA

Trovare almeno un insegnamento trasmessoci dagli animali.
Gli animali
possono essere ai nostri occhi
fedeli e preziosi compagni di viaggio
o semplicemente parte della natura che ci circonda.
Che ne siamo consapevoli oppure no,
vi è sempre un animale che ci guida.
Un animale che rappresenta le nostre potenzialità più profonde.
Un animale che ci stimola alla loro riscoperta.
Un animale che  compare nei momenti magici della nostra vita.

Personalmente ho imparato molto dagli animali.
Dalla loro innata saggezza
fedeltà
accettazione.
Oggi apriamo il cuore agli animali:
impariamo a coglierne la bellezza
 l'intrinseca armonia,
la naturalezza e la grazia.
Impariamo a guardare alla vita
cambiando prospettiva.

Un immenso abbraccio di Luce e di gioia 
a quattro zampe   
con le ali
strisciante
o subacqueo ;-)




lunedì 22 dicembre 2014

VIVA LA LUCE CHE E' NEGLI ALTRI

INTENTO DELLA GIORNATA

Trovare almeno una cosa bella in ogni persona che incontreremo oggi.
Al bando i pensieri critici e filtrati dal giudizio.
Solo cose belle.
Più di una, grandioso!
Neanche una: impossibile, non avete ascoltato il cuore!
Spesso siamo così abituati a osservare solo quello che non va,
da perdere di vista la Luce presente negli altri.
Si avvicina il Natale,
un momento di rinascita.
Permettiamo al nostro cuore di accogliere la gioia.
apriamoci alla gioia,
assaporiamo la gioia.
Ce la meritiamo.
Se permettiamo a noi stessi
di osservarci con il cuore,
la gioia emergerà naturalmente
e aprirà nuove prospettive.
Osserveremo anche gli altri 
con uno sguardo di cuore:
compassione, empatia e condivisione
moltiplicheranno la gioia 
e
dimezzeranno il dolore.

Un immenso abbraccio di Luce e di gioia







domenica 21 dicembre 2014

VIVA LA LUCE CHE E' IN NOI!


INTENTO DELLA GIORNATA:

Trovare almeno 3 cose belle di noi stessi. 
Al bando tutte i pensieri critici o filtrati dal giudizio. 
Solo cose belle. 
Se non ne trovate, sforzatevi ... ci sono sicuramente! 
E se l'elenco si amplia ... benissimo!
Spesso siamo così abituati a focalizzare l'attenzione su ciò che non va, 
da perdere di vista la Luce che è in noi.
Il Natale è di per sé una ricorrenza faticosa: 
la riunione della famiglia porta con sé, 
insieme alla gioia della condivisione, 
il riaffiorare di dinamiche affettive non sufficientemente elaborate; 
per molti è vuoto e mancanza di persone che hanno amato; 
per altri è solitudine.
Proprio per questo è importante caricarci di energia di Luce: 
per affrontare con più leggerezza anche i momenti difficili 
e non perderci la gioia di un momento di rinascita. 
Da oggi lavoreremo su questo. 
Sulla positività.
Un abbraccio di Luce con tutto il cuore.



venerdì 19 dicembre 2014

NOI, ESSERI COMPLICATI

Estratto da "Bioenergetica" di Alexander Lowen:

"L'uomo è un pensatore creativo e un animale che sente - ed è solo un uomo o una donna. E' una mente razionale e un corpo non razionale - ed è solo un organismo vivente. Deve vivere contemporaneamente su tutti i livelli, e non è compito facile. Per essere un individuo integrato deve essere identificato con il proprio corpo e con la propria parola. Diciamo che un uomo vale quanto la sua parola. E' con rispetto che diciamo che un uomo è di parola. Per raggiungere questa integrazione occorre cominciare con l'essere il corpo - tu sei il tuo corpo. Ma le cose non finiscono qui. Bisogna finire con l'essere la parola - tu sei la tua parola. Ma la parola deve venire dal cuore."



Quante volte parliamo senza che il nostro corpo rispecchi le parole dette? Quante volte fingiamo per educazione, per abitudine, per convenienza? Quante volte parliamo a ruota libera sull'onda delle emozioni?
La coerenza tra sentimento, pensiero, parola e azione rappresenta l'integrazione essenziale all'autoespressione e alla spontaneità.
Impariamo a osservarci e a osservare. Impariamo a sentire il corpo mentre parliamo. Impariamo a vedere il corpo di chi ascoltiamo. Impariamo a cogliere quell'unità che fa di noi, esseri complicati, uomini e donne di cuore.

mercoledì 17 dicembre 2014

MI PIACE CHE TI MUOVI ... E ALLORA MUOVI!

Estratto da "Bioenergetica" di Alexander Lowen:

"La motilità di un corpo è direttamente collegata al suo livello energetico.  Per muoversi occorre energia. Quando il livello di energia è basso o depresso la motilità risulta necessariamente diminuita. Energia e autoespressione sono collegate da una linea diretta: 
energia --> motilità --> sentimenti --> spontaneità --> autoespressione.
Questa sequenza opera anche all'inverso. Se la capacità di autoespressione di un individuo è bloccata, la sua spontaneità è ridotta. La riduzione della spontaneità abbassai tono delle sensazioni, che a sua volta fa calare la motilità del corpo e ne deprime il livello energetico."


Quando si parla di spiritualità è importante ricordare quanto il corpo occupi un posto di primaria importanza nel percorso verso la consapevolezza. Questo estratto di Lowen, ci aiuta a riflettere.
In effetti sarà capitato a tutti di trovarsi in presenza di persone "iceberg", così congelate da non mostrare alcun tipo di reazione di fronte alle più svariate situazioni. Il fatto che rimangano impassibili di fronte al dolore, non le rende immuni ad esso. Gli iceberg hanno semplicemente scelto di non provare più nulla, né dolore né gioia, hanno sotterrato i sentimenti ed eretto così tante barriere, per difendersi dalla sofferenza, da trasformarsi nella barriera stessa! Se siete in via di congelamento e il vostro corpo si sta mummificando, correte ai ripari, perché gli iceberg non sono affatto al sicuro con l'effetto serra!
Mi piace che ti muovi ... e allora muovi!

martedì 16 dicembre 2014

STRESS E SALUTE

Estratto da "Bioenergetica" di Alexander Lowen:

"Lo stress ha un'influenza negativa sulla salute fisica ed emotiva di una persona. Siccome viviamo in tempi estremamente carichi di tensioni, dobbiamo imparare a proteggere il nostro corpo e la nostra mente dai suoi effetti nocivi. Per ridurre la vulnerabilità allo stress occorre lavorare sulle difese fisiche e psichiche contro l'"abbandono" e scioglierle. Non è certo compito facile in una cultura che valuta straordinariamente il successo  e la riuscita, la capacità di arrivare in cima e di rimanerci. Il nostro io non è abbastanza forte per accettare il fallimento, così costringiamo il corpo a sopportare situazioni dannose per la salute. Alla fine il successo è temporaneo e vacuo, perché il corpo crolla per azione dello stress continuo. Ma la paura del fallimento è tale che, fino al crollo finale, l'io resiste e rifiuta di arrendersi al corpo. A livello profondo il fallimento viene identificato con questa capitolazione."


Quante volte siamo sfiniti e non molliamo il tiro? Quante volte il nostro corpo ci chiede di fermarci e noi continuiamo a correre imperterriti?
Per forza di cose, si arriva al punto in cui la dissociazione dal corpo è inevitabile per la sopravvivenza e si smette di percepirne i segnali. Si trova un nuovo equilibrio integrando il disagio e il gioco è fatto. Una volta, due volte, tre volte. E il nostro corpo è obbligato a manifestare in modo sempre più evidente il suo malessere, fino a fermarci. A quel punto percepiamo il peso e la tensione degli anni e crolliamo sfiniti sotto la resa del corpo. Rialzarsi, in queste condizioni, è difficile.
Nonostante questa informazione sia ormai ampiamente confermata dalla scienza stessa, non ne facciamo tesoro.
Come mai? Cosa ci impedisce di fermarci ... se guardiamo oltre la giustificazione mentale che sorge immediata e ci autorizza a non cambiare? 

domenica 14 dicembre 2014

ANSIOSAMENTE BLOCCATI

Estratto da "Bioenergetica" di Alexander Lowen:

"L'orientamento primario della vita è quello di cercare il piacere e sfuggire il dolore. E' un orientamento biologico, perché a livello corporeo il piacere promuove la vita e il benessere dell'organismo. Il dolore, come tutti sappiamo, viene vissuto come una minaccia all'integrità dell'organismo. Ci apriamo e cerchiamo spontaneamente il piacere e ci contraiamo, ritraendoci, davanti a una situazione dolorosa. Ma quando una situazione contiene una promessa di piacere unita alla minaccia di una sofferenza proviamo ansia."



A volte bisogna avere il coraggio di introdurre un sano umorismo quando ci troviamo a fare i conti con le nostre paure. La minaccia di sofferenza, citata da Lowen, sottende la paura di soffrire e ripetere esperienze dolorose del passato. Questa paura ci trattiene dal buttarci con leggerezza in situazioni sconosciute, come una nuova relazione o un lavoro differente o un cambio residenza. 
Tutto ciò che non conosciamo scatena, a livello inconscio, la paura di essere feriti dal cambiamento, soprattutto quando abbiamo molto sofferto in passato. Difficilmente vediamo nell'inesplorato un'avventura degna di essere vissuta e sperimentata. Molto più spesso ne temiamo le conseguenze. Questo atteggiamento ci tutela ILLUSORIAMENTE da nuova sofferenza (non dimentichiamo che quando ci troviamo di fronte al cambiamento, solitamente la situazione che stiamo vivendo e abbiamo pensato di lasciare non ci fa stare bene...), se mai dovesse manifestarsi, ma ci priva anche della gioia che la vita potrebbe riservarci. 
Immagino sia capitato a tutti di vivere con grande ansia un cambiamento di vita per poi rendersi conto che i benefici nell'affrontarlo sono stati tanti.  
Magari si sono passati mesi a riflettere, pensare e rimuginare sul da farsi fino al momento in cui si è  trovato il coraggio di buttarsi: lo si è fatto con l'impressione di cadere nel vuoto e immaginando  cadute disastrose su letti di rovi acuminati e mai su soffici fiocchi di cotone. 
L'atterraggio morbido inevitabilmente ha fatto emergere l'esclamazione: "Ma perché ho aspettato tanto a farlo?"
Consapevolezza presto dimenticata quando ci si trova nuovamente sul trampolino dei 30 metri pronti al salto. ;-)

giovedì 11 dicembre 2014

CAMBIARE VITA

Quante volte restiamo legati alle situazioni per abitudine o per paura? 
E il nostro corpo si ammala per renderci consapevoli della costrizione a cui ci stiamo obbligando? Nonostante questo, il dolore del passato o di un presente in solitudine, ci terrorizza così tanto da renderci passivi. 
Occorre coraggio per ascoltarsi e avere la forza di ammettere con se stessi che un tratto di percorso è giunto al termine e si è pronti a ricominciare. 
Tutto passa e tutto si ripete, ma l'esperienza insegna e il nostro modo di vivere non sarà più lo stesso. Proprio attraverso l'esperienza abbiamo acquisto la conoscenza che ci permette di spostare il nostro punto di riferimento sempre più all'interno di noi stessi, permettendoci di essere presenti al movimento senza venirne turbati.



martedì 9 dicembre 2014

LA CRESCITA

Estratto da "Bioenergetica" di Alexander Lowen:

"La crescita è un processo naturale; non possiamo costringerla a verificarsi. La sua legge è comune a tutti gli esseri viventi. Un albero, ad esempio, cresce verso l'alto solo se le sue radici scendono sempre più in profondità nella terra. Impariamo studiando il passato. Allo stesso modo una persona può crescere solo rafforzando le proprie radici nel suo stesso passato. E il passato di una persona è il suo corpo."



Questo estratto di Lowen è magnifico. Offre spunti di riflessione per ore intere di meditazione.
Innanzi tutto ci porta a riflettere sulla crescita e sulla sua spontaneità. Non c'è nulla che possiamo fare per accelerarla o farla procedere più velocemente. Richiede pazienza. Il tempo necessario al nostro corpo di elaborare, assimilare e ritrovare un nuovo equilibrio. Ad ognuno il suo. Possiamo restare aperti al lavoro, certo, e questo atteggiamento ci permetterà di svolgerlo con continuità, ma non eviterà comunque periodi di stasi e di blocco. Che dovranno essere accettati di buon grado. Lasciar andare ferite profonde e dolore richiede tempo.
L'estratto introduce poi un tema a me molto caro, a cui dedico uno spazio importante nel libro "Il coraggio di ascoltarsi": le radici. L'accettazione di ciò che siamo. Del nostro passato. Del nostro corpo. 
Il corpo è uno strumento fondamentale nel lavoro consapevole: ci rimanda con estrema semplicità il nostro stato. Tensioni, rigidità, apnea, batticuore ... sono segnali importanti. 
Dopo aver affrontato un problema personale, impariamo ad ascoltarci: se il nostro corpo è a pezzi, significa che ci siamo ancora dentro fino al collo (rigido ovviamente a forza di sostenere una testa stracolma di pensieri ;-)) e non l'abbiamo trasceso. Solo quando il corpo ci rimanderà una situazione di rilassamento, leggerezza e benessere l'avremo elaborato e lasciato andare veramente! 

domenica 7 dicembre 2014

ESSERE SPIRITUALI NELLA QUOTIDIANITA'

Estratto da "Arrendersi al corpo" di Alexander Lowen:

"Ma è necessario ritirarsi dal mondo per essere spirituali e sperimentare il contatto con Dio? Questo non può essere un modo pratico o realistico di vita per molte persone  che sono impegnate nelle attività ordinarie di guadagnarsi da vivere e provvedere a una famiglia. Tuttavia, quando tali attività sono svolte con spirito di riverenza nei confronti delle forze della natura e dell'universo che rendono possibile la vita, le attività ordinarie della vita assumono una qualità spirituale. La spiritualità non è un modo di agire o di pensare, è la vita dello spirito che si esprime nei movimenti spontanei e involontari del corpo, in quelle azioni che non sono dirette e controllate dell'Io. Questi movimenti sono pulsanti e ritmici come il battito cardiaco, come l'azione peristaltica degli intestini e come le ondate della respirazione che fluiscono verso l'alto e verso il basso del corpo. La naturale attività vibratoria del corpo, alla base di queste funzioni, è, a mio avviso, la manifestazione elementare dello spirito vitale. "


Spesso si dimentica quanto la nostra natura comprenda, oltre alla fisicità, un'essenza spirituale e come il nostro benessere psico fisico derivi da una corretta integrazione di ciò che siamo. Per questo motivo la quotidianità dovrebbe essere vissuta con maggiore consapevolezza e con un'attenzione particolare al cuore e all'interiorità. La vita dovrebbe conformarsi al ritmo dell'universo, percepibile sia dentro che fuori di noi, per fluire con esso. Il respiro stesso ci insegna quanto una profonda inspirazione ed espirazione siano fonte di rilassamento e di benessere. Purtroppo, spesso viaggiamo a ritmi sostenuti, respirando in modo superficiale e prestando poco ascolto al nostro corpo. 

venerdì 5 dicembre 2014

LA RESA ALL'AMORE

Estratto da "Arrendersi al corpo" di Alexander Lowen:

"Quasi tutti hanno sperimentato la gioia di essere innamorati in un certo momento della loro vita. L'amore è stato descritto come il sentimento più grande e più dolce, come il mistero che dà alla vita il suo significato più ricco. Ma è anche visto come la fonte della nostra sofferenza più intensa, quando l'amore che proviamo è rifiutato o perduto. Ciò è comprensibile, in quanto amore significa un legame vitale con una fonte di vita e gioia, sia essa un individuo, una comunità, la natura, l'universo o Dio. La rottura di questo legame viene quindi vissuta come una minaccia contro la vita: dato che l'amore è anche apertura ed espansione del sé fino a includere il mondo, la perdita dell'amore sfocia in una contrazione in una chiusura che sono dolorose tanto quanto l'amore era felicità. ... Sfortunatamente questa condizione spesso dura molto più a lungo della gioia d'amore, perché l'individuo ha paura di aprirsi e disporsi nuovamente alla ricerca dell'amore. Nel cuore rimane un desiderio d'amore, ma non può essere soddisfatto fino a quando persiste la paura della perdita o del rifiuto."



Nel libro "Il coraggio di ascoltarsi" ho ritenuto importante parlare di amore cieco e amore puro, in quanto questa differenza è fondamentale per comprendere quanto aspettative, giudizi e schemi mentali possano condizionare il nostro modo di manifestare o aprirci all'amore. La sofferenza di cui parla Lowen è determinata dai nostri attaccamenti, dalle nostre debolezze, dai nostri vuoti interiori e dalle nostre paure. Quando ci apriamo alla vita in modo non equilibrato, soffrire ne sarà la naturale conseguenza. La perdita e il rifiuto avranno un impatto dirompente su di noi. 
Il dolore creerà inevitabilmente grandi barriere intorno a noi e  ci precluderemo la possibilità di continuare ad amare per paura di soffrire. Rinunceremo alla gioia, scegliendo il blocco di una situazione più tranquilla perché chiusa ad ogni tipo di sentimento. Accetteremo di pagare un prezzo molto alto per paura di rimetterci in gioco. Sì, perché di questo si tratta. Le situazioni che ci troviamo a vivere rispecchiano profondamente la nostra energia. La sofferenza che ne deriva deve essere accolta come fonte di crescita e non come una condanna. E' necessaria grande umiltà per accettare che il dolore provato dipenda da noi. Il lavoro consapevole che scaturirà da un'esperienza di dolore sarà un supporto determinante per la nostra crescita e ci permetterà di essere sempre più equilibrati e centrati di fronte alla vita. Purtroppo quando proviamo dolore, difficilmente abbiamo la capacità di distogliere l'attenzione dalla sofferenza per cambiare prospettiva. 
Aprirsi all'amore è innanzi a tutto aprirsi all'amore verso noi stessi.

mercoledì 3 dicembre 2014

AMORE E CONSAPEVOLEZZA

Estratto da "Arrendersi al corpo di Alexander Lowen:

"E' impossibile avere un rapporto amoroso maturo se non si è una persona matura, capace di reggersi sulle proprie gambe, di stare da sola se necessario, e capace di esprimere liberamente e pienamente i propri sentimenti. Tale amore non è egoistico per la persona che condivide se stessa pienamente. E' autocentrante, ma ciò rende eccitante la relazione, in quanto ciascuna persona è un individuo con un sé unico che condivide con il partner. In questo tipo di rapporto la realizzazione dell'amore nel sesso è reciproca nella soddisfazione del piacere.
Questa concezione dell'amore contrasta con l'idea corrente che in amore si debba vivere per l'altro. Ma ciò ne fa una relazione di subordinazione e non di condivisione. La condivisione è tra eguali, mentre si è subordinati ad un superiore. Tali relazioni perdono presto la loro eccitazione e finiscono con il partner dominante che cerca fuori della relazione quell'eccitazione che manca al matrimonio. Quando ciò accade, il coniuge che viene lasciato indietro cerca di essere ancor più sottomesso, di far funzionare il rapporto, di essere ciò che il partner vuole. "



Nel mio libro "IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI" dedico un intero capitolo all'amore.
La mia stessa esperienza non può che indurmi a condividere profondamente le parole di Lowen. Solitamente cerchiamo di riempire i nostri vuoti interiori grazie al partner di turno, nutrendo infinite aspettative nei suoi confronti e non permettendoci di vederlo per quello che è realmente. In questo modo siamo continuamente impegnati a mantenere l'equilibrio precario di una torre di mattoncini costruita sulla sabbia. Sono sufficienti una parola, un'emozione, un cambiamento esterno a scardinare il mattoncino in grado far crollare la costruzione. Fatichiamo ad accettare che gli unici, in grado di riempire i vuoti che ci appartengono, siamo noi. Solo quando avremo imparato a farlo, potremo rivolgere l'attenzione all'esterno e incontrare una persona con cui condividere un periodo della nostra vita in modo equilibrato. A quel punto non ci interesserà più cambiare l'altro né saremo condizionati dalle aspettative. Vivremo la gioia della sua unicità e ci sentiremo a nostro agio, essendo semplicemente come siamo.

martedì 2 dicembre 2014

MATURITA'

Estratto da "Arrendersi al corpo" di Alexander Lowen:

"La maturità è lo stadio della vita in cui l'individuo conosce e accetta il proprio sé. Conosce le sue paure, le sue debolezze e le sue strategie, e le accetta. Io non credo che si possa mai arrivare al punto di essere completamente liberi dagli effetti traumatici del passato, ma si può arrivare a non lasciarsene bloccare. Accettare non significa essere indifesi. Poiché i problemi si sono strutturati nel corpo nella forma di tensioni croniche, si può lavorare sul corpo per liberarsi."



Arriva sempre un momento nella vita in cui ci si trova a fare un bilancio del cammino fatto. Solitamente questo momento si manifesta con la maturità o a seguito di un evento in grado di stravolgere la nostra quotidianità. Inevitabilmente ci porta a rimettere in discussione un po' tutto quello che ci riguarda, inclusi noi stessi, le nostre paure e debolezze. Prende vita così un profondo processo di autoanalisi volto a scandagliare chi siamo e cosa vogliamo veramente, al di là di quello che siamo stati o che abbiamo desiderato essere. "Il coraggio di ascoltarsi - guardare alle cose cambiando prospettiva" parte da questo punto della mia vita e racconta il dispiegarsi degli eventi e il faticoso percorso verso la consapevolezza. E' il racconto di un doloroso processo di accettazione teso a elaborare la sofferenza e a trovare la forza interiore di lasciarla andare per vedermi come sono oggi grazie alle esperienze di ieri. Per arrivare ad accogliermi con totalità ho lavorato intensamente sul corpo in modo consapevole e approfondito. Non è stato un cammino semplice, ma oggi sono finalmente libera di essere me stessa con gioia e leggerezza.


lunedì 1 dicembre 2014

RISPETTO E AMORE DI SE'

Estratto da "Arrendersi al corpo" di Alexander Lowen:

"Gli individui con un grado elevato di amore stima di sé non sono mai isolati o soli. Gli altri ne sono attratti per l'energia e le vibrazioni positive che irradiano. Avendo rispetto di sé, esigono rispetto e generalmente sono trattati con rispetto. Ciò non significa che tali individui non incontrino difficoltà nella vita. Non si può evitare il dolore o di essere feriti. Ma tali individui non rimangono in situazioni nelle quali sono feriti continuamente."



Imparare a rispettarsi ed amarsi non è un processo facile da realizzare. Condivido la mia esperienza ne "Il coraggio di ascoltarsi" in modo approfondito. Arrendersi al cuore e al proprio corpo è sempre molto doloroso, perché ci porta a riconoscere e vedere la nostra sofferenza. Ogni tensione cronica del corpo è un'area di potenziale dolore trattenuto e quando si cerca di scioglierne la rigidità, si instaura al contempo un profondo passaggio introspettivo che richiede tempo e pazienza. Il dolore emotivo è molto più difficile da accettare rispetto al dolore fisico e proprio per questa ragione si tende a puntare l'attenzione sul corpo e sulla risoluzione del disagio, invece di lasciar spazio ad una comprensione più ampia dell'origine del malessere. Solo attraverso un'elaborazione completa, che integri la parte fisica con quella psicologica, possiamo risolvere definitivamente il problema e giungere passo dopo passo ad accettarci, rispettarci e amarci per come siamo.

sabato 29 novembre 2014

LA CONFESSIONE DI UN ASCETA

Estratto da "Il Verbo degli Uccelli" Di Farid Ad-Din'Attar:

Un sant'uomo ebbe a dire: "Io vivo da settant'anni in uno stato di totale appagamento e ora posso vantare una splendida signoria, possedendo uno stabile legame con il mio Signore!".
Finché sei impegnato a ricercare gli altrui errori, come potrai contemplare la bellezza dell'invisibile? Smetti in primo luogo di frugare tra i difetti del prossimo giacché cercando errori non troverai altro che errori, e cerca invece di appagare te stesso nell'amore dell'invisibile. Per scoprire i difetti altrui tu spaccheresti anche un capello, ma quando consideri i tuoi divieni improvvisamente cieco! Se riconoscessi almeno una volta i tuoi errori saresti perdonato, per quanto gravi possano essere.



Per riflettere.

venerdì 28 novembre 2014

PIANGERE

Estratto da "Arrendersi al corpo" di Alexander Lowen:

Piangere significa accettare la realtà del presente e del passato.
...
Piangere non cambierà il mondo esterno. 
Non porterà amore, né consenso, ma trasformerà il mondo interiore. 
Libererà la tensione e il dolore.



Piangere è aprirsi alla compassione verso se stessi. E' profondamente liberatorio. 
Allo stesso tempo, quando il dolore è così lacerante da irrigidirci, non è semplice lasciarsi andare al pianto. Si ha come l'impressione che abbandonandosi alle lacrime, queste scenderanno all'infinito. E' la paura a trasmettere questa percezione e a renderci ancora più tesi e serrati nella nostra sofferenza. Piangere fa bene. Questo non significa rendere il pianto una reazione automatica di fronte ai problemi e assumere in questo modo un comportamento passivo di fronte alla vita, ma accettare che un attimo di tristezza e scoramento è naturale come prendersi la libertà di manifestarlo.


giovedì 27 novembre 2014

RABBIA E PAURA

Estratto da "Arrendersi al corpo" di Alexander Lowen:

"Se l'individuo non è in grado di arrabbiarsi, si blocca in una posizione di paura. La due emozioni sono antitetiche: quando si è arrabbiati, non si è spaventati, e viceversa. Per la stessa ragione, quando una persona è molto spaventata, si può supporre che nella sua personalità sia presente una dose uguale di rabbia potenziale e repressa. Esprimere la rabbia scioglie la paura, esattamente come piangere scioglie la tristezza."



Interessante riflessione di Lowen. La paura scatena grande rigidità, come se l'acqua del nostro corpo si gelasse rendendoci freddi e immobili. La rabbia vibra di grande intensità, come un fuoco che, se fuori controllo (collera), è in grado di bruciare e distruggere tutto. Entrambe le emozioni sono importanti, se provate in modo equilibrato. La paura attiva un processo di difesa, la rabbia ci dona l'energia per reagire. Occorre integrare le due energie per mantenere flessibilità anche in momenti di grande tensione.


lunedì 24 novembre 2014

RICORDARSI DI AMARE

Nella quotidianità ci troviamo spesso a reagire alle situazioni d'impulso. Queste stesse reazioni sono frutto dell'abitudine  e si manifestano senza alcuna attenzione a chi ci circonda, in quanto partono come dei fulmini a difendere le nostre barriere. 
Inevitabilmente ripercorreremo, con continuità, nelle relazioni con gli altri, gli stessi schemi di sempre e otterremo in risposta reazioni note. 
E giù a lamentarci che le persone non cambiano mai. 
Ma se ci fermiamo e ci osserviamo, possiamo dirci cambiati?
Non possiamo aspettarci che gli altri si ricordino di amarci, se non siamo in grado di farlo noi per primi.



venerdì 21 novembre 2014

FELICEMENTE ILLUSI DI ESSERE

Estratto da "Arrendersi al corpo" di Alexander Lowen:

"Le illusioni sono difese dall'Io contro la realtà e, se possono risparmiare a qualcuno la sofferenza di una realtà spaventosa, tuttavia ci rendono prigionieri dell'irreale. La salute emotiva è la capacità di accettare la realtà e di non sottrarsi ad essa. La nostra realtà di base è il nostro corpo. Il nostro sé  non è un'immagine prodotta dal nostro cervello, ma un organismo reale, vivo e pulsante. Per conoscere noi stessi dobbiamo sentire il nostro corpo. La perdita della sensibilità in una parte del corpo è la perdita di una parte del sé. La consapevolezza del sé, il primo passo nel processo terapeutico di scoperta del sé, è la percezione del corpo, l'intero corpo dalla testa ai piedi. Molti individui perdono la percezione del corpo sotto stress, si dissociano dal corpo per sfuggire alla realtà: questa è una reazione di tipo schizofrenico e costituisce un grave disturbo emotivo. Ma quasi tutti nella nostra cultura si dissociano da qualche parte del loro corpo. Alcuni non hanno percezione della propria schiena. Ciò è vero particolarmente per quegli individui che possono essere descritti come privi di spina dorsale. Altri mancano di sensibilità nelle viscere. Questi individui manifesteranno una mancanza di coraggio. Ogni parte del corpo contribuisce al nostro senso del sé, se siamo in contatto con essa. E possiamo avere questo contatto solo se è viva e mobile. Quando ogni parte del corpo è carica e vibrante, ci sentiamo vivi in modo vibrante e felici. Ma perché ciò accada dobbiamo arrenderci al corpo e ai suoi sentimenti."



Condivido profondamente questa riflessione di Lowen. Ne "IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI" insisto moltissimo sulla consapevolezza corporea come base per un lavoro di auto conoscenza. In questi anni di lavoro con i gruppi mi sono resa conto di quanto poco si sia in contatto con il proprio corpo. Uno dei primi esercizi che propongo nel libro - Meditazione e radicamento -, che, a prima vista può sembrare banale, ha evidenziato questa carenza in moltissime persone.

giovedì 20 novembre 2014

RISPETTOSAMENTE LIBERI O LIBERAMENTE RISPETTOSI?

Se mi ascolto e mi rispetto, mi sento libero? 
A volte, si ha l'impressione di non esserlo affatto, in quanto le esigenze personali cozzano con una realtà fatta di obblighi morali ed educativi, di abitudini e schemi comportamentali. 
I "si deve fare" o "non si deve fare" si ergono con forza a ristabilire i ruoli che abbiamo scelto di ricoprire.
Importante è comprendere se le chiavi della prigione in cui ci sentiamo rinchiusi appartengono a noi o agli altri. 
Se queste chiavi sono in nostro possesso, è importante comprendere perché ce le teniamo in tasca invece di utilizzarle per essere liberi.
Nel caso le chiavi siano in mano ad altri, è importante comprendere la motivazione che ci ha indotto a donare il nostro potere personale all'esterno.
Possiamo affermare che dipende sempre e comunque da noi?



mercoledì 19 novembre 2014

PRESENTAZIONE A FOSSANO

Per quelli che sono alla ricerca e per quelli che sono semplicemente curiosi ... 
per quelli che la consapevolezza è importante in un mondo confuso 
e per quelli che sono confusi in un mondo inconsapevole ... 
per quelli che cambiare non è mai troppo tardi 
e per quelli che cambiare è quasi impossibile ... 
per quelli che  l'amore esiste 
e per quelli che faticano a trovarlo ... 
per quelli che il cuore è vita 
e per quelli che la mente  detta legge... 
per tutti nessuno escluso ...
Vi aspetto numerosi alla:

PRESENTAZIONE DEL LIBRO


SABATO 29 NOVEMBRE 2014
ore18,00

LIBRERIA LE NUVOLE
Via Cavour 23
FOSSANO (CN)
per informazioni 0172 634721

lunedì 17 novembre 2014

LA VOCE DEL SILENZIO

Il 17 Novembre 1875 a New York fu fondata la Società Teosofica da Helena Petrovna Blavatsky.
L'estratto di oggi sarà quindi dedicato a ricordare M.me Blavatsky.
Da "La voce del silenzio":

"Prima che l'Anima possa vedere, deve raggiungere l'Armonia interna, e gli occhi della carne devono essere resi ciechi ad ogni illusione.
Prima che l'Anima possa comprendere e ricordare, deve essere unita a Colui che parla in Silenzio, così, come alla mente del vasaio è unita la forma secondo la quale sarà modellata l'argilla.
Poiché allora l'Anima udrà e ricorderà, e allora all'interno orecchio parlerà "La Voce del Silenzio" e dirà:
Se la tua anima sorride immersa nella Luce Solare della tua Vita;  se la tua Anima canta entro la sua crisalide di carne e di materia; se la tua Anima piange entro il suo castello d'illusioni; se la tua Anima lotta per spezzare l'argenteo filo che la unisce al Maestro, sappi, o Discepolo, la tua Anima è di questa terra.
Quando la tua Anima che si dischiude dà ascolto al tumulto del Mondo; quando  la tua Anima risponde alla voce ruggente della Grande Illusione; quando sbigottita nel vedere le cocenti lacrime di dolore, assordata dalle grida d'angoscia, la tua Anima si ritrae come la pavida tartaruga nel guscio dell'Egoismo, sappilo, o Discepolo, tempio indegno è la tua Anima del Dio Silente.
Quando, cresciute le sue forze, la tua Anima si arrischia fuori dal suo sicuro asilo, e, staccatasi dall'involucro protettore, tende l'argenteo suo filo e si spinge in alto; quando, scorgendo la sua immagine sulle onde dello Spazio, essa mormora: "Questa sono Io", confessa, o Discepolo, che la tua Anima è presa nelle reti dell'illusione.
Questa terra, o Discepolo, è la stanza del Dolore, dove lungo il Sentiero delle dure prove sono sparse insidie per avvolgere il tuo Ego nell'illusione detta la "Grande Eresia".
Questa terra, o Discepolo ignaro, è soltanto il vestibolo tenebroso che conduce a quel crepuscolo che precede la valle di vera luce - quella luce che vento non può estinguere, che arde senza lucignolo e senza alimento.
Dice la Grande Legge: "Per diventare il conoscitore del Sè Universale, devi prima essere il conoscitore del Sè, devi abbandonare il sé al non sé, l'essere al non essere, e allora potrai riposare tra le ali del Grande Uccello. Dolce invero è riposare tra le ali di quello che non è nato, né muore, ma è l'AUM attraverso eterne età."






domenica 16 novembre 2014

L'ESSENZA

Estratto da "Il Pimandro" di Ermete Trimegistro:

"L'essenza di Dio è, in certo modo, il bene, il bello, la fortuna, la saggezza; l'essenza dell'eternità è l'identità, quella del mondo è l'ordine, quella del tempo è il cangiamento, quella della generazione è la vita e la morte. Le energie di Dio sono l'intelligenza e l'anima, quelle dell'eternità la permanenza e l'immortalità, quelle del mondo la composizione e la decomposizione, quelle del tempo l'aumento e la diminuzione, quella della generazione è la qualità."



Quella della generazione è la qualità.
Riflettiamo profondamente su questo.

venerdì 14 novembre 2014

DIMENTICARE

"Lascio inerte il corpo e bandisco l'intelletto. 
Abbandonando la forma e respingendo la conoscenza, 
faccio parte del gran Tutto. 
Questo intendo per sedere e dimenticare." 

Chuang-tzu


Mi piace moltissimo questa riflessione. Forse perché mi appartiene profondamente. 
Ho la tendenza spontanea a dimenticare quello che leggo: divoro tantissimi libri, ma ne trattengo magari solo alcune frasi o lo spunto di riflessione che  risuona con me in quel momento. 
Sento spesso parlare di libri letti o di film visti con tale dovizia di particolari da indurmi ad osservare la mia incapacità a trattenere con grande curiosità. 
Solo qualche anno fa ho compreso la natura di questa mia particolarità. 
Dopo aver praticato la meditazione regolarmente per tanti anni, ho iniziato a ricordare e a osservare la realtà da una prospettiva al di là degli schemi. Questa capacità è emersa proprio grazie all'abbandono della forma e alla mia naturale propensione a respingere la conoscenza. 
I miei ricordi sono spesso in contrasto con la storia che si legge, così come certe visioni sembrano anticipare conoscenze al di là da venire. Se il mio intelletto fosse attivo, le respingerebbe immediatamente, facendo spazio al dubbio della mente e al suo giudizio. 
In questo modo, al contrario,  ho sempre accolto ogni informazione con grande libertà e solo successivamente mi capitava di trovare il libro in grado di farmi procedere oltre e acquisire maggiore comprensione in merito all'esperienza vissuta. 
E così ogni giorno mi siedo e dimentico e ogni giorno emergono nuovi ricordi. 
E ogni giorno compio un piccolo passo nel cammino verso la consapevolezza.

mercoledì 12 novembre 2014

SILENZIO

Estratto da "Riflessioni sul Dhammapada" di Ajahn Munindo:

Se ti parlano con durezza
fatti silenzioso come un gong spezzato;
non rivalersi è segno di libertà.

strofa 134





Quando si riceve una critica ingiustificata può risultare difficile non reagire. Respirare profondamente aiuta a percepire quello che si sente, senza "trasformarsi" in quella sensazione. La consapevolezza, a quel punto, dirige l'azione rendendoci liberi di scegliere come comportarci.

martedì 11 novembre 2014

KARMICAMENTE LEGATI

Estratto da "Il karma" di Annie Besant:

"I fatti stanno in questi termini: l'uomo è limitato dai suoi pensieri trascorsi, dalle sue sprecate opportunità, dalle sue scelte sbagliate, resta vincolato dai suoi desideri dimenticati, incatenato dagli errori commessi in tempo passato.
Tuttavia, il vero Uomo non è legato: colui che ha creato il passato che lo imprigiona nel presente può ancora lavorare nella prigionia e crearsi una futura libertà.
Egli deve sapere di essere libero e, con questa conoscenza, le sue catene cadranno proporzionalmente a come crescerà la sua conoscenza e valuterà l'illusorietà dei suoi vincoli.
"


Vestiamo le catene che abbiamo scelto di indossare: per abitudine, per paura, per educazione.
La libertà richiede grande coraggio.

lunedì 10 novembre 2014

ESSERE

Estratto da "Aforismi" di Carl Gustav Jung:

"MOLTO AVREBBE POTUTO ESSERE DIVERSO SE IO STESSO FOSSI STATO DIVERSO".



Questa riflessione è splendida. Non aggiungo altro. 

domenica 9 novembre 2014

TENSIONE E RIGIDITA'

Estratto da "La spiritualità del corpo" di Alexander Lowen:

"La sensazione è la vita del corpo, come il pensiero è la vita della mente. Se l'individuo riesce a sentire la propria tensione non come un malessere o un dolore misterioso, ma come una difesa contro certi impulsi o certi sentimenti, attiverà la propria energia per allentare la tensione e dare appropriata espressione al sentimento. Ma non è un compito facile. Sapere e sentire quanto si è stati offesi può essere fonte di profondissima sofferenza. Eppure ce ne possiamo liberare solo sentendo le nostre tensioni e intuendo il loro nesso con i sentimenti repressi di paura, rabbia e tristezza. in molti casi il divenirne consapevoli porta a manifestarli spontaneamente e a scaricare così la tensione."



Se ascoltiamo con attenzione il nostro corpo, ne percepiamo la tensione e la rigidità che spesso ci accompagna. Le spalle contratte, il collo teso, la schiena sofferente, le gambe rigide ... sono condizioni che tutti abbiamo sperimentato, come la difficoltà a staccare la spina e rilassarsi quando ci sentiamo così. Il corpo non ce lo concede e attira inevitabilmente la nostra attenzione sul dolore. La reazione automatica attivata dal cervello di fronte al dolore è l'ulteriore contrazione muscolare della parte interessata con conseguente infiammazione. La risposta più frequentemente adottata, a quel punto, è l'assunzione di un antinfiammatorio per lenire il dolore, annientando il sintomo (che inevitabilmente ricomparirà, non avendo risolto l'origine del problema). 
Personalmente ho dovuto trovare una soluzione alternativa (essendo allergica ai Fans - antidolorifici e antinfiammatori) e il respiro mi è stato di grande aiuto. Non è stato semplice, soprattutto, quando il dolore era acuto, ma continuando imperterrita a mantenere la centratura sul respiro, ho acquisito il distacco necessario a deviare l'attenzione dalla sofferenza, permettendo al mio corpo di rilassarsi. Attraverso un ascolto consapevole la natura emotiva del disagio è emersa naturalmente e questo mi ha permesso di elaborarla. A seguito della comprensione dell'emozione repressa e della sua elaborazione attraverso un processo di accettazione (procedimento che a volte ha richiesto ore, altre giorni interi o anche mesi!), la tensione è "magicamente" scomparsa in modo definitivo. 
Ovviamente dietro questo approccio, che può, di primo acchito, sembrare molto semplicistico ci sono anni di lavoro consapevole alle spalle. 
Infatti, si impara a respirare inizialmente di fronte a problemi banali, alla portata di un lavoro sperimentale teso a conoscersi. Di fronte ad un grande dolore è  impossibile respirare con tranquillità senza un opportuno training: si rischia solo di accumulare tensione e frustrazione di fronte all'incapacità a rimanere focalizzati sul respiro.
Si tratta di un lavoro faticoso, che richiede grande pazienza, ma il percorso verso la consapevolezza trova nel superamento di questi ostacoli, la sua realizzazione.


venerdì 7 novembre 2014

GRAZIA E SPONTANEITA'

Estratto da "La spiritualità del corpo" di Alexander Lowen:

"Un movimento è tanto più spontaneo e aggraziato quanto meno vi entra la volontà. Perché le nostre azioni abbiano grazie e naturalezza, l'Io deve confidare nell'inconscio e rispondere liberamente e compiutamente alle istruzioni che ne riceve. 
La mancanza di grazia è un segno di disagio. Nella nostra cultura, poiché il disagio è inevitabile, è raro trovare corpi aggraziati nella popolazione adulta. Osservando le persone per la strada non si può non restare colpiti dal modo goffo in cui in genere camminano; più triste ancora è il fatto che non se ne rendano conto. Molte sono anche inconsapevoli di avere dei seri problemi emotivi."



E' molto interessante questa riflessione di Lowen. 
Se pensiamo attentamente alle azioni volontarie, ci rendiamo conto di quanto spesso siano dirette da un ferreo controllo, dissociato dalla percezione corporea. 
L'educazione, l'abitudine e il ragionamento scatenano l'azione in modo automatico e inevitabilmente il contatto con il corpo viene perso.
Ovviamente questo atteggiamento crea disarmonia e genera disagio. Il corpo si muove in modo meccanico e rinuncia alla sua naturalezza: a poco a poco diviene uno strumento da usare invece di un importante alleato nel percorso di vita.  Proprio questa dissociazione favorisce il ruolo di potere della mente a discapito del cuore, che attraverso il corpo si manifesta. 
Le difficoltà all'inizio del percorso verso la consapevolezza risiedono proprio nell'incapacità di entrare in contatto con il corpo. Un corpo non ascoltato è un corpo congelato e quando si comincia a prestarvi attenzione emerge immediatamente il suo disagio. Per questa ragione, l'impatto con un lavoro consapevole è spesso molto doloroso: aprendoci all'ascolto diveniamo coscienti di qualcosa che ci appartiene, ma che avevamo abilmente messo nel congelatore per non sentirlo.

LA RESPIRAZIONE

Estratto da "La spiritualità del corpo" di Alexander Lowen:

Il diritto di essere persona nasce con il primo respiro. L'intensità con cui avvertiamo questo diritto si riflette nel nostro modo di respirare. Se respirassimo tutti come fanno con naturalezza gli animali, il nostro livello energetico sarebbe alto e soffriremmo raramente  di stanchezza o depressione cronica. Ma nella nostra cultura il respiro è per lo più poco profondo e si ha la tendenza a trattenerlo. Peggio ancora non ci si accorge neppure di avere problemi di respirazione.



Il respiro mi ha sempre affascinato. Da piccola ascoltarlo, mi portava lontano e un po' mi faceva paura. Crescendo, ho imparato molto, respirando. 
Il respiro ha aperto le porte all'interiorità, mi ha permesso di imparare il distacco, mi ha insegnato ad accogliere e a lasciare andare. Ha trasformato la mia energia e il mio modo d'essere. Ogni giorno il respiro mi accompagna nel percorso verso la consapevolezza e mi pervade sempre più in profondità. Mi radica alla Terra per condurmi in Cielo. Ormai è mia consuetudine ascoltarlo e comprendere di riflesso il mio stato d'animo e attraverso il respiro alleggerirlo. Respirare a pieni polmoni in riva al mare o in montagna è estremamente tonificante; respirare profondamente per prepararsi al sonno è rilassante. Respirare superficialmente favorisce la tensione nel corpo. Trattenere il respiro è rinunciare a vivere. E tu come respiri?

mercoledì 29 ottobre 2014

EN TO PAN - NELL'UNO IL TUTTO

Un giorno nacque una gocciolina d'acqua trasparente. 
Vide la Luce in una famiglia di goccioline colorate 
e mosse  i suoi primi passi nel variegato mondo dei colori 
con grande insicurezza. 
Osservava con grande attenzione le altre tonalità cromatiche 
e cercava, 
allo stesso tempo, 
di comprendere chi fosse. 
Tutto sembrava così drammaticamente complicato.

Quando si rapportava alle altre goccioline,
la sua trasparenza non poteva che specchiarne i colori,
leggervi i pensieri e le emozioni. 
Non esistevano segreti nel suo mondo e questo dono,
a volte, si trasformava in condanna:
 le rendeva difficile trovare una propria dimensione, 
scatenando una profonda sensazione di non appartenenza. 
Crebbe,
 cercando di rimandare la sfumatura dei colori che la circondavano 
per essere vista, accettata, accolta: 
ma in quei colori non si ritrovava
e questa attitudine appesantiva la sua esistenza.
Una spinta interiore molto forte,
quasi dolorosa,
la portava a ricercare un significato più ampio, 
ad unire tutti quei colori in un grande arcobaleno di Luce, 
come quando viaggiava in altre dimensioni e si sentiva a Casa. 
Sfinita, 
smise di cercare le risposte al di fuori di sé 
e rivolse l’attenzione alla sua trasparenza. 
Fu un viaggio meraviglioso: 
illuminò la sua insicurezza
e la trasformò in rispetto.
 L’accettazione della propria natura
sbocciò dall’interno 
sciogliendo le sue paure
e accogliendone le debolezze. 
Il cambiamento fu evidente: 
la trasparenza non si tingeva più di altri colori, 
ma aveva acquisito una luminosità propria, 
in grado di mettere in risalto la bellezza e l’unicità di ogni sfumatura. 
Fu proprio a quel punto che
la gocciolina trasparente
capì finalmente la sua missione
e scelse di portare la Luce di Casa tra i colori.