In passato ho spesso pensato a questa vita come ad un tempo determinato con un obiettivo da raggiungere: ora sento che è solo una grande illusione.
E’ il presente a contare, sono le scelte che compiamo ogni giorno e sono l’impegno e la coerenza che mettiamo nei pensieri e nelle azioni che portiamo avanti a fare la differenza.
Sovente mi è capitato di vivere la frenesia di dover portare a compimento tutto quello che incontravo (studi, ricerche, lavori, progetti, relazioni) per non dover sostenere il senso di vuoto dei sospesi. Così ho sempre ricercato la trasparenza e la chiarezza e ho chiuso porte e cambiato percorsi con diligente attenzione.
Poi qualche anno fa ho imparato ad accogliere anche l'incompletezza, facendo i conti con la mia umanità, riconoscendo le mie debolezze e sono arrivate leggerezza, apertura, flessibilità e un rimasuglio di senso di colpa difficile da estirpare.
Avete presente quando acquistate un libro e dopo 80 pagine di rantolante lettura vorreste buttarlo dalla finestra e prendendo coraggio lo fate, ma le mani vi rimangono pesanti? Avete la materia prima (il libro), la predisposizione alla lettura, la capacità intellettiva per interiorizzarlo, ma anche la consapevolezza che quel libro vibra ad un livello troppo differente dal vostro per stimolare una qualsivoglia relazione?
Beh, gli esperti di pippe mentali come me al proposito si sarebbero scatenati: "E se lo sforzo richiesto fosse proprio quello di cui ho bisogno? Cosa mi annoia della lettura? Cosa mi infastidisce? Perchè? E via di seguito..."
Tutto perchè brucia da matti lasciare il libro a metà e si finisce per struggersi a rileggere la stessa pagina per mesi (poi solitamente ci si addormenta sfiniti ...), pur di non arrendersi.
Poi un giorno tutto cambia.
E si impara, gradatamente, a scegliere la trasformazione prima di divenire larve erudite. E cresce la consapevolezza e la conoscenza di sè.
Si impara a fare scelte che richiedono grandi sacrifici e grandi sforzi per essere mantenute e che solo l'oggettività può supportare. Quell'oggettività che il flusso emotivo può talvolta intralciare ed offuscare, creando ripensamenti e una sorta di chiusura difensiva al lasciar andare.
E' a quel punto che un evento può cambiare nuovamente prospettiva di osservazione: la traversata in traghetto da Mykonos a Naxos ha attivato in me una strana tristezza e come solitamente faccio di fronte alle emozioni l'ho accolta senza identificarmi. La tristezza ha colmato la mia anima e osservando le onde, lo sguardo ha oltrepassato il varco temporale, proponendomi le immagini di una nave in legno a vele spiegate. Di colpo mi trovo su quella nave a guardare le coste, lontane e irraggiungibili di fronte a onde sempre più alte, a nubi scure e al vento sempre più forte che rende la navigazione pericolosa. La tempesta e il naufragio non tardano a manifestarsi. La morte e la vita mi sono compagne di viaggio in uno stato di consapevolezza espansa che annulla la dimensione spazio-tempo: i ricordi di quelle terre riemergono vividi ed intensi; presente e passato si integrano e il completamento prende forma aprendo le porte alla comprensione. L'orizzonte si amplia e una presa di coscienza allaga il mio cuore.
Non ci sono mete da raggiungere, perché le mete sono al di fuori della mia portata: nella mia limitatezza non le posso realizzare nè comprendere ed è la vita stessa a stabilire il campo di gioco per il quale sono pronta ed anche la fine della partita. E’ molto arrogante e presuntuoso pretendere di averne il controllo e questo è l’atto di umiltà e di fede più grande che mi compete e mi rende presente a me stessa.
"Il primo passo nell'acquisizione della consapevolezza
sta nel rendersi conto che non siamo consapevoli.
Ma questa illusione non può essere cambiata da sola perchè ce ne sono parecchie altre.
..., la peggiore di esse è l'illusione che possiamo "fare".
Pensiamo sempre che stiamo facendo mentre, in realtà,
non stiamo facendo nulla: tutto accade."
Cicladi