venerdì 30 novembre 2018

UN OSCILLARE DI MONDI

Un oscillare di mondi
osservo silente.
Sento l'energia vibrare, espandersi, contrarsi.
Un oscillare di mondi 
osservo silente.
Integrazione.
La leggerezza della consapevolezza.
Il peso dell'inconsapevolezza.
Un oscillare di mondi 
osservo silente.
La libera scelta e la sua manifestazione.
Il cuore perde un battito
o più d'uno,
ma non può fermare il suo movimento.
Un oscillare di mondi 
osservo silente.



Foto di Sofie Vanborm da Pexels

giovedì 22 novembre 2018

UMANI IN TRASFORMAZIONE

Avete mai fatto caso agli impercettibili cambiamenti che ci coinvolgono continuamente?

Siamo in continua trasformazione.
Ogni evento, ogni parola, ogni gesto
ha il potere di cambiare qualcosa di noi, in noi.
Possiamo aprirci alla vita con fiducia
o chiuderci ad essa per difenderci dalle nostre paure.
Possiamo crescere, maturare, metterci alla prova, sperimentare
oppure
possiamo barricarci, rinunciare, bloccarci.
Il cambiamento che ci appartiene 
è frutto delle nostre scelte,
che esse siano consapevoli o inconsapevoli.



Ad uso gratuito (CCO) - Pexels


domenica 18 novembre 2018

SIAMO ANCORA CAPACI DI PENSARE IN GRANDE?

Siamo ancora capaci di pensare in grande?
Abbiamo ancora aspirazioni e sogni nel cassetto? Crediamo ancora nella possibilità di realizzarli?

Spesso di fronte alle batoste della vita
si tende a raggomitolarsi su se stessi.
 Lo sguardo si rabbuia
e incosciamente si ingigantiscono i limiti 
rimpicciolendo le speranze.
E senza accorgercene iniziamo a volare bassi, rasoterra,
convinti che un volo più audace
renda inevitabile un disastroso atterraggio.
Così, giorno dopo giorno, ci accontentiamo della normalità
e l'assenza di significativi scossoni è già un dono.
E ci raggomitoliamo sempre più
perdendo fiducia in noi stessi e nelle nostre potenzialità.
Ed è proprio quando siamo ridotti ad un minuscolo puntino di polvere
che dobbiamo avere il coraggio di sentirci il deserto
e creare la più inenarrabile tempesta di sabbia 
a spazzare via le false convinzioni che ci limitano dal pensare in grande.

Siamo ancora capaci di pensare in grande?
Abbiamo ancora aspirazioni e sogni nel cassetto? Crediamo ancora nella possibilità di realizzarli?



Foto di Learda Shkurti da Pexels







giovedì 15 novembre 2018

SMETTI DI CERCARE LONTANO CIO' CHE HAI GIA' DENTRO E INTORNO A TE

Spesso, di fronte alle difficoltà, fuggiamo, con la convinzione che se cambieremo il mondo intorno a noi tutto si risolverà da sè. Non è mai così. Perchè le difficoltà ce le portiamo immancabilmente dietro e con grande precisione ricreeremo una realtà simile a quella da cui siamo scappati.
Questo accade perchè le difficoltà ci si parano innanzi solo quando siamo maturi per risolverle. 
Risolvere le difficoltà significa comprendere ciò che dentro di noi ha bisogno di essere elaborato. Il mondo esterno è specchio della nostra interiorità e il malessere che percepiamo di fronte alle difficoltà ha sempre origine da una nostra ferita irrisolta o da una nostra emozione repressa.
Possiamo dilazionare il momento della risoluzione rifiutando di vedere quanto sta accadendo o scappando dalle situazioni, ma torneremo inevitabilmente a scontrarci con le stesse difficoltà: esse avranno solo cambiato abito. Abbiamo lavorato bene quando di fronte alle difficoltà (che ovviamente non si dilegueranno come nelle favole con un colpo di bacchetta magica) che incontreremo non staremo più male e le vivremo con maggiore consapevolezza accettando ciò che non è in nostro potere cambiare e cambiando ciò che è in nostro potere trasformare.
Spesso frequentiamo corsi e seminari di crescita personale per imparare qualcosa che è già alla nostra portata se solo ci permettesimo di specchiarci nella realtà che ci circonda e osservassimo con onestà e trasparenza  quanto essa ci rimanda.


lunedì 12 novembre 2018

IN UNA RAGNATELA

Vi è mai capitato di sentirvi talmente imbrigliati dalle situazioni da pensare di essere finiti in una ragnatela senza alcuna via di scampo? Il ragno vi osserva, ma voi non lo vedete pur percependone la presenza. Qualunque movimento voi facciate potrebbe innervosirlo e spingerlo a ingoiarvi in un sol boccone. 
Non volevo essere macabra, ma suggerire una percezione corporea forte: quella di sentirsi con le mani e  i piedi legati. Se noi ci trovassimo in quella situazione fisica, sicuramente faremmo di tutto per liberarci delle corde che ci vincolano: sarebbe naturale almeno provarci.
Al contrario quando le corde che ci legano sono i fili invisibili delle relazioni facciamo molta più fatica ad attivarci: la paura di un ragno che potrebbe assalirci da un momento all'altro all'improvviso ci rende passivi. E se ragno e paura  fossero la stessa cosa? 
Spesso non abbiamo il coraggio di guardare alle nostre paure con trasparenza e questa scelta ha l'inevitabile risvolto di renderci vittime del nostro stesso non agire.
Della serie ...non aprite quella porta. Giusto per rimanere in tema.



Ad uso gratuito (CCO) Pexels

mercoledì 7 novembre 2018

I VICOLI CIECHI

Quando finiamo in un vicolo cieco 
è facile demoralizzarsi.
Eppure, quando finiamo in un vicolo cieco,
abbiamo la meravigliosa opportunità di reinventarci.
La strada che abbiamo intrapreso si è chiusa davanti ai nostri occhi.
Possiamo osservare passivamente il muro che abbiamo davanti, 
possiamo tornare indietro,
oppure possiamo aprire una nuova via all'interno di noi stessi.
Quando tutto intorno a noi sembra immobile
è il momento di spaziare dentro le emozioni,
è il momento di osservarci mentre sprofondiamo in esse
ed è il momento di imparare a riconoscerle.
Quando mi permetto di vedere qualcosa,
non lo sono più:
le prospettive cambiano e lasciano spazio all'essere.
Se io non sono quel muro,
non sono immobile
e posso scegliere di esplorarlo 
senza fretta e con distacco
per conoscerlo e trovare il varco che mi permetta di trascenderlo.
In fondo,
i muri che ci fermano
sono quelli che ci appartengono.



Foto di ShonEjai da Pexels


giovedì 1 novembre 2018

I NUMERI NON DEFINISCONO CHI SEI

Oggi riflettevo sui numeri. 
Fin da subito ce li siamo trovati stampati addosso: siamo nati alla tal ora del tal giorno con un peso e un'altezza ben definiti e immediatamente siamo diventati soci onorari del club dei bimbi paffutelli o di quelli mingherlini. Siamo cresciuti vestendo abiti che non sempre corrispondevano alla nostra età e utilizzando giochi studiati apposta su di essa. Abbiamo iniziato la scuola e  ci siamo iscritti di diritto ai diversi club definiti dal rendimento scolastico. Il nostro tempo ha iniziato a correre e ad essere scandito dagli impegni (scuola,  piscina, amici, giochi, tennis, piano, disegno...) e da ulteriori club di appartenenza. 
Alle medie ci siamo arrivati osservando la moltiplicazione dei numeri e dei professori e in terza  la nostra autostima galleggiava ancorata al peso dei voti che avrebbero decretato le scuole a cui avremmo potuto aspirare. 
Alle superiori il biennio ci ha visti arrancare in cerca di un'identità per prepararci al massacro annunciato del triennio e così dopo 5 anni, 18 anni compiuti e un sacco di etichette accumulate ci siamo guardati intorno confusi.
Qualcuno ha scelto di accumulare numeri universitari, qualcun altro ha iniziato a veleggiare nel mondo del lavoro tra contratti di formazione, a tempo determinato, part time, liste di disoccupazione.
E a quel punto i numeri accumulati e archiviati in ricolme valigie dalle mille etichette hanno iniziato a pesare irrimediabilmente sulle nostre vite declamandone successi, fallimenti, ferite, fragilità, paure.
E ci siamo abituati a viaggiare con le valigie al seguito.
Poi un giorno, uno speciale, di quelli dal numero indimenticabile, abbiamo scelto di viaggiare leggeri senza numeri a definirci: di colpo ci siamo sentiti nudi.
Ci siamo guardati, ci siamo chiesti chi siamo, al di là delle etichette accumulate negli anni, e non ci siamo più visti.