martedì 5 dicembre 2017

IL BLOCCO DELLO SCRITTORE

Ciao, è assolutamente inutile che continui a fissarmi: non mi muovo di un millimetro e puoi anche restarmi davanti per l'eternità. 
E' buffo osservarti, sputaparole. Il tuo viso denota un misto emotivo tra tristezza, rabbia e frustrazione; vi leggo anche stupore, per coloro che le parole le lasciano fluire a fiumi. Il tuo corpo è rigido come uno stoccafisso appena pescato nell'Artico ed essiccato. Mi piace guardarti mentre ti spremi le meningi e la desolazione dell'aridità lessicale ti pervade. Mi sembri un vulcano represso, a tratti pronto a esplodere in un palloncino sgonfio. I tuoi sforzi davanti al foglio bianco a riscrivere la stessa frase diecimila volte sono ridicoli: vai a zappare la terra, è un consiglio sincero, immagino sia molto più produttivo per te in questo momento. Hai osservato i tuoi occhi? Li strizzi, li spalanchi, li sbatti ... non mi vedi bene? Guarda che sono sempre qui, enorme e potente, non comprendo cosa non ti sia ancora ben chiaro. Ostinarti non ti sarà di alcun aiuto, non mi sposti. Non puoi prendermi a martellate nè darmi fuoco: sono indistruttibile. A volte mi fai tenerezza: sembri un bambino a cui è precluso il suo gioco più caro, un bambino in castigo, immusonito e ostinato. 
Senti quello che ti dico? Mi sembri anche un po' ebete, senza offesa ovviamente, semplice constatazione: il tuo stare immobile a fissarmi, lo è, punto, prendine atto.
Sai che ti dico? Mi volto dall'altra parte, sei noioso da morire; resta pure lì, prosciugato nel tuo smarrimento, ed evita di snocciolare parole soporifere e racconti pedanti. 
La mia, a questo punto, è diventata una missione. Amo troppo i lettori per non salvarli dal baratro.

Firmato: Il blocco dello scrittore    


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