Quante volte, ascoltandomi, ho percepito un disagio nella mia fisicità senza riuscire a comprenderne l'origine... Con l'esperienza ho realizzato che è sempre la paura a bloccare la comprensione. Paura di voler vedere la realtà dei fatti o di volermi ascoltare in profondità, senza barriere. Il cuore mi porta a ricercare e la mente si oppone alla comprensione. Paura di perdere il controllo, forse. O insicurezza. La pazienza e la disciplina a calibrare le tensioni. Ovviamente in uno stato di profonda irrequietezza e di impotenza. Più questa percezione tenta di bloccarmi, sviando la mia attenzione all'esterno, e più cerco spazi e momenti di profonda meditazione, volti a svelare gradualmente le paure che impediscono un lavoro consapevole. Il respiro è sempre uno strumento importantissimo: inspirazione ed inspirazione insegnano naturalmente il ritmo ed il movimento della crescita interiore (accogliere e lasciar andare in un flusso continuo e ininterrotto). E' veramente inutile intestardirsi nel voler risolvere le cose: i tempi di maturazione sono dettati dall'inconscio, più che dalla volontà. Aspettative e risultati sono fuorvianti nel percorso: non fanno che accrescere la tensione del mentale, rendendo sempre più faticosa l'azione introspettiva consapevole.
E dopo mesi di incessante lavoro ecco manifestarsi il nodo: a questo punto entrano in gioco la scelta e la volontà a portarla avanti.
C'è sempre una scelta, una possibilità di cambiare le cose. Si può accettare la trasformazione, vincendo la paura, o accettare di restare bloccati nella situazione che crea il disagio. In quest'ultimo caso, il corpo si abituerà al malessere e dopo mesi registrerà un nuovo equilibrio sulla base dello stesso (non lo avrà eliminato, ma avrà smesso di dedicarvi attenzione!).
Per mia natura non posso che scegliere la trasformazione (la spinta interiore che mi guida è troppo forte da ignorare e prima o poi tornerebbe a farsi sentire ... non farei altro che dilazionare il momento della scelta ... e ammetto di averlo fatto diverse volte in passato ... ma l'esperienza insegna ;-)) e accogliere di buon grado la preparazione a fare il salto nel vuoto (mi piace definire così i passaggi del percorso: in fondo non so mai dove andrò a finire, le uniche certezze sono la scelta di accettare la trasformazione e la volontà di portarla avanti).
Dopo aver saltato a piè pari verso l'ignoto, spesso mi sono guardata indietro e ho sorriso nel vedere l'attrito di mesi a operare il cambiamento, le paure irrazionali a bloccarlo ... la mente aveva architettato complicazioni così sofisticate da terrorizzarmi quasi ... e poi tutto è risultato così semplice alla resa dei conti!
L'esperienza dovrebbe insegnarmi a smettere di pensare troppo, ma di fronte ad ogni nuovo passaggio il training ricomincia ... ma anche questo ha una sua ragion d'essere ... e la storia continua ;-) !
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