Spesso mi sono chiesta la ragione del disagio che vivo quando mi sento bloccata o quando ho la percezione di non potere muovere ciò che mi circonda.
La prima risposta è nata dall'osservazione del mio corpo: se mi sento bloccata è perché lo sono e la rigidità, la tensione ed il groppone sullo stomaco lo dimostrano. Quindi, se sto vivendo un blocco e disperdo la mia attenzione all'esterno, difficilmente riuscirò a scioglierlo (nulla per caso... la realtà si muove sempre in modo da facilitare l'evoluzione, anche se a volte si fatica parecchio a comprenderlo!). Ecco che tutto intorno a me sembra fermarsi, nonostante i miei insistenti sforzi a cambiare la situazione. L'unica soluzione è sprofondarmi nel dolore del blocco per comprenderlo. Sottende sempre una paura (la reazione naturale e istintiva alla paura è la fuga o l'immobilità), razionale o irrazionale, che blocca il movimento (la crescita). Se cerco di sviare l'attenzione dalla paura, focalizzandola al di fuori di me nell'illusorio tentativo di "spiegare" (la dinamica mentale di fronte alla paura è proprio quella di cercare una giustificazione plausibile e accettabile al malessere proiettando all'esterno l'origine della stessa ... è sempre colpa di qualcuno o di qualcosa se sto così male!) il disagio, non farò che comprimerlo ed aumentarlo. Prima o poi devo inevitabilmente fare i conti con me stessa: scopro sempre che è proprio la paura del cambiamento (del movimento) ad avermi trasformata in un blocco di granito!
Scopro infatti che ricercavo forsennatamente un movimento "illusorio", basato sugli schemi mentali che mi appartenevano e che non ero disposta a lasciar andare, invece di prendere consapevolezza del fatto che era giunto il momento di svoltare e mollare un po' di zavorra del passato!
Ogni trasformazione è un passo importante verso la crescita, ma altrettanto faticoso è l'intraprenderla!
La prima risposta è nata dall'osservazione del mio corpo: se mi sento bloccata è perché lo sono e la rigidità, la tensione ed il groppone sullo stomaco lo dimostrano. Quindi, se sto vivendo un blocco e disperdo la mia attenzione all'esterno, difficilmente riuscirò a scioglierlo (nulla per caso... la realtà si muove sempre in modo da facilitare l'evoluzione, anche se a volte si fatica parecchio a comprenderlo!). Ecco che tutto intorno a me sembra fermarsi, nonostante i miei insistenti sforzi a cambiare la situazione. L'unica soluzione è sprofondarmi nel dolore del blocco per comprenderlo. Sottende sempre una paura (la reazione naturale e istintiva alla paura è la fuga o l'immobilità), razionale o irrazionale, che blocca il movimento (la crescita). Se cerco di sviare l'attenzione dalla paura, focalizzandola al di fuori di me nell'illusorio tentativo di "spiegare" (la dinamica mentale di fronte alla paura è proprio quella di cercare una giustificazione plausibile e accettabile al malessere proiettando all'esterno l'origine della stessa ... è sempre colpa di qualcuno o di qualcosa se sto così male!) il disagio, non farò che comprimerlo ed aumentarlo. Prima o poi devo inevitabilmente fare i conti con me stessa: scopro sempre che è proprio la paura del cambiamento (del movimento) ad avermi trasformata in un blocco di granito!
Scopro infatti che ricercavo forsennatamente un movimento "illusorio", basato sugli schemi mentali che mi appartenevano e che non ero disposta a lasciar andare, invece di prendere consapevolezza del fatto che era giunto il momento di svoltare e mollare un po' di zavorra del passato!
Ogni trasformazione è un passo importante verso la crescita, ma altrettanto faticoso è l'intraprenderla!
Allego il mio primo piano nei momenti di immobilità (neuroni a mille)!
Nessun commento:
Posta un commento