Imparare a stare nelle difficoltà è una pratica importante per conoscersi. Istintivamente ci si chiude o si scappa dalle difficoltà: rimanere in apertura ed ascolto è molto faticoso.
Le difficoltà. nel momento in cui le viviamo come tali, hanno il potere di mostrarci le nostre paure, ferite, debolezze. Esse hanno il potere di metterci a nudo e farci sentire impotenti. Questo potere indotto è frutto del nostro tentativo di controllare la vita e il suo fluire.
Le difficoltà disgregano l'illusione del controllo e ci creano sofferenza fintanto che rifiutiamo questa presa di coscienza. Una consapevolezza che parte dalla nostra umanità per immergersi in un percorso di crescita evolutiva volto a renderci più oggettivi.
Il mondo non ruota intorno a noi, ma con noi: tanti fili invisibili ci legano agli altri come una grande ragnatela di cui facciamo parte e di cui scorgiamo solo i particolari e non la visione d'insieme. Questa ristrettezza di vedute ci induce a sentirci separati e a vivere soggettivamente ogni evento, identificando nelle difficoltà un ostacolo da superare o da eliminare.
Perchè si creano le difficoltà? Per renderci coscienti di una mancata accettazione che ha radici profonde all'interno di noi stessi. Per questo è importante stare nelle difficoltà: perchè attraverso di esse abbiamo la possibilità di vedere qualcosa che ci appartiene, accoglierlo e crescere in consapevolezza.
Accettarsi non significa lottare per essere perfetti, ma accogliere la propria imperfezione senza giudizio e farne un punto di partenza.
Faccio un esempio pratico. Ho difficoltà a relazionarmi con gli altri. Istintivamente cerco di relazionarmi comunque per essere accettato, per non venir escluso, per tener fede al ruolo che ho scelto... i motivi per cui cerco di vincere le mie difficoltà possono essere svariati, ma il mio sforzo non farà che crearmi disagio. Provo allora a essere presente in mezzo agli altri e invece di agire, ascolto, osservo, vivo il momento. Questo nuovo approccio mi aiuterà a rendere più oggettiva la situazione e mi mostrerà quanto l'evitare lo sforzo titanico di relazionarmi indistintamente con tutti per soddisfare un'aspettativa mia o altrui, lasci spazio ad una percezione di benessere. Il diventare invisibile mi dona la possibilità di osservare le relazioni con distacco e, quindi, di sviscerarne le dinamiche sottese e grazie ad esse scoprire le mie. Se continuo a stare nella presenza, riesco ad approfondire ulteriormente l'ascolto e a rendermi conto di quanto l'accettazione delle mie difficoltà e l'astensione dalla reazione inconsapevole ad esse siano fonte di libertà. Libertà che potrebbe essere sinonimo di scelta consapevole. Ci sono, infatti, relazioni che risuonano con me e con cui non ho difficoltà ad interagire e ci sono relazioni che non mi interessano e con le quali si creano grandi difficoltà: questa consapevolezza riporta in luce la mia ricerca di controllo tesa a sostenere l'immagine che vorrei mi rappresentasse. E' proprio questo continuo sforzo verso l'esteriorità a sacrificare la mia interiorità e a generare difficoltà. La realtà mi ha fatto da specchio, gli altri mi hanno fatto da specchio e mi hanno mostrato quell'immagine evidenziando gli sforzi enormi che devo fare per il suo mantenimento. Le difficoltà sempre più grandi l'hanno fatta crollare e dalle sue macerie è nata la mia libertà di essere imperfetta, unica. Sono solo una microbica parte di quella ragnatela e mi è richiesto essere semplicemente così come sono e lì dove mi trovo per partecipare all'armonia del tutto.
PS:
Non è un messaggio di autofustigazione individuale! ;-)
PS:
Non è un messaggio di autofustigazione individuale! ;-)
Nessun commento:
Posta un commento