lunedì 20 ottobre 2014

LA MANIPOLAZIONE

Oggi ho scelto un argomento faticoso. 
Un argomento che mi sta particolarmente a cuore, perché nega un valore a cui sono profondamente legata: il rispetto. Che sia rispetto per se stessi, per l'altro, per il dolore, per un animale, per la natura. Rispetto che ritengo alla base della dignità umana. 
Rispetto che, purtroppo, si è perso per strada nel soddisfacimento di un ego individuale sempre più esigente: i miei bisogni, le mie priorità, le mie proprietà, le mie paure, le mie debolezze ... al centro dell'universo manifestato solo IO. La mente prende il comando, congela il cuore e detta legge: il fine giustifica i mezzi. Le mie esigenze non conoscono ostacoli né limiti. Se IO ho bisogno, gli altri sono tenuti a correre indipendentemente da quello che stanno facendo o vivendo. Questo IO debordante non mi permette di vedere altro che me stesso ed i miei imprescindibili bisogni. E sono disposto a tutto per soddisfarli. La mente, fedele alleata, mi mostrerà la via della manipolazione, mi insegnerà a far leva sulle debolezze, sui sensi di colpa, sulla paura, sul dolore  degli altri per ottenere quello che voglio. 
Quando si incontrano persone di questo tipo difficilmente si riuscirà ad instaurare un dialogo costruttivo: sentiranno solo quello che ritengono servire ai loro scopi e cercheranno di usarti fintanto che ti riterranno utile. Vi sarà un enorme flusso di energia unidirezionale: partirà da chi cercherà di mostrarsi disponibile e scomparirà alla velocità della luce nel pozzo senza fine di un ego insoddisfatto, non apportando alcuna modifica alla situazione, ma creando, in chi si illude di poter cambiare  l'altro, una buona dose di frustrazione e sofferenza.
Qual è il meccanismo che ci porta a salvare l'altro dal suo baratro? Una non accettazione di noi stessi, dei nostri limiti e della nostra ombra. L'eroico tentativo sottende spesso una disperata ricerca di trascendere un'umanità fatta di paure, debolezze e sensi di colpa che appartengono a ciascuno di noi, ma che fatichiamo ad accogliere come parte di noi. Ed ecco che nella salvezza dell'altro ci adoperiamo per la nostra stessa salvezza con tutte le nostre energie, per realizzare alla distanza l'illusione  che ci aveva abbagliato e manipolato. 
Devo ammettere di esserci finita dentro parecchie volte prima di imparare la dinamica della manipolazione e solo con la totale accettazione di me stessa e dei miei limiti ho acquisito la chiarezza necessaria a svelare l'illusione quando me la trovo davanti. Una volta avrei investito tempo ed energie nell'opera di salvezza: oggi ho compreso che il percorso è strettamente personale e il cambiamento deve nascere dall'interiorità individuale per potersi manifestare.  
E' tutta questione di rispetto. 
Rispetto per la libertà individuale.
Rispetto per se stessi.
Solo quando si impara questa importante lezione a proprie spese, si impara a rispettare la realtà che ci circonda.




2 commenti:

  1. Mentre leggevo pensavo parlassi di esperienza vissuta, di "sofferenza propria" e sentivo quest per averla vissuta anch'io e poi mi chiedevo se qualcuno ne è rimasto immune. Quanti di noi vivono o lo "spirito da crocerossina" o sempre in buona fede "manie di onnipotenza" per cui pensiamo che dove non son riusciti atri noi invece ce a faremo. E' difficile in alcuni momenti mettere da parte quel senso di empatia che si avverte e agire razionalmente; vuoi per senso di "umanità solidarietà e fratellanza" vuoi per innamoramento lasciamo agire a parte più bella= facciamo ciò che vorremmo che gli altri facessero per noi MA in quel caso gli altri non siamo noi. Perciò credo sia importante che alla prima mancanza di rispetto, al primo segnale negativo occorra tirar su tutte e difese di cui disponiamo e rendersi conto che i manipolatori insozzano i sentimenti più .puliti Donatella mi fa piacere leggerti, ti auguro una buona settimana. Furio

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  2. Furio, sono così in sintonia con i tuoi pensieri che potrebbero essere i miei. Devo ammettere che l'esperienza mi ha portato ad approfondire sempre più ilmanifestarsi di certe dinamiche e la tua frase : Facciamo ciò che vorremmo che gli altri "avessero" fatto con noi, mi appartiene profondamente. Gli altri a quel punto divengono lo specchio di un bisogno interiore più profondo che emerge ciclicamente per indurci a elaborarlo. Quando non si è stati accettati, come nel mio caso, l'accettarsi è un percorso in salita. Quando si è convinti di essere sbagliati, ci si convince pure di non meritarsi nulla. Ecco l'elemosinare affetto e attenzioni (sindrome da crocerossina). Imparare ad accogliere è altrettanto difficile. Quando la chiarezza si fa strada è semplice conoscersi e conoscere. Ed è essenziale porre i limiti invalicabili del sano rispetto verso se stessi e utilizzare un discernimento consapevole nell'aiuto. Buona settimana a te Furio! PS: ma hai poi letto il libro ;-)?

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