Mi è stato domandato cos'è il cuore.
Ripeto spesso di ascoltare il cuore, di mettere la mente al servizio del cuore ... ma non mi ero mai soffermata a pensare come rendere questa espressione più pratica ed accessibile, meno teorica.
Come sempre avviene, la soluzione è emersa in modo assolutamente naturale.
Il cuore è il nostro corpo. O meglio, il cuore è la consapevolezza a cui possiamo giungere se ascoltiamo il nostro corpo.
L'esperienza mi ha portato a realizzare quanto l'uomo abbia perso il contatto con il proprio corpo e si sia arreso alla mente discriminante, donandole il potere di dirigere la propria vita. Ne sono esempi lampanti i vari automatismi che scandiscono la nostra quotidianità e le frequenti reazioni inconsapevoli che mettiamo in atto condizionati dalle nostre stesse emozioni.
Questa attitudine ci ha portati a disperdere sempre più la nostra energia all'esterno, in modo disordinato e frenetico, nella continua ricerca del soddisfacimento di desideri e aspettative che sembrano non esaurirsi mai. In questo modo ci siamo, a poco a poco, allontanati dalla nostra essenza e dalla natura stessa.
In passato, era infatti la natura a scandire il ritmo di vita dell'uomo, a stabilirne gli equilibri: all'attività seguiva un adeguato riposo, l'alimentazione accompagnava l'alternarsi delle stagioni e il benessere dell'uomo trovava il suo centro nell'armonia con il cosmo. L'osservazione e l'ascolto erano i migliori strumenti terapeutici: l'attenzione era rivolta alla persona nella sua totalità di corpo ed emozioni, non si focalizzava sul sintomo nel tentativo di eliminarlo, ma ricercava l'origine dello stesso per determinare la natura del disequilibrio e porvi rimedio.
Chuang-tzu diceva: "Conserva intatto il tuo corpo, abbi cura della tua vita, non farti dominare dai pensieri e dall'ansia."
Quanta saggezza in queste semplici parole e come sono attuali a distanza di secoli!
Gli antichi insegnavano a prendersi cura di sè nutrendo il corpo e ritirandosi nell'assenza di pensieri per alimentare il cuore (la consapevolezza), cioè la nostra naturale spontaneità nell'adattarci al movimento della vita che si dispiega.
Il malessere generalizzato che sembra dominare la nostra civiltà è la manifestazione tangibile del nostro smarrimento. Ogni cambiamento ci destabilizza, le emozioni ci travolgono.
Il ritorno all'ascolto del nostro corpo diviene quindi la strada diretta e più semplice per il cuore. Per tornare a vedere le cose così come sono, nella loro infinita rete di relazioni e movimento.
" .... quella trepida eccitazione di fronte al mistero dell'universo, la gioia serena della virtù rivelatasi, quel dolce naifragare nel gran mare dell'essere..."
RispondiElimina"...nel bere il tè non c'è in realtà il tè bevuto da una parte e dall'altra chi beve il tè, ma vi è l'esperienza del tè ossia un CAMPO che comprende sia il tè sia chi lo beve ..."
Ciò non significa che non ci sia distinzione tra le cose, ma non separazione, ossia c'è sempre un terreno, un campo di forze comune. E' la visione del Cuore.