Estratto da La depressione e il corpo - di Lowen :
Un atto d'amore è un'espressione di fede, forse la più sincera che si possa dare. Nell'atto d'amore, una persona apre il proprio cuore ad un'altra e al mondo. Tale azione, che riempie la persona di una gioia inesprimibile, la espone anche ad una ferita profonda. E' possibile, quindi, solo se la persona ha fede nell'umanità comune dell'uomo e nella comune natura di tutti gli esseri viventi. La persona che non ha fede non può amare e la persona che non può amare non ha fede.
Belle queste parole di Lowen, indipendentemente dal fatto che possano essere condivise o meno. Forse per maggior apertura si potrebbe sostituire alla parola fede il termine fiducia.
In ogni azione quotidiana che scegliamo di portare avanti è insita la fiducia. Fiducia in noi stessi e negli altri, se ne sono coinvolti. E' questa stessa fiducia a generare la gioia che la possibilità di condividere noi stessi ci offre.
L'atto d'amore si manifesta quando l'azione cessa di essere soggettiva e diviene oggettiva, parte cioè dal cuore e rispetta sia chi la opera sia chi la riceve o ne è toccato.
Quando entra in gioco la ferita di cui parla Lowen?
Quando l'atto d'amore non è compreso, valorizzato ed accolto. La persona che l'ha manifestato ne resta profondamente colpita e l'esperienza può aumentare o diminuire la sua fede.
L'elaborazione e l'accettazione del vissuto è, a mio avviso, sempre fonte di grande crescita. Una crescita tesa a comprendere sempre più in profondità cosa significhi amare.
Se il mio atto d'amore fosse totalmente disinteressato si manifesterebbe come un'espressione spontanea del cuore e non nutrirebbe alcun tipo di aspettativa.
A ferirci è il tradimento delle nostre aspettative e, quindi, l'atteggiamento egoico sotteso alla condivisione.
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