La scorsa settimana ho visitato il Castello di Brescia. Sono rimasta affascinata dalla presenza del ponte levatoio e non ho potuto fare a meno di riflettere sulla sua funzione di collegamento tra il Falcone d'Italia, come viene chiamata la fortezza arroccata sul monte Cidneo, e tutto ciò che la circonda.
Affrontando la salita per giungere al Castello è stato naturale fare un parallelismo con la mia attuale attività con I Bambini delle Fate.
A piedi mi avvicino a imponenti e bellissimi castelli protetti da alte mura e torrette di guardia. A volte i fossati sono così profondi da non permettermi un avvicinamento. Altre volte il ponte si abbassa, ma il portone di accesso resta chiuso al suono della mia voce. Altre ancora le porte si spalancano mostrandomi splendide sale affrescate e osservo con commozione tanta bellezza. Sono queste ultime visite a farmi dimenticare la fatica e a rinsaldare la mia motivazione. Con lo sguardo torno a scrutare il paesaggio in cerca di manieri inesplorati e sotto il Sole riprendo il cammino.
Ci sono ponti che si attraversano e ci sono ponti che non si possono attraversare.
La differenza tra i primi e i secondi risiede nella loro consistenza. I primi sono solidi passaggi di entrata, i secondi sono labili confini di divisione.
Non vi è una regola che stabilisce la solidità di un ponte. Un ponte rappresenta il filo invisibile che unisce il cuore a ciò che lo circonda. Questo filo può estendersi o contrarsi, può evidenziare la propensione all'amore o quella alla chiusura. Le barriere che si ergono maestose a segnare confini sono stati della mente e dell'ego. Lo sguardo si volge all'interno invece di spaziare luminoso verso più ampi orizzonti. Paura di perdersi, di non essere visti, riconosciuti.
Non vi è paura più grande di quella che riduce lo sguardo in direzione dei propri piedi e delle proprie radici. Radici spesso sottili e poco profonde che sostengono una visione preoccupata e limitata alla propria precaria stabilità.
Non vi è colpa, ma crescita a trasformare il sentire e ampliarlo oltre i confini dell'Io.
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