Inferiore e superiore sono giochi della mente, frutto di un bisogno di autogiustificazione: devo dimostrare chi sono e sventolarlo ai quattro venti. Nasco e gioco a fare il bambino con i genitori, con gli adulti e con gli altri bambini; cresco e gioco a fare l'adolescente, il giovane, l'adulto, la persona matura, l'anziano... e come tale mi confronto, volta per volta, con gli altri, identificandomi nel ruolo che mi fa sentire più a mio agio ( riesco a fare il bambino in un corpo maturo o la vittima, il duro, l'insensibile, il disinibito, l'inquadrato, il ribelle, la vergine, l'intellettuale ... se questo mi fa stare bene).
Se il mondo è un gioco, giocare è il modo naturale di stare al mondo.
Se il mondo è un gioco, giocare è il modo naturale di stare al mondo.
L'importante è esserne consapevoli e non lasciarsi incantare dalle illusioni del gioco.
Quando il gioco è inconscio e diventiamo troppo seri, viviamo nell'angoscia di dover vincere per non perdere la partita: ci confrontiamo continuamente con gli altri, in modo più o meno velato, registrando intimamente le tacchette delle nostre vittorie e soffrendo terribilmente per le sconfitte ricevute. E mentre giochiamo le nostre partite siamo così coinvolti e tesi a formulare strategie future e ad analizzare schemi del passato, da dimenticarci di vivere.
Gente strana noi umani, campioni del fuori gioco.
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