E' una reazione anche questa. Una compensazione necessaria alla sopravvivenza. Tanto che quel sorriso si stampa sul viso 24 ore su 24 e a volte ci si dimentica che lo si sta semplicemente indossando. Una maschera felice a coprire un oceano di tristezza. E' necessaria tantissima energia per "far finta che tutto vada bene". E di energia a disposizione ce n'è poca quando si vive nel dolore. Utilizzarla in questo modo alla distanza potrebbe rivelarsi una scelta a caro prezzo per il proprio benessere psico-fisico.
Perché allora si è portati ad assumere un atteggiamento di questo tipo?
Per paura che quell'oceano di tristezza e dolore finisca per travolgerci lasciandoci a pezzi? Per paura che guardandolo in faccia risulti impossibile ignorarlo ulteriormente? Per l'incapacità a cambiare una situazione che sembra affogarci nel dolore?
Non è mai semplice avvicinarsi al proprio dolore e trovare il coraggio di guardare se stessi e il vissuto con consapevolezza. Osservare le proprie debolezze e i compromessi che abbiamo scelto di accettare considerandoli il male minore è molto doloroso, come lo è lasciar andare l'abitudine alla sofferenza. E' necessaria una presa di coscienza profonda che ci pone inevitabilmente di fronte alle nostre più grandi paure. Paure così faticose da elaborare da bloccarci in una situazione di dolore perenne. E sorridere non basta. Anche se la facciata regge, dentro l'inferno gradatamente ci distrugge.
Lasciar andare l'illusione è l'unica via per rinascere.
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