Estratto da "IO SCELGO IO VOGLIO IO SONO" di Fabio Marchesi, Tecniche Nuove:
Il vittimismo equivale a dichiarare la propria incapacità di produrre pensieri felici grazie ai quali poter, conseguentemente, vivere esperienze felici.
Chi si lamenta rifiuta le proprie responsabilità nel creare le proprie esperienze,
perde così il potere consapevole che potrebbe avere su di esse,
ma il potere inconsapevole di crearsi da solo le esperienze infelici che vive
gli rimane e si potenzia.
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Chi si lamenta produce caos e vive nel caos, perde tempo ed energia lui
e lo fa perdere a tutti coloro che hanno a che fare con lui.
....
Una persona felice che ambisce ad esserlo sempre più
dovrebbe diffidare e proteggersi da chiunque,
mostri segni di lamentoso vittimismo,
che vuole relazionarsi con lei.
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Chi saprebbe fare un uso veramente costruttivo dell'aiuto degli altri è in genere troppo umile
per chiedere aiuto agli altri.
I lamentosi vittimisti, invece, vivono aspettandosi normalmente l'aiuto degli altri
senza fare mai nulla per poter smettere di averne bisogno.
Avete mai provato a prestare attenzione alle reazioni del vostro corpo quando vedete avvicinarsi una persona sempre pronta a lamentarsi su tutto e tutti?
Vi racconto la mia esperienza personale: subito mi si chiude lo stomaco e compare la nausea (rifiuto), poi mi viene mal di testa (tutti quei pensieri negativi ...), il mio corpo si irrigidisce (chiusura) e mi viene un gran sonno (reazione inconscia al desiderio di fuggire mille miglia lontano).
Sono per natura molto solare e all'inizio del mio percorso di condivisione accoglievo tutti con grande entusiasmo e, anzi, proprio con questo tipo di persone aprivo il cuore a mille imparando a schermare i disagi fisici: donavo supporto, aiutavo a vedere le situazioni con maggiore distacco, stimolavo un lavoro interiore consapevole e un cambio di prospettiva! Alla fine ero sfinita e a distanza di poche settimane la persona ritornava senza essersi mossa di una virgola dalle sue posizioni. Ed io ricominciavo da capo con indefessa pazienza e apertura di cuore. Dopo quasi un anno, ho intuito che qualcosa non funzionava correttamente, ho preso coraggio e ho detto basta, lasciando la persona al suo vittimismo perenne, dicendole: "Se ami così tanto il tuo dolore, lo accetto, ma se non sei tu, in prima persona, a volerne uscire, nessuno sarà mai in grado di farlo al posto tuo, io meno che mai ed è inutile continuare a lavorarci." Nel cuore sapevo di aver fatto la cosa giusta, con la consapevolezza che solo una posizione ferma avrebbe potuto smuoverla dal suo torpore, ma allo stesso tempo avevo paura che precipitasse ancora di più nel suo tunnel di dolore. Non nascondo che stetti veramente male e con il fiato sospeso, fin quando la risentii poco tempo dopo. Aveva scelto di agire!
Questa fu sicuramente una lezione importantissima per me. Mi insegnò l'umiltà di accettare l'altro nella sua totalità, così come le sue scelte di percorso. Imparando a osservare le situazioni dalla prospettiva evolutiva, diviene evidente quanto ogni esperienza sia quella giusta per noi, per farci crescere e comprendere le nostre dinamiche. Il vero aiuto non consiste, quindi, nel supportare una situazione di disagio, ma specchiarla con oggettività e in assenza di giudizio (ecco l'importanza dell'apertura di cuore e dell'accettazione) affinché l'altro ne diventi consapevole. Compresi solo successivamente che la mia paura era immotivata perché dettata dalla presunzione di poter in qualche modo cambiare l'altro. Il cambiamento può nascere solamente dall'interiorità individuale, attraverso un'elaborazione consapevole del vissuto: non potrà mai derivare dall'esterno. Per cui le parole di Fabio Marchesi, anche se, apparentemente, possono sembrare dure e egoiste, sono frutto del cuore e della sua consapevolezza.
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