La prima definizione data da Treccani a questa parola è la seguente:
Argomentazione o congettura per cui da fatti noti o anche in parte immaginati si ricavano opinioni e induzioni più o meno sicure intorno a fatti ignorati.
Ne segue la successiva:
Fiducia eccessiva nelle proprie capacità, alta ed esagerata opinione di sé, con riferimento a un comportamento particolare e determinato o con riferimento a un atteggiamento abituale, a un difetto costante .
La presunzione sembra essere diventata la moda del momento. Ne è nato un mondo di giudici, spesso spietati. Si sale in cattedra e si spara a zero contro tutto e contro tutti.
Cercasi umiltà e compassione disperatamente.
L'umiltà è in opposizione all'orgoglio, e come esiste un orgoglio negativo c'è un'umiltà che è negazione della verità. D'altra parte esiste un orgoglio auspicabile, ed è quello silenzioso che segue la scelta fatta da chi vuole farsi trovare dalla verità. L'umiltà positiva è quella di chi diminuisce se stesso al fine di non mortificare gli altri con la propria superiorità.
RispondiEliminaLa presunzione ha sempre un'accezione negativa, perché non ha bisogno di avvalersi di certezze che considera non essere di questo mondo, ma alcune volte è tacciato di presunzione chi conosce perfettamente la verità. Per questo in cima alla croce è stato messo il cartello INRI (Questo è Gesù, il Re dei giudei)...
Sempre da Treccani riporto la definizione di orgoglio: Stima eccessiva di sé; esagerato sentimento della propria dignità, dei proprî meriti, della propria posizione o condizione sociale, per cui ci si considera superiori agli altri; con senso attenuato (per influenza del fr. orgueil), sentimento non criticabile della propria dignità, giustificata fierezza.
RispondiEliminaE di umiltà: Sentimento e conseguente comportamento improntato alla consapevolezza dei proprî limiti e al distacco da ogni forma di orgoglio e sicurezza eccessivi di sé.
Nel percorso verso la consapevolezza che ho sperimentato l'umiltà è stato uno strumento determinante: senza umiltà l'accettazione dei miei limiti sarebbe diventato un percorso impraticabile. Questo non ha significato sminuirmi, ma accettare la mia umanità nella sua totalità e è stato un grande dono riuscirci. Ho imparato l'empatia e la compassione e ho compreso che non esiste nessuno superiore o inferiore a me (è il giudizio mentale a vedere nel dualismo la verità). Chi è consapevole lo sa e sviluppa un'apertura di cuore a 360 gradi: vede l'altro, lo accetta e sa quando tacere, perché i passi fatti lungo il percorso della consapevolezza non permettono un dialogo costruttivo. Questo significa accettare che tutti siamo in cammino e il viaggio che ci accomuna è lo stesso: solo i tempi di maturazione evolutiva possono cambiare (ed il tempo è un concetto assolutamente mentale). La presunzione è una mancata accettazione, innanzi a tutto, di se stessi e inevitabilmente degli altri: il giudizio ne è la manifestazione.
Gesù era l'umiltà incarnata, il cuore nella sua purezza, disposto a sacrificare la sua stessa vita per trasmettere un messaggio d'amore che purtroppo ancora oggi non è stato compreso nella sua totalità.