Estratto da "Dipinti di arcobaleno" di Tulku Urgyen Rinpoche - edito da Ubaldini:
C'è un detto nel Tibet orientale: "Le parole sono l'origine di tutti i conflitti." Questo è il motivo principale per rimanere in ritiro in silenzio. La parola istiga le contese. Nessuno può sapere cosa pensiamo dentro di noi, solo i buddha e i bodhisattva lo sanno. Ma la lingua, cattiva com'è, non vuole restare in silenzio e in questo modo ha inizio ogni genere di contesa.
Siate il vostro maestro, questo è il punto principale; quando qualcuno vi attacca non rispondete, rimanete calmi come sassi, questo vi permetterà di avere la meglio nelle dispute. In realtà cosa importa quel che dicono gli altri? E' abitudine delle persone comuni contrastarsi, rispondere per le rime; qualcuno vi attacca, rispondente attaccando, così hanno inizio le dispute. Il modo migliore, in verità, è tenere la bocca chiusa serrata come un pugno di tsampa.
Qualcuno vi attacca e rispondete attaccando. All'azione segue la re-azione. Viene cioè attivato automaticamente lo schema mentale della difesa. Perché è così difficile mantenere il silenzio? Perché si tratta di una scelta consapevole, non determinata dalla mente. Questa attitudine presuppone un'armonia interiore, basata sull'accettazione di se stessi. Accettarsi per quello che si è annulla la vulnerabilità scatenata dall'insicurezza. E l'insicurezza è la molla propulsiva delle nostre re-azioni. Ci identifichiamo con le nostre maschere, non con quello che siamo, e per questa ragione dobbiamo controllare la realtà per non perdere terreno o essere smascherati. Il silenzio diviene, quindi, fonte di disagio, in quanto specchia la nostra insicurezza: ci pone di fronte a quello che siamo veramente, con le nostre paure e le nostre debolezze. E quello che vediamo, se non ci siamo accettati, non ci piace affatto. Se facciamo tanto rumore e lasciamo alla mente dirigere la lingua, non ci pensiamo più e il gioco è fatto!
Il silenzio è la virtù dei forti!
RispondiEliminaAmo moltissimo il silenzio. ;-)
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