lunedì 25 aprile 2016

METTERSI IN GIOCO CON LE KRIS & KRIS E IL CORAGGIO DI ASCOLTARMI

Mettersi in gioco senza paura è importantissimo. Lo si può fare accettando le sfide della vita a sperimentare situazioni totalmente sconosciute. Non sai a priori come potrà andare, ma la ricchezza dell'avventura è celata in questo. Potrai sbagliare, brillare o restare indifferente: sarà comunque una lezione significativa. Assolutamente (ihihihi!).
Per questa ragione ho deciso di dedicare il blog di oggi alla mia esperienza nel programma di Radio 105, Kris &Love, andato in onda in diretta ieri mattina.
Dopo oltre due anni passati a presentare "Il coraggio di ascoltarsi" in giro per l'Italia, una bella scossa adrenalica ci voleva e per meglio rendere l'idea di quello che significa per me ascoltarmi, vi parlerò di come questa esperienza radiofonica mi ha portato a farlo.
La domenica in diretta è arrivata a coronare una settimana intensa di presentazioni del nuovo volume "IL RITMO DEL CORPO": ero ad Asti il giovedì e alla Fiera dei Librai di Bergamo il sabato. Amo le presentazioni e la possibilità di condivisione e di dialogo che offrono per cui la stanchezza poteva definirsi solo fisica. Nonostante questo, da mercoledì il mio corpo ha iniziato a mandarmi segnali di affaticamento. Qualche linea di febbre, tosse e voce rauca. Ho aumentato le ore di riposo e sia Asti che Bergamo sono filate lisce senza problemi di sorta. Sabato pomeriggio la debacle. E' vero che a Bergamo faceva frescolino e magari ho preso freddo, ma questa era semplicemente la giustificazione mentale a definire la preoccupazione per la giornata successiva. Sabato in serata ero quasi completamente afona. Ho meditato molto e respirato, fatto gargarismi con il limone e cercato di lavorare sul corpo con il cuore. La notte è stata agitata. Innegabilmente l'evento mi metteva tensione. Non ho mai preparato le presentazioni, prediligendo la spontaneità, ma è anche vero che la mia semplicità ritrova nell'osservazione e nell'ascolto dell'interlocutore la sua naturalezza. In radio non avrei avuto la possibilità nè di osservare nè di ascoltare con il mio corpo coloro a cui mi rivolgevo e l'intervista era completamente improvvisata. Considerando che non ho mai creduto nella pillola risolvitutto adatta a ciascuno di noi, il relazionarmi con un pubblico invisibile a ruota libera sarebbe stata un'esperienza del tutto innovativa. Un'altra perplessità risiedeva nei tempi stringati a disposizione: amo scrivere e dialogare e chi conosce i fiumi di parole che fluiscono naturalmente dalla mia penna, può ben intuire come il ridurli in rapidi ruscelletti di montagna sia opera faticosa. 
Anni fa ho fatto una scelta di vita precisa: ho abbandonato i ritmi frenetici del mondo del business imprenditoriale per tornare a sintonizzarmi con i ritmi della natura in armonia con me stessa. Questa decisione mi ha portato a prediligere spazi e tempi adatti al cuore. Come sarebbe stato rituffarmi nella bagarre? 
Gli ostacoli conosciuti erano, quindi, prevalentemente quelli citati, quelli che sarebbero sorti non mi era dato sapere. Dire che ero serena, sarebbe mentire a me stessa: ero consapevole che avrei fatto del mio meglio e che avrei tratto dall'esperienza, comunque fosse andata, preziosi insegnamenti.
Veniamo a domenica mattina. Entro in studio pochi secondi prima di parlare in diretta, mi viene spiegato l'uso delle cuffie e chiesto di essere precisa, concreta e semplice. E via che si parte. La voce poca, ma c'è, il cuore è quasi tranquillo, respiro profondamente. Non mi manca nulla. Assolutamente.
Alla prima domanda sulle sigarette (non fumo) e il conseguente riferimento alla pipa degli indiani, la mia mente inizia a roteare freneticamente, il cuore non è più così tranquillo e la mancanza di tempo per articolare una risposta calibrata mi fanno capire che non sarà un semplice disgregare gli schemi, ma una caduta nel vuoto senza reti di protezione e con grandi folate di vento a rallegrare la discesa. Assolutamente. Continuo a ripetere assolutamente, la consapevolezza mi ripete interiormente, hai un vocabolario più vario di così, utilizzalo, e un nuovo assolutamente prende forma prima che possa fermarlo. Nelle pause canzoni riascolto nella mente le mie parole, l'incapacità a conformarmi al ritmo della radio, la marea di ASSOLUTAMENTE, la difficoltà a passare un messaggio equilibrato e sorrido alla mia mancanza di centratura. Il mio cuore abbraccia la mia vulnerabilità e mi spinge a cercare di fare del mio meglio, nonostante tutto. Non è il mio ambiente, faccio fatica, non riesco a ritagliarmi uno spazio per fare una riflessione completa e per un po' soccombo agli eventi. Le istruzioni sono stringi, stringi, le richieste tante ... ma come faccio a stare in un minuto quando la mia dimensione spaziotemporale non esiste più? Il cuore mi dice: Impara. ASSOLUTAMENTE, gli rispondo. Sorrido... non è poi così grave dire sempre Assolutamente, e rido della mia incapacità a trattenerlo. Ci proverò, prometto al cuore e respiro profondamente cercando di focalizzarmi sugli spazi a me concessi, riempiendoli di parole il più possibile e cercando di farlo in modo sensato, pur restringendo i contenuti a brevi affermazioni. Che fatica infinita. Assolutamente. Verso la fine della trasmissione arrivano le domande, sono diverse, non c'è spazio, peccato, è la parte che mi piace maggiormente, che mi fa ritrovare quei barlumi di intesa con chi ascolta e che mettendomi più a mio agio mi permette di passare qualcosa di chi sono e della mia esperienza. Al di là degli Assolutamente. In un fulmine ho attraversato la tempesta: sono entrata con un filo di voce in punta di piedi e sono uscita quasi completamente afona, abbandonata sul relitto di me stessa. 
La registrazione  sarà disponibile nel web solo fra due settimane. Meno male, per allora avrò digerito gli assolutamente e potrò sorridere su quant'altro non mi soddisfa e farne un punto di partenza per un nuovo lavoro di consapevolezza. 
Ho passato il pomeriggio di domenica a riposare, stanotte mi sono fatta una dormita epocale e oggi sono come nuova. 
All'ascoltatore che mi chiedeva come mai il suo corpo si era ammalato prima del viaggio della sua vita ... credo di aver risposto. A volte ce la facciamo sotto, ma possiamo conoscerci veramente e in profondità solo quando troviamo il coraggio di metterci in gioco. Assolutamente. ;-)






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