mercoledì 28 ottobre 2015

CONSAPEVOLEZZE ... CAMMIN FACENDO

Giorno dopo giorno si cresce, si matura, ci si comprende sempre meglio.
Soprattutto se a rompere la routine quotidiana interviene un evento traumatico che ci induce a fermarci  e a osservare con maggior consapevolezza il vissuto.
Quando questo trauma interessa la salute, l'effetto che ne può sortire è ancora più profondo. Se si impara a farne tesoro, ovviamente.
A giugno ho fratturato il polso sinistro. Sono stata ingessata in modo non fisiologico e oltre alla frattura scomposta del radio ne ho ricavata una lesione delle guaine tendinee degli estensori di polso e mano con attivazione di sindrome algoneurodistrofica e infiammazione dei nervi. Dolore a mille. Non posso assumere farmaci, per cui il dolore me lo sono vissuto pienamente. Mi ha reso totalmente impotente, mi ha messo a nudo, come si suol dire. Non ho dormito per un paio di mesi (non potevo nè appoggiare il braccio nè sfiorarlo senza vedere le stelle - quelle dei cartoni animati, intendo), non sono riuscita a meditare e solo il respiro mi ha, a tratti, alleviato la sofferenza. Successivamente un percorso di fisioterapia intensiva a scongelare un polso che, a gesso tolto, pareva di pietra. Visite su visite e il dolore, sempre molto presente, è stato gestibile a tratti, permettendomi di meditare, traendone grande giovamento. 
Ho finito la fisioterapia la scorsa settimana, sebbene una certa rigidità articolare mi sia rimasta e richiederà  tempo per essere risolta (per non dimenticare).
Appena sono arrivata a casa dall'ospedale è inziato il percorso di scavo nell'interiorità per cercare di comprendere la sorgente che aveva scatenato un segnale così importante nel mio corpo. Il rimettersi in discussione a 360° mi appartiene da sempre, così come la tendenza a colpevizzarmi per prima di fronte a qualsiasi evento, per cui ne nacque una prima fase fortemente "fustigativa". Avevo da poco interrotto i gruppi di meditazione e avevo percepito il dolore e la rabbia che questo aveva generato in chi ritrovava in quelle occasioni benessere e serenità: questo mi faceva sentire in colpa sebbene fossi assolutamente consapevole della scelta adottata. Nel cuore mi era spiaciuto dover prendere atto che sebbene prodigassi tutta me stessa nelle serate, si procedeva usando come carburante solo la mia energia. E mi ero ridotta a trascinare in porto un transatlantico di dimensioni colossali, senza per altro riuscire nell'intento. Altra mia debolezza è quella di non arrendermi facilmente, ragion per cui mi è necessario sprofondare fin negli abissi prima di mollare la presa e quando la mollai ero arrivata a toccare il fondo. Ero completamente scarica e l'insoddisfazione che avevo generato con la mia scelta impopolare mi abbatteva ulteriormente. Qualcosa doveva essere rivisto. Con il dolore la confusione impera, per cui ci volle un mese di autoanalisi per scorgere una nuova prospettiva. Fu proprio l'incontro/scontro con la debolezza della mia umanità a far luce nel buio. I Maestri mi presero per mano e mi accolsero con amore seppur fossi ridotta a un rottame in mille pezzi e mi ricordarono il mio compito e la necessità di purificarlo ulteriormente alla luce della consapevolezza. 
Compresi che scrivere sarebbe stato un modo importante per portarlo avanti (e lo compresi proprio quando la consegna del manoscritto del nuovo volume rischiò di saltare per via dell'infortunio!) e che avrei potuto solo rendere oggettivo il sentire delle persone illuminandolo con il cuore. La risoluzione di eventuali problemi è infatti  strettamente individuale e deve nascere dalla spinta interiore generata dalla maturazione personale. Fu una grande liberazione. Osservando e scrivendo, condivido modi di lavorare su se stessi sempre più rispondenti al cambiamento umano (e il nuovo libro sarà un passo avanti rispetto al "Coraggio di ascoltarsi" in questo senso), ma solo chi è pronto a farne tesoro trarrà effettivo giovamento dal praticarli.  Il seguire seminari non accelererà un processo di maturazione che resta strettamente individuale. Il mio prodigarmi con tutta me stessa nelle serate di meditazione era solo uno spargimento di consapevolezza avulso dal discernimento: l'esperienza stessa mi dimostrò come il ripetere con parole diverse o il proporre esercizi differenti per far luce sullo stesso tema, non portasse ad altro che al mio scarico energetico; per questa ragione chi partecipava alla meditazione stava meglio durante la serata sentendosi accolto e supportato dalla mia energia, ma nella quotidianità si ritrovava regolarmente a fare i conti con se stesso e non era cambiato nulla. C'era una falla enorme nel sistema. Nel mio sistema e in quello di coloro che seguivano i seminari. Il mio senso di responsabilità si era ampliato ben oltre il limite del rispetto, mentre quello altrui si era annullato.
E la mia mano sinistra (la mano del cuore) con la frattura del polso mi attaccò ben chiaro davanti agli occhi un cartellone: "DONA CON DISCERNIMENTO O NON DONARE AFFATTO".
E così oggi mi ritrovo a offrire spunti di riflessione nell'etere: chi è pronto ne farà tesoro. Ho abbandonato la presunzione del poter essere di supporto (credo fosse uno strascico di sindrome della crocerissina che mi portavo dietro senza accorgermene , pur con sfumature evolutivamente più sottili) e con grande umiltà lavoro su me stessa, osservo e condivido quello che ho compreso.
Perchè questa è la strada verso la consapevolezza.

Grazie a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere questo sbrodolamento autobiografico.



2 commenti:

  1. peccato, da quel che vedo hai una bella mano. Comunque hai ragione, è sbrodolante ma vi è da dire che fa il paio con l'intensità del dolore e nel suo perdurare senza difesa...per quanto hai scritto.
    Comunque, i miei migliori auguri anche se purtroppo sono solo parole. felice proseguio :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non è la mia mano ... non mi è neanche balzato in testa di fotografarmi il braccio in quel periodo ;-) Ora va molto meglio e sono molto più consapevole! Luminosa giornata brezza!

      Elimina